Controlli continui per enti di formazione - QdS

Controlli continui per enti di formazione

Raffaella Pessina

Controlli continui per enti di formazione

giovedì 01 Aprile 2010

Forum con Mario Centorrino, assessore regionale Istruzione e Formazione

PALERMO – A che punto è la formazione professionale in Sicilia?
“Bisogna fare dei distinguo: non tutta la formazione è un buco nero,  vi sono delle realtà positive che meritano di essere riconosciute e aiutate. Certo, esistono anche delle zone grigie. Quest’anno noi abbiamo messo qualche paletto, che dovrebbe portare non solo a dei risparmi ma anche in generale all’introduzione di alcune dosi di rigore amministrativo. Gli enti di formazione dovranno stare molto attenti nella distribuzione del budget tra spese del personale e spese di gestione.
è stato introdotto e ribadito il divieto di nuove assunzioni ed anche se lo faranno, basta che non le mettano in rendicontazione. Stiamo anche cercando di introdurre una revisione del rapporto tra amministrative docenti, perché era un rapporto assolutamente squilibrato a favore degli amministrativi. È prevista la rendicontazione semestrale che permetterà di fare un controllo di gestione molto più accurata rispetto a quanto non avveniva fino ad ora.
Stiamo infine, cercando di pagare tutti gli arretrati sulle rendicontazioni in maniera da evitare questa sorta di gioco al rialzo che avveniva ogni anno. Anche sulle rendicontazioni stiamo provando a controllare gli enti con attenzione. è mia intenzione sviluppare una serie di visite di conoscenza sotto forma d’ispezioni e, nel caso in cui avremo degli elementi che ci faranno dubitare dell’ente di formazione preso in esame, faremo segnalazioni alla guardia di finanza. Naturalmente l’impegno maggiore sarà per il prossimo anno”.
L’anno è solare o scolastico?
“L’anno è solare. Ho provato a chiedere come mai non era in sequenza con l’anno scolastico, perché a me sembrava più logico far cominciare i corsi di formazione il primo settembre, mi hanno spiegato che quando è stata introdotta la formazione professionale il criterio utilizzato era quello del recupero della dispersione scolastica. La formazione quindi, doveva servire a tutte quelle persone che non proseguivano gli studi. Personalmente mi sembra un obiettivo che dobbiamo rivedere.
La formazione deve servire ad altro. Se c’è un problema di abbandono scolastico, questo si dovrebbe fronteggiare con altri mezzi. A mio parere la formazione, deve servire a completare un ciclo di studi. Il nocciolo della questione sta in un modello che si è andato via via articolando. Si pensi che da una quarantina di enti gestori che c’erano negli anni ‘80, siamo arrivati a 1650 enti accreditati. Con un totale di 6.700 impiegati. E penso che in questo settore vi sia un’ipertrofia che va messa sotto controllo”.
Quale dovrà essere la missione della nuova formazione professionale ?
“Dovrà formare le persone con riferimento ad una serie di qualifiche che sono quelle riconosciute e che siano di mercato. Una delle maggiori carenze che abbiamo trovato quando abbiamo cominciato a lavorare su questa materia, è che non c’è mai stata a monte del piano una revisione dei bisogni formativi. Mi aspettavo una collaborazione da una serie di soggetti, primo fra tutti la confindustria, che dovrebbero segnalare le esigenze formative. Invece, il mio secondo giorno di insediamento mi sono recato alla Confindustria per chiedere appunto questa collaborazione, ma mi è stato risposto che non c’era fiducia nelle istituzioni regionali e nella formazione operata dalla Regione”.
Ma come mai non è mai stato fatto uno screening di quella che è l’offerta di lavoro, nonostante vi siano 2.000 persone alla Regione che si occupano dell’incrocio tra domanda e offerta?
“Il mio compito quindi è quello di riuscire a togliere alla formazione professionale questo carattere di ammortizzatore sociale.
Ma la formazione professionale, e questo bisogna sottolinearlo, è ipertrofica non soltanto nella Regione siciliana, ma anche in tutti gli altri enti: le imprese hanno fondi per fare formazione, così come le associazioni di categoria. Inoltre con l’Fse si fa formazione su una serie di assi, quindi ecco perché siamo arrivati a questo vicolo cieco”.

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