Su SicilFiat una pioggia di contributi - QdS

Su SicilFiat una pioggia di contributi

Rosario Battiato

Su SicilFiat una pioggia di contributi

giovedì 01 Aprile 2010

Balletto di cifre a circa un anno e mezzo dall’uscita della casa automobilistica dallo stabilimento di Termini Imerese. Marchionne: 93 mln da quando è stato costruito. Il Governo: dal 1996 48 mln di € (più altri 300...)

PALERMO – Per gli investimenti nell’impianto di Termini Imerese, ma anche per la gestione della Cassa integrazione negli ultimi dieci anni, la Fiat ha dato più di quanto ricevuto dalla Stato. Lo ha affermato nei giorni scorsi l’amministratore delegato del gruppo, Sergio Marchionne, ricapitolando puntigliosamente durante l’assemblea i numeri relativi. Su Termini, ha detto Marchionne “da quando è stato costruito a oggi la Fiat ha investito 552 milioni di euro, a cui vanno aggiunti 250 milioni per progetti che non rientravano tra quelli agevolati. Per contro ha ricevuto 93 milioni di contributi a fondo perduto e 164 milioni di prestiti, interamente restituiti nei tempi previsti e con gli interessi. Si tratta di contributi – precisa – che lo Stato ha concesso come ha fatto per ogni altro stabilimento creato da aziende italiane e straniere nel Mezzogiorno”.
  Sulla Cassa integrazione, ricorda inoltre Marchionne “i fondi che la Fiat ha usato per garantirla ai propri lavoratori provengono dai contributi che la stessa Fiat ha versato negli anni. è bene ricordare che dal 1999 al 2008 la differenza tra quanto il nostro gruppo ha versato all’Inps e quanto è stato utilizzato per il sostegno dei lavoratori è nettamente a favore dell’istituto di previdenza; tenendo conto anche del 2009, uno degli anni più pesanti, il saldo per l’Inps resta ancora largamente positivo, oltre 200 milioni di euro”.
A gennaio, rispondendo in aula a una interrogazione del capogruppo del Mpa alla Camera dei deputati, Lo Monte, il ministro per rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha riferito che “il totale dei contributi concessi dal ministero dello Sviluppo economico al gruppo Fiat ai sensi della legge n. 488 del 1992, informo lei ed il Parlamento che, a partire dal 1996, anno in cui la legge è diventata operativa, sono stati concessi al gruppo Fiat contributi per complessivi 208 milioni di euro. In particolare, per Termini Imerese risulta essere stato agevolato un investimento di 48,27 milioni di euro. Si fa inoltre presente che la delibera Cipe n. 36 del 2009 ha disposto l’assegnazione di altri 300 milioni di euro, a valere sul Fondo strategico per il Paese a sostegno dell’economia reale, per il finanziamento di strumenti di intervento agevolativi volti a fronteggiare numerose realtà produttive, fra le quali anche quelle degli stabilimenti Fiat di Pomigliano d’Arco e di Termini Imerese”.
Sull’argomento, il deputato regionale dell’Udc, Pippo Gianni, dopo l’ufficializzazione dell’uscita di Fiat dallo stabilimento di Termini Imerese entro la fine del prossimo anno, ha dichiarato che ‘’ho sentito una voce autorevole del Governo, quella del ministro Giulio Tremonti – aggiunge Gianni – che senza infingimenti ha ribadito che le industrie dovrebbero essere obbligate a risarcire i contributi pubblici percepiti qualora decidano di abbandonare i siti utilizzati. è quello che chiedo da mesi, mi auguro che non si giochi con queste enunciazioni perchè altrimenti rappresenterebbero un’altra beffa per i lavoratori siciliani già in procinto di perdere il proprio posto di lavoro’’.
L’on. Roberto Commercio, subito dopo la risposta del ministro Vito, ha precisato che “a completezza di informazione, aggiungiamo che sarebbe pari a 425 milioni di euro, approssimati per difetto, la cifra stanziata dall’istituzione siciliana negli ultimi anni per sostenere il distretto industriale di Termini Imerese, attraverso anche la realizzazione di infrastrutture, quali le banchine portuali, le linee ferrate, la riconversione delle centrali elettriche, e via dicendo. Ai suddetti importi, vanno aggiunti, oggi, 400 milioni di euro che la Regione siciliana è pronta ad investire: 200 milioni ancora in infrastrutture e 200 milioni in innovazione tecnologica”.
Nel presentare una mozione (approvata) del proprio gruppo alla Camera, l’on. Saverio Romano dell’Udc, ha sostenuto: “Pensiamo che la trattativa tra lo Stato e la regione siciliana da una parte e il gruppo Fiat-Chrisler dall’altro non possa limitarsi ad un mero, eventuale prolungamento della produzione nello stabilimento ma crediamo invece che vi siano tutte le condizioni per considerare nuove ipotesi di sviluppo e che si debba allargare la prospettiva”.
 
Romano nota che “in Europa nessun costruttore chiude i propri impianti” e suggerisce: “È opportuno secondo noi che il governo giochi di iniziativa, ripensando il modello di sviluppo complessivo della Sicilia proprio a partire dalla situazione di Termini Imerese, se è vero come è vero che proprio lì tra due anni 3 mila lavoratori rischieranno di perdere il proprio posto di lavoro mentre, sicuramente, già 40 mila siciliani il lavoro lo hanno perso negli ultimi dodici mesi. Pensiamo che vadano rivolte al gruppo Fiat-Chrisler alcune domande: perchè non usa il porto di Termini Imerese per fare arrivare i semilavorati e spedire le auto finite, sobbarcandosi invece il costo del trasporto sino a Catania? Cosa davvero impedisce un utilizzo del comodissimo e vicinissimo porto di Termini Imerese? Perchè non si portano nello stabilimento le presse per lo stampaggio delle carrozzerie? è disponibile il gruppo a realizzare nuovi laboratori di ricerca, con giovani intelligenze locali, attingendo ai fondi strutturali europei? è disponibile il gruppo a consentire in Sicilia l’insediamento di qualche altro marchio automobilistico, magari low cost e che guardi al mercato mediterraneo? Bene, sarebbe è il caso che il Lingotto rispondesse a questi interrogativi e che il governo il prossimo 13 aprile si sedesse al tavolo della trattativa con pari dignità, avendo come priorità la crescita di tutta la Sicilia che non può dipendere solo dal turismo ma anche e soprattutto dalla spinta che verrà data alla innovazione e alla ricerca, requisiti essenziali per uscire dalla crisi e per affrontare le sfide della globalità”.

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