Il futuro degli atenei è la ricerca scientifica - QdS

Il futuro degli atenei è la ricerca scientifica

Massimo Mirabella

Il futuro degli atenei è la ricerca scientifica

martedì 24 Marzo 2009

Forum con Roberto Lagalla, rettore Università di Palermo

Qual è la situazione dell’università di Palermo? E quali vantaggi avrà l’università dall’essere nella lista degli atenei virtuosi?
“Secondo il ministero la nostra Università è inserita nella lista degli atenei virtuosi perchè riesce a spendere meno del 90 per cento dei finanziamenti statali ordinari ad essa destinati  per gli stipendi del personale. Per quanto riguarda il budget annuale l’ateneo si attesta a circa 300 milioni di euro. Su questa cifra è possibile calcolare un leggero incremento annuale dovuto alle attività di consulenza scientifiche e di ricerca che la nostra Università svolge per conto di terzi. è bene precisare, comunque, che il confronto con gli atenei del Centro-Nord d’Italia non può reggere. Alcune Università riescono addirittura ad alzare questa quota percentuale di introiti del 25-30%, arricchendo quindi le loro disponibilità finanziarie. Proprio su questo punto la Sicilia deve fare dei passi avanti”.

Cosa può fare il mondo politico su questo fronte?
“Per esempio sbloccare i fondi europei 2007/13. Non utilizzarli frena lo sviluppo dell’Isola. Abbiamo tanti progetti pronti e cantierabili, tra cui il miglioramento dell’edilizia universitaria e investimenti per le biblioteche.

Può il binomio Regione- Universita’ aiutare per uscire da questa fase di stallo?
“Io parlerei di sussidiarietà. La Regione siciliana deve in questo modo assicurare spazio alla ricerca scientifica universitaria, anche per evitare, come già succede, quella migrazione intellettuale che è tanto dannosa per la nostra terra. E su questo tema ho una mia idea ben precisa…”

Ci dica di che si tratta.

“Penso che abbiamo tre necessità urgenti a cui dare una risposta per cambiare la rotta di quanto sta accadendo. Al primo punto sono dell’idea che bisogna istituire un supporto all’orientamento rivolto alle scuole superiori, secondo, integrare l’offerta formativa con azioni di tutorato e infine lanciare un grande progetto regionale per l’orientamento al lavoro. Chi è più meritevole e produttivo, dovrebbe contare su una “borsa lavoro” per andare avanti con la formazione pratica così da aver una resa immediata del titolo di studio con una esperienza nell’industria o nella pubblica amministrazione”. 

Su cosa si dovrebbe ancora agire per migliorare l’ateneo palermitano?
“È necessario rivedere l’offerta formativa. Abbiamo tagliato quest’anno oltre 40 corsi di studio imponendo il numero minimo di studenti per corso. Non ci possiamo permettere di tenere classi formate da uno o due studenti soltanto. Inoltre dobbiamo offrire piu’ servizi cominciando proprio dall’edilizia scolastica. E, naturalmente, ridurre seriamente gli sprechi economici dell’Università”.

E dove si annidano oggi gli sprechi?
“Per cominciare, in una contrattualistica esterna per docenze e didattica troppo ampia e non sempre qualificata. Poi bisognerà metter mani ad una seria politica energetica. Oggi oltre tre milioni di euro annualmente vanno via solo per pagare le utenze dell’ Universita’ed altri sprechi economici si annidano, per esempio, nelle forniture di beni e servizi che sono frammentati. Un altro canale per tagliare i costi è senza dubbio la riduzione del turn-over agendo contemporaneamente sulla leva del pensionamento. Quest’ anno abbiamo negato il biennio aggiuntivo a molti docenti che lo avevano richiesto. Tutto questo ha creato tensioni ma è stata una manovra, votata dal Senato accademico, che a regime consentirà un risparmio di 5 milioni di euro.

Facendo leva sul pensionamento si possono liberare posti per i giovani?
“Certo. In questo modo abbiamo gia’ liberato posti per 38 nuovi ricercatori che entro fine anno andranno a concorso. Posti di ricerca, questi, cofinanziati dal ministero”.

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