Acqua, sui carichi inquinanti la Sicilia fa lievi miglioramenti - QdS

Acqua, sui carichi inquinanti la Sicilia fa lievi miglioramenti

Acqua, sui carichi inquinanti la Sicilia fa lievi miglioramenti

sabato 10 Aprile 2010

L’Istat pubblica le stime sulle sostanze biodegradabili prodotte dalle attività domestiche ed economiche. Palermo e Catania mantengono due tra i peggiori sistemi di depurazione d’Italia

PALERMO – Lo scorso 7 aprile l’Istat ha pubblicato le stime del carico inquinante delle acque reflue urbane dovuto alle sostanze biodegradabili prodotte dalle attività domestiche ed economiche per gli anni 2005 -2008. Vista la situazione deprimente che affligge il sistema di depurazione isolano – Catania e Palermo tra le peggiori province d’Italia – i dati riportati dall’Istituto di Statistica appaiono essenziali nel delineare la determinazione del fabbisogno di depurazione delle acque reflue.
Le stime sono basate sul calcolo degli abitanti equivalenti totali urbani (Aetu) e degli abitanti equivalenti totali (Aet), che vengono convenzionalmente utilizzati come unità di misura del carico inquinante di natura biodegradabile veicolato dalle acque reflue. I dati a livello regionale in termini di carico inquinante potenziale espresso in Abitante equivalente per fonte di inquinamento attestano in Sicilia un risultato pari a 11.267.264 abitanti equivalenti totali nel 2005, una cifra che scende a poco più di 10milioni e mezzo nel 2008. La porzione più rilevante della quota inquinante deriva da abitanti equivalenti relativi alla piccola, media e grande industria che si attesta intorno ai 2 milioni.
Il dato pone l’Isola tra le prime dieci regioni italiane, però certo ben poca cosa rispetto ai 15 milioni di abitanti equivalenti relativi alla Lombardia, che però gode di un sistema di depurazione delle acque che non ha certamente paragoni con quello isolano. A Catania, secondo dichiarazioni di responsabili dell’Ato, solo 200 mila persone su un milione e mezzo sono serviti dal servizio depurazione, mentre Palermo depura solo il 31% delle sue acque.
Eppure il carico inquinante proveniente dall’industria nelle diverse regioni italiane ha avuto un suo assottigliamento nel corso del periodo 2005-2008, come la Lombardia che ha avuto un calo di 3 milioni di abitanti equivalenti, o il Veneto che è passato da 9 milioni a 7 milioni.
A livello regionale, secondo i dati forniti dai versi Ambiti territoriali, Catania e Palermo dominano la classifica con circa 550 mila abitanti equivalenti relativi alla piccola, media e grande industria. Appena un po’ dietro Caltanissetta, che può vantare l’area industriale di Gela; Siracusa, al cui interno permane il celeberrimo Triangolo della morte del petrolchimico, che comprende i comuni di Priolo Gargallo, Augusta e Melilli; e Messina, provincia che contiene al suo interno la zona industriale di Pace del Mela.
Dal 2005 al 2008 i cambiamenti più evidenti si sono potuti apprezzare nelle province di Palermo e Catania che hanno fatto registrare un abbattimento del 40% circa del carico inquinante. La realtà si è presentata differentemente a Caltanissetta, che ha visto la sua quota restare praticamente invariata – si è abbassata di un valore intorno ai 30 mila abitanti equivalenti – mentre Messina e Siracusa, gli altri centri dove insistono le raffinerie, hanno registrano una contrazione comunque limitata nell’ordine di 100 mila abitanti equivalenti.

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