Le tradizioni legate alla Pasqua, fede e folklore nella Sicilia occidentale - QdS

Le tradizioni legate alla Pasqua, fede e folklore nella Sicilia occidentale

Le tradizioni legate alla Pasqua, fede e folklore nella Sicilia occidentale

giovedì 01 Aprile 2010

Momenti liturgici si uniscono ad altri giocosi e culinari: una carrellata tra le feste isolane, da Aragona fino a Trapani. A Palermo è particolarmente sentito il Venerdì Santo in cui si svolgono le quattro processioni dei cocchieri

PALERMO – Anche in Sicilia i momenti liturgici dove la partecipazione popolare è molto attiva e non solo nei momenti dei cortei o dei pellegrinaggi, si uniscono alle tradizioni e alla culinaria.
La Sicilia si sa, è grande e spesso, divisa. I biscotti quaresimali nati come pietanze votive, presentano due varianti diverse: la ricetta catanese e quella palermitana. L’unica eccezione che unisce le tavole dei siciliani, seppur con qualche ingrediente diverso, è la cassata, il vero dolce tradizionale pasquale divenuto poi, il simbolo della pasticceria isolana.
Il “Pane della Cena” legato al Giovedì Santo, è tipico della parte occidentale.
Essendo il simbolo della millenaria tradizione agricola siciliana, il pane votivo è presente in svariate forme e utilizzato anche per decorare gli altari. Come nel caso degli Archi della Settimana Santa a San Biagio Platani (AG). Altro simbolo proveniente dal grano è il “Tegame di Aragona”, sempre nell’agrigentino, un piatto a base di pasta.
A Ribera, le tre statue del Cristo risorto, della Madonna e dell’Arcangelo Michele simboleggiano la gioia della resurrezione.
A Licata, l’appuntamento pasquale più atteso è la “Festa dell’Addolorata”, in cui il simulacro della Vergine adagiato su un antico veliero e condotto in processione fino alla Chiesa Madre, sosta per tre giorni.
Nel trapanese si ha la “Processione dei Misteri”, nello specifico 6, in cui ogni mistero è affidato a una confraternita di artigiani e lavoratori. Il Venerdì Santo si svolge la processione più imponente con la partecipazione di 18 gruppi lignei più l’urna del Cristo morto e dell’Addolorata.
A Palermo è particolarmente sentito il Venerdì Santo in cui si svolgono quattro processioni: dei “cocchieri”, la più fastosa, con i colori delle casate d’appartenenza e 32 figuranti che indossano armature tardo medievali; dei “panettieri” intestata a S. Maria Addolorata in cui i soldati romani trasportano due simulacri in un corteo che si conclude a notte fonda.
La terza riguarda la Vergine SS. Addolorata di Soledad che in corteo insieme alla scultura lignea del Cristo morto, percorre le vie della città. L’ultima coinvolge gli artigiani devoti alla Madonna del Lume, che portano il simulacro della protettrice dalla loro sede fino al Teatro Massimo e lungo le vie cittadine.
A Terrasini si recide un albero selvaggio, in genere un pompelmo, che viene addobbato dal comitato degli scapoli. Questo evento dalle radici remote, simboleggia il risveglio della vegetazione, il risveglio della primavera.
Nella Piana degli Albanesi, i riti greci hanno conservato il loro fascino, come nel caso dei “lazeri” i canti pasquali intonati dai giovani a simboleggiare Lazzaro.
Infine a Gangi, nelle Madonie, dove dalla Domenica delle Palme gli esponenti delle confraternite indossano i mantelli ricamati e attraversando il paese, portano in spalla le palme benedette. Anche nel nisseno la “Processione dei Misteri” fonda le sue origini sin dalla fine del 1700. Durante la Settimana Santa si svolge anche la processione dei “variceddi” in terracotta.
A San Cataldo, nella chiesa del Rosario, si svolge per tre giorni, il “processo a Gesù” con la partecipazione di cavalieri, centurioni e legionari.

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