Termovalorizzatori, in Sicilia rimane ancora tutto in bilico - QdS

Termovalorizzatori, in Sicilia rimane ancora tutto in bilico

Rosario Battiato

Termovalorizzatori, in Sicilia rimane ancora tutto in bilico

sabato 29 Maggio 2010

In Italia solo il 12% dei rifiuti viene incenerito, in Europa il 20%. Ma c’è il nodo legato alla tecnologia. Ieri Lombardo sentito dai pm di Palermo, a giugno sarà in commissione Antimafia

PALERMO – Non si placano le polemiche sui termovalorizzatori in Sicilia. La questione resta particolarmente delicata soprattutto in rapporto alla riforma dei rifiuti varata lo scorso aprile e allo stato della gestione della spazzatura isolana che resta a livelli criticissimi.
La settimana scorsa il governatore Raffaele Lombardo ha scritto una lettera al premier Silvio Berlusconi dove chiedeva l’autorizzazione a partecipare e ad esprimere il voto della Regione al prossimo Consiglio dei ministri che affronterà il tema dei termovalorizzatori. Il presidente della Regione si appella ad una norma dello Statuto siciliano che prevede la sua partecipazione ad una riunione del Consiglio dei ministri dinnanzi a materiale di sicuro interesse della Regione. Del resto, la questione dei termovalorizzatori, dopo lo stop imposto da Lombardo in virtù della sentenza della Corte di Giustizia europea, non appare del tutto chiusa, visto che proprio la riforma – come ha ricordato il leader regionale – prevede una soluzione tecnologica anche in merito all’incenerimento dei rifiuti per la produzione di energia.
Sul tema si era già espressa Confindustria nel corso dell’audizione alla Commissione Ecomafia di qualche mese fa. “In Italia solo il 12% dei rifiuti – ha dichiarato ancora Fumagalli – finisce negli inceneritori per il recupero di energia a fronte di una media europea che è pari al 20%”. La questione resta però assai delicata. “È ormai chiaro – ha spiegato Luca Gangemi, segretario regionale  del Partito della Rifondazione Comunista –  che sulla esplosiva questioni rifiuti in Sicilia è aperta una trattativa tra i vari pezzi della variopinta coalizione che sostiene Lombardo e il governo nazionale. Al centro di questa complessa partita a scacchi tornano gli inceneritori; sullo sfondo, ma non tanto, la ricomposizione degli equilibri di potere in Sicilia”.
La vicenda resta quindi sospesa tra Palermo, Roma e Bruxelles. Il prossimo 9 giugno Raffaele Lombardo sarà infatti sentito in commissione Antimafia per rispondere alle domande in merito agli interessi politico-mafiosi operanti in Sicilia, tema che aveva già sviluppato nel gennaio scorso durante un’altra audizione. Al centro degli interessi della commissione ci sarà senza dubbio il settore energetico e della gestione dei rifiuti. Lo stesso presidente è stato recentemente ascoltato dai pm palermitani che si occupano dell’inchiesta che riguarda presunte infiltrazioni mafiose nella realizzazione dell’appalto per i termovalorizzatori.
 
Ieri, intanto, il presidente è stato risentito come persona informata sui fatti dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dal pm Nino Di Matteo. Risale a marzo, invece, l’intervento dell’assessore regionale all’Energia, Pier Carmelo Russo, dove si faceva riferimento ai costi esorbitanti della gestione commissariale dei rifiuti nell’Isola pari a 209 milioni di euro, 40 dei quali assorbiti dalla macchina burocratica. Allo stato dei fatti niente si può escludere. E già si preparano le barricate. “Di fronte a questo – ha concluso Gangemi – bisogna subito riattivare quelle generose risorse di impegno civile e competente che negli anni passati hanno condotto, nell’Isola, un’importante campagna contro gli inceneritori e per una completa riorganizzazione del ciclo dei rifiuti”.

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