Il “lato oscuro” delle Partecipate

La prima ipotesi di piano di riordino delle società a partecipazione regionale risale al luglio del 2008 a firma del ragioniere generale della Regione Vincenzo Emanuele. Essa contemplava una riduzione da più di trenta a solo undici partecipazioni, tenendo conto di porre un freno ad inutili duplicazioni in certi settori e dunque della necessità di razionalizzare i costi.
Di quel piano ad oggi è stata attuata  la liquidazione solo di cinque società, la Ciem Scpa, la Risem S.p.a, la Siace S.p.a, Sicilia Hidro S.p.a e la Sicilia e-Innovazione S.p.a tutte considerate dei doppioni di altre. Intanto le commissioni Ars si sono attivate chiamando ad audizione i rappresentanti e, da ultima la commissione Bilancio presieduta da Riccardo Savona ha richiesto documentazioni specifiche due settimane fa, ma hanno risposto solo in quattro.
 
Chissà quali tra le 28 società partecipate la scamperanno? La domanda si fa sempre più insistente tra le mura del Palazzo dei Normanni e presso gli uffici dell’assessorato all’Economia, dove si sta predisponendo il testo della finanziaria.
Il piano di riordino deliberato dalla Giunta regionale nel settembre 2008 aveva provocato una prima scrematura nel 2009, nel corso del quale sono state messe in liquidazione ben cinque società a partecipazione regionale. Sono  la Ciem Scpa, la Risem S.p.a., la Siace S.p.a., Sicilia Hidro S.p.a e la Sicilia e-Innovazione S.p.a; tutte doppioni, o considerate tali da Vincenzo Emanuele, Ragioniere Generale, a cui è stato dato mandato presidenziale di elaborare un piano di riordino che ne predisponesse un accorpamento e/o dismissione.
Il documento del ragioniere generale, datato 21 Luglio 2008, ricostruisce un quadro dettagliato di tutte le società, distinte in aree omogenee e analizzate tenendo conto dei settori economici-sociali strategici per la Regione, della salvaguardia dei livelli occupazionali. Tutti criteri di valutazione che a distanza di 3 anni rimangono reali, come del resto la salvaguardia dei principi di economicità e di riduzione dei costi, rispetto ai 152 milioni di euro che la Regione ha impegnato nelle quote di partecipazione delle società. Troppe per gli addetti ai lavori.
Convocare in audizione i presidenti delle diverse società si riteneva una buona soluzione. L’iniziativa è stata promossa dalla III Commissione Legislativa, presieduta da Salvino Caputo, con l’obiettivo di redigere un dossier, ma non si è mai visto nulla visto che solo la metà ha presentato la documentazione in modo disomogeneo.
Da due settimane circa è stata avviata un’attività da parte della Commissione Bilancio dell’Ars, presieduta da Riccardo Savona. Si è voluto, di fatto, assecondare la prassi ormai consolidata, in sessione di bilancio, di audire tutte le società con capitale pubblico, inviandogli una missiva avente come oggetto la richiesta di alcuni documenti, tra cui copia dei bilanci dell’anno successivo alla costituzione della società, la dotazione organica dei dipendenti attualmente in servizio,  gli atti relativi  al conferimento di incarichi di consulenza e di nomina di esperti dalla data di fondazione della società, ed infine l’elenco  degli affidamenti dei servizi e di acquisto dei beni del medesimo periodo.
La lettera inviata lo scorso 26 febbraio ha, al momento, avuto la risposta documentata di solo 4 società, di cui tre a totale partecipazione regionale; sono l’Ast S.p.a, la Beni Culturali S.p.a e Sviluppo Italia Sicilia S.p.a, e ancora, di Italia Lavoro Sicilia S.p.a di cui la Regione è socio maggioritario con il 51,03%.
Vale la pena chiarire che l’ipotesi di riordino valutata dal Ragioniere Generale prevede la modifica dello statuto di Sviluppo Italia Sicilia s.p.a; condizione che consentirebbe l’acquisizione dei contratti di personale proveniente da Italia Lavoro Sicilia, Sicilia e-Ricerca, il Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia, il Risem, ed infine Info/Rac Map, messe in liquidazione. Stessa sorte per Sicilia e-Innovazione, o ancora per Biosphera e la Multiservizi, il cui personale confluirebbe in Beni Culturali S.p.a.  Unica detentrice dell’immagine e cultura siciliana rimarrebbe la Cinesicila, a cui cedono il posto la Quarit S.c.p.A  e la M.A.A.S.