Saldo negativo imprese nuove e vecchie - QdS

Saldo negativo imprese nuove e vecchie

Gaetano Cusimano

Saldo negativo imprese nuove e vecchie

martedì 12 Maggio 2009

Dati Movimprese: nelle Camere di Commercio siciliane 2.020 attività imprenditoriali in meno nel primo trimestre ‘09. Forma giuridica, settore di attività e diffusione artigianato, tra gli elementi da valutare

PALERMO – Sulle ricadute della grave crisi finanziaria ed economica che ha colpito l’economia dell’Italia e delle sue regioni, un’interessante fonte di informazione è offerta dalla natalità e mortalità delle imprese registrate presso le camere di commercio nel primo trimestre del corrente anno 2009. Parliamo della rilevazione trimestrale condotta per Unioncamere da InfoCamere – la società consortile di informatica delle Camere di Commercio italiane – attraverso Movimprese.

A questa fonte di informazione intendiamo qui ora fare riferimento per conoscere come le imprese, ed in particolare quelle siciliane, hanno reagito alla crisi. Diciamo subito che il saldo tra iscrizioni e cancellazione presenta segno negativo sia in Sicilia (-2.020 imprese) sia nell’intero territorio nazionale (-30.706 imprese), dando luogo ad una contrazione dello stock delle imprese siciliane, alla fine di marzo, minore di quella media nazionale: -0,42 contro – 0,50 per cento.
Al 31 marzo 2009 lo stock di imprese registrate presso le camere di commercio della Sicilia ammontava a 473.662 pari al 7,8 per cento del totale Italia. Quelle attive, che esercitano l’attività e non risultano avere procedure concorsuali in atto, rappresentano l’83 per cento, contro l’87 per cento in Italia.

Nel primo trimestre del corrente anno tutte le quattro grandi circoscrizioni territoriali e tutte regioni italiane, con la sola eccezione del Lazio (+ 0,06 per cento), evidenziano saldi negativi. Il tasso di variazione dello stock presenta i valori più alti nel Nord-Est (-0,75 per cento) e nel Sud e Isole (-0,56 per cento) e quelli più bassi nel Centro (-0,29 per cento) e nel Nord-Ovest (-0,42 per cento).
A livello regionale e in termini relativi, la Puglia occupa il primo posto nella graduatoria decrescente della contrazione percentuale (-0,98 per cento), seguita da Molise (-0,89 per cento) e Basilicata (-0,84 per cento); in coda troviamo la Lombardia (-0,26 per cento e la Calabria (-0,3 per cento).

A spiegare le differenze territoriali nei tassi di variazione dello stock delle imprese concorrono diverse circostanze, quali la forma giuridica delle imprese, il settore di attività, la diversa diffusione al loro interno delle imprese artigiane.
Sulla forma giuridica delle imprese siciliane è bene ricordare la netta prevalenza delle imprese individuali, che rappresentano oltre due terzi del totale delle imprese, contro il 56 per cento nell’intero territorio nazionale, seguite a distanza dalle società di capitale (14 per cento), dalle società di persone (12 per centro) e dalle altre forme (7 per cento).
Sulla distribuzione delle imprese siciliane per settore di attività economica ci limitiamo a rilevare il peso del commercio (30 per cento), dell’agricoltura 22 per cento), delle costruzioni (11 per cento) e delle industrie manifatturiere (9 per cento.). Particolare attenzione meritano le imprese artigiane: alla fine del primo trimestre 2009 le imprese artigiane siciliane, pari a 86.114, rappresentavano appena il 18 per cento del totale delle imprese, contro il 24 per cento in Italia ed il 29 per cento delle circoscrizioni del Nord confermando che le imprese artigiane sono, infatti, maggiormente diffuse nelle aree in cui è tradizionalmente più concentrata l’impresa manifatturiera.

I saldi negativi più consistenti delle imprese artigiane si registrano nel Nord-Est (-1,37 per cento), ma anche nel Centro (-0,97 per cento); i tassi si abbassano nelle circoscrizioni del Sud e Isole (-0,95 per ceto) e del Nord-Est (-0,91 per cento). In Sicilia il tasso di decrescita si abbassa a – 0,59 per cento, collocandosi in coda nella graduatoria delle venti regioni italiane aperta dal Molise (- 1,89 per cento).

Abbiamo ricordato che nel primo trimestre del corrente anno la Sicilia ha registrato una flessione dello 0,42 per cento nello stock del totale delle imprese e dello 0,59 per cento in quello delle imprese artigiane, entrambe minori dei corrispondenti tassi medi dell’Italia Vogliamo ora aggiungere che all’interno dell’apparato produttivo isolano, i tassi di variazione presentano una notevole variabilità provinciale. Ad eccezione di Siracusa, che registra un modesto aumento nello stock totale delle imprese (+ 0,09 per cento), tutte le province siciliane accusano una flessione di entità compresa fra –0,07 per cento a Ragusa e -1,29 per cento a Trapani.

 Per quanto riguarda le imprese artigiane, solo Ragusa denuncia un modesto aumento nel numero di imprese (+0,01 per cento), tutte le altre denunciano invece una flessione di entità compresa fra -0,25 per cento a Catania e – 1,57 per cento a Caltanissetta. Anche queste differenze trovano la principale spiegazione nella diversa composizione delle imprese sotto il profilo del settore di attività e della forma giuridica.

Allo scopo di cogliere la presenza di situazioni di difficoltà strutturale nel tessuto imprenditoriale, Movimprese ha anche rilevato il numero di imprese entrate in procedura fallimentare nel primo trimestre 2009: si tratta di 170 imprese siciliane pari al 6,5 per cento del corrispondente dato dell’Italia. è interessante notare che rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno il numero di tali imprese ha registrato un aumento pari al 29 per cento, contro il 46 per cento nell’intero territorio nazionale, la cui differenza va per una parte imputabile alla minore incidenza, come abbiamo in precedenza ricordato, delle imprese di capitale che in Italia rappresentano due terzi circa del totale delle imprese entrate in procedura fallimentare.

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