Il fascino del mestiere del giornalista. Criteri più rigorosi di selezione - QdS

Il fascino del mestiere del giornalista. Criteri più rigorosi di selezione

Gian Andrea Costa

Il fascino del mestiere del giornalista. Criteri più rigorosi di selezione

giovedì 15 Aprile 2010

Deontologia professionale, Storia del giornalismo, Diritto e sistema dell’informazione indispensabili nella formazione. Per i pubblicisti, tra le novità di rilievo, l’istituzione di un colloquio al termine di un corso intensivo

Come si diventa oggi giornalisti pubblicisti? Un iter che, nell’epoca delle nuove tecnologie e del proliferare delle fonti d’informazione, si è dovuto adattare a nuove regole e a nuove opportunità. L’Ordine professionale, suddiviso nei vari organismi regionali, che riconosce e raccoglie i giornalisti, prevede dalla sua costituzione due figure e due rispettivi Albi: quello dei professionisti e quello dei pubblicisti.
I primi sono coloro che esercitano in modo continuativo ed esclusivo la professione. I secondi sono coloro che, secondo la legge n. 69 del 1963 “svolgono attività giornalistica non occasionale e retribuita anche se esercitano altre professioni o impieghi".
Sono sempre più numerosi però coloro, soprattutto giovani, che dopo aver esercitato l’attività pubblicistica presso testate di varia natura, desiderano restare nel mondo dell’informazione e cercano di farne una professione stabile.
Per ottenere l’iscrizione nell’Albo dei pubblicisti, le regole fissate dall’Ordine si sono fatte più rigorose che in passato. Requisito indispensabile, intanto, è che gli articoli scritti vengano pubblicati da una testata che abbia precise connotazioni giornalistiche e non sia solo un foglio con scopi di marketing o di diffusione limitata. Una prima distinzione viene dalla presenza di un direttore responsabile iscritto all’Albo e dalla regolare registrazione in Tribunale della testata in questione.
L’aspirante pubblicista dovrà così documentare una collaborazione almeno biennale (della durata di 24 mesi) e di tipo non occasionale con una o più testate.
Secondo l’articolo 1, “bisogna presentare almeno 90 articoli scritti e pubblicati nell’arco dell’ultimo biennio, se questi vengono pubblicati su quotidiani e di 60 su  periodici; nel concetto di “articolo” non rientra la notizia in breve. Inoltre gli articoli non firmati, non dovranno superare comunque il 20% del totale”.
Stesso numero per l’autore di servizi radiotelevisivi che dovranno essere raccolti in un CD/DVD con il relativo testo scritto. L’elenco di articoli e servizi deve essere comunque riconosciuto e firmato dal direttore o dal responsabile della redazione. Occorre inoltre  dimostrare la regolarità della retribuzione documentando di avere percepito almeno 500 euro per ciascun anno di collaborazione. L’Ordine da parte sua valuterà la documentazione riservandosi di chiedere ulteriori chiarimenti e certificazioni all’aspirante pubblicista e allo stesso editore.
Tra le novità di rilievo quella dell’istituzione di un colloquio con i rappresentanti dell’Ordine al termine di un corso preparatorio intensivo della durata di due giorni: “Ci siamo resi conto – spiega Franco Nicastro presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia – che era necessario fornire elementi essenziali per la formazione perché oggi il pubblicista si ritrova spesso a svolgere funzioni simili a quelle del professionista senza averne però la preparazione. E il legislatore non ha ancora recepito le nuove esigenze: le leggi di riferimento sono ancora quelle del ‘63 ma oggi la situazione, come si può ben capire, è del tutto mutata”. Il corso di due giorni- pochi, dice Nicastro, ma pur sempre qualcosa- fornisce elementi sulla deontologia professionale, sulla storia del giornalismo e sul diritto. Per ogni altra informazione, per la modulistica e per i dettagli di quanto già detto ci si può collegare al sito www.odgsicilia.it.

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