Cooperative sociali, un muro anche al cospetto della crisi - QdS

Cooperative sociali, un muro anche al cospetto della crisi

Michele Giuliano

Cooperative sociali, un muro anche al cospetto della crisi

giovedì 13 Maggio 2010

Da sole reggono la crisi in Sicilia: saldo positivo nel primo trimestre, una crescita dal 2006. Cooperazione, sistema di valori che svolge una funzione sia economica che sociale

PALERMO – Primi tre mesi dell’anno con la conferma della continua crescita per le imprese del settore cooperativistico in Sicilia. Lo dice l’ultima rilevazione trimestrale di Unioncamere fatta su scala nazionale e che incorona la Sicilia come una delle più importanti e belle realtà per ciò che concerne le forme imprenditoriali delle cooperative. In particolare a “volare” nell’Isola sono come sempre le imprese che lavorano nel sociale. In pratica la Sicilia, per saldo di imprese nel rapporto tra natalità e mortalità, si piazza subito dopo Lombardia, Lazio e Campania, con un 11 per cento sul totale nazionale di crescita.
“Non sono dati dei quali meravigliarsi – afferma il presidente dell’Unione nazionale Cooperative Italiane, Paolo Galligioni – ma, anzi, rappresentano un’ulteriore conferma a quanto, da sempre, sostenuto dall’Unci, ovvero che nei momenti di crisi e stagnazione economica le imprese mutualistiche, al contrario delle altre tipologie di imprese, agendo in maniera anticiclica, riescono ad attenuare gli effetti delle fasi congiunturali negative, elaborando risposte efficaci in termini di produttività, occupazione e coesione sociale.
La cooperazione, d’altronde, non è solo un sistema di imprese ma anche un sistema di valori che svolge sia un importante funzione economica che sociale. I soci lavoratori di cooperativa, infatti, partecipano direttamente alla gestione d’impresa e nell’offrire beni e servizi si rivolgono non solo a loro stessi ma soprattutto alla collettività. Le cooperative, grazie al forte radicamento locale, riescono ad intercettare meglio i bisogni delle persone e a trasformarli in opportunità occupazionali, in servizi e prestazioni. Come nel caso della cooperazione sociale”.
È oramai dal 2006 che le cooperative sociali crescono esponenzialmente in Sicilia. Quattro anni fa era stata l’Isfol a lanciare il segnale, conducendo un’indagine statistica, che queste attività stavano prendendo sempre più campo a dispetto di un’economia siciliana da sempre tendenzialmente “depressa”.
L’Isfol ha potuto appurare comunque che la regione meridionale in cui è concentrato il maggior numero di imprese sociali è proprio la Sicilia, mentre quella con il dato più basso è la Basilicata. Sicilia, Puglia e Campania, insieme, ospitano oltre il 73 per cento delle imprese sociali meridionali. E le imprese pugliesi e siciliane generano da sole il 57 per cento delle entrate, che al Sud sono prevalentemente di fonte pubblica, contrariamente al resto d’Italia dove prevalgono i finanziamenti privati, e il 57,3 per cento delle uscite totali per il Mezzogiorno.
“Lo sviluppo locale e del territorio – aggiunge Galligioni – dipende anche dalla crescita e dalla promozione delle imprese cooperative, realtà imprenditoriale che mostra dinamismo, vitalità produttiva e occupazionale. In poche parole, le cooperative tengono nonostante la crisi”. Ma per quanto tempo questo settore sarà in grado di attutire in colpi devastanti di una crisi che altrimenti rischia davvero di continuare a fare “vittime”? Difficile oggi potere stabilire con certezza tempi e modalità.
 

 
Unioncamere. Non possono essere la panacea di tutti i mali
 
PALERMO – Certamente la crescita delle cooperative sociali in Sicilia, così come in altre regioni, non è la panacea di tutti i mali dell’imprenditoria però riescono ad attenuare l’emorragia di mortalità delle aziende. è questo il quadro di sintesi che emerge dai dati sulla nati-mortalità delle imprese nel primo trimestre dell’anno fotografati attraverso Movimprese, la rilevazione trimestrale condotta per Unioncamere da InfoCamere, la società consortile di informatica delle Camere di Commercio italiane.
“Una rondine non fa primavera, ma il recupero di vitalità dell’imprenditoria italiana, in questo inizio d’anno, è un segno concreto che l’emorragia di imprese causato dalla crisi si va arrestando e che possiamo guardare al 2010 con più fiducia”. Così ha commentato i dati Movimprese il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. “Certo – ha proseguito il presidente di Unioncamere – il dato sulle aperture di procedure fallimentari ci segnala che le code della crisi continuano a produrre effetti negativi sull’attività economica e, soprattutto, sull’occupazione”. Quindi visione positiva sì ma senza festeggiare troppo perché la situazione, complessivamente, resta difficile.

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