Cittadella di viale Africa un’opera fondamentale - QdS

Cittadella di viale Africa un’opera fondamentale

Melania Tanteri

Cittadella di viale Africa un’opera fondamentale

sabato 05 Giugno 2010

Forum con Guido Marletta, presidente della Corte di Appello di Catania

Qual è la situazione relativa al restauro del Palazzo delle Poste di Viale Africa, acquistato con fondi ministeriali per farne una “Cittadella della Giustizia”?
“Come è noto, l’edificio è stato acquistato dal Comune nel 2000 ma, negli anni purtroppo i costi di ristrutturazione sono aumentati, passando dagli originari sette milioni di euro circa nel 2001 agli oltre trentadue milioni di euro di oggi, fondi difficili da reperire. C’è da dire che, su nostro impulso, il Comune di Catania, ultimamente, ha portato avanti alcune pratiche relativamente, ad esempio, alla palazzina B del complesso di Viale Africa, anche se persiste il problema di recuperare i fondi, reso ancora più difficile dalla contingenza economica. La preoccupazione è, infatti, quella che il Ministro Tremonti possa bloccare o congelare i fondi Fas”.
Cosa sta facendo l’amministrazione comunale per favorire la realizzazione di un’opera così importante?
“Il Comune di Catania ha avviato tutte le pratiche che si diramano in tre differenti indirizzi: il primo è relativo ai fondi Pon per la sicurezza, per i quali c’è una richiesta di circa 5 milioni di euro per la sistemazione della palazzina B, previo stralcio del progetto. Il problema è che il Comune ha presentato la documentazione con ritardo e i tempi, probabilmente, si allungheranno maggiormente per il tentativo di estendere il finanziamento ad un maggiore importo. Il secondo indirizzo riguarda, invece, la presentazione alla Regione del Pisu, il Piano Integrato Sviluppo Urbanistico, da parte del Comune, per un importo di 28 milioni e mezzo di euro; infine, l’amministrazione ha avanzato richiesta di accedere ai Pon sicurezza per ulteriori quattro milioni di euro, fondi che non potrebbero essere utilizzati per opere nuove ma per la messa in sicurezza di quelle preesistenti. Insomma, un importo che non è quello di 42 milioni previsti, ma che dovrebbe permettere di realizzare l’edificio”.
A che punto è l’iter?
“In questa fase stiamo aspettando che il Provveditorato generale approvi il progetto e indichi la gara d’appalto. Certo, rimane la preoccupazione che la situazione economica contingente possa influenzare negativamente il progetto; il pericolo maggiore, adesso, è infatti che vi sia un ritardo da parte del ministro Tremonti.  Non vorrei che il tentativo di ottenere un finanziamento maggiore fosse di ostacolo al risultato finale o rallentasse ulteriormente i tempi”.
Quali uffici verrebbero trasferiti in viale Africa, una volta completata la ristrutturazione?
“Andrebbero collocati gli uffici civili e le sezioni civili, dal Giudice di Pace alla Corte d’Appello: sarebbe un’ opera che produrrebbe un notevole risparmio delle spese di locazione, scopo principale dell’acquisto dell’ex palazzo delle Poste con i fondi del Ministero. Invece siamo stati costretti a prendere temporaneamente in affitto un altro locale, il che significa un peso ulteriore a carico, in buona parte dello Stato, il cui contributo arriva fino all’80 per cento della spesa. Molti dei locali, poi, non sono affatto adatti allo scopo”.
Qual è la condizione degli edifici in cui si trovano i vostri uffici rispetto a quella denunciata dal presidente Zingales?
“Anche la sede di Catania del Tribunale Amministrativo Regionale versa in una condizione estremamente delicata, ma il Tar ha altre fonti di finanziamento. L’acquisto dell’immobile di viale Africa, 54 milioni di euro iva compresa, non ci permette di pensare ad altre soluzioni. Ormai siamo legati all’acquisto di questo edificio di cui, temo, si renderà anche difficile lo sgombero. Purtroppo, noi catanesi, a suo tempo non abbiamo capito l’importanza del decentramento amministrativo e ora ne paghiamo le conseguenze”.
In Tribunale archiviate le pratiche elettronicamente?
“No, gli archivi per ora sono cartacei e sono dislocati sia nei piani superiori del Tribunale, che nei sotterranei, con i conseguenti problemi di sicurezza, oltre che di estetica e funzionalità. Stiamo, difatti, cercando locali anche per gli archivi”.
 

 
Il 30 per cento dei posti vacanti è in attesa del concorso bandito dal Csm
 
Oltre all’aspetto logistico, qual è la situazione in cui versa la Corte d’Appello di Catania relativamente, ad esempio, all’organico?
“A parte la sezione lavoro, che ha una regolamentazione a parte, alla Corte d’Appello mancano complessivamente 11 posti su 35, oltre il trenta per cento. La carenza di consiglieri è dovuta anche ai vari trasferimenti ;  stiamo aspettando che il Consiglio Superiore pubblichi un bando per coprire i posti vacanti”.
Come si ripercuote questa situazione relativa all’organico sulla vostra attività?
“Questa è, chiaramente, una situazione di grande sofferenza per noi e ci sarà da soffrire ancora almeno fino al prossimo ottobre. Sono molto preoccupato, ma la situazione è delicata anche nel resto d’Italia, dove tutte le Corti d’Appello stanno soffrendo dal momento che i concorsi, in ogni caso, non riescono a colmare i vuoti dal momento che c’è stato un periodo di stasi. Adesso stanno riprendendo, ma arriveranno a coprire giusto il necessario. E poi, il concorso per 11 posti non è detto che troverà 11 aspiranti”.
Non vi sono candidati a sufficienza da coprire i posti vacanti?
“Il Csm si trova in difficoltà per coprire i posti delle procure e degli uffici; deve coprire prima i posti di primo grado e poi quelli di secondo grado. Inoltre, molti preferiscono rimanere in Tribunale proprio per la situazione non certo rosea in cui versano le Corti d’Appello. Spero che la situazione sia solo contingente e che si risolva al più presto. Ci troviamo ad affrontare un momento molto difficile”.

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