Turismo verde, risorse mal sfruttate - QdS

Turismo verde, risorse mal sfruttate

Vanessa Paradiso

Turismo verde, risorse mal sfruttate

giovedì 10 Giugno 2010

L’assenza di un piano organico per la valorizzazione del territorio penalizza il sistema economico e turistico siciliano. La Sicilia può contare su quattro parchi regionali, 6 aree marine protette e 76 riserve naturali

PALERMO – Si denuncia da più parti la mancanza di un piano organico che dovrebbe valorizzare, far conoscere e sfruttare al meglio un patrimonio siciliano “nascosto”.
Si tratta dei parchi regionali, le aree marine protette e le riserve naturali: un patrimonio non solo da proteggere, ma anche da sviluppare e rendere fruibile ai turisti, non solo italiani, ma anche stranieri. Nella maggior parte dei casi i turisti arrivano organizzandosi da soli, in mancanza di circuiti di promozione e di una rete tra le varie città, ma anche per una scadente viabilità che non offre l’opportunità di valorizzare molti percorsi naturali ed enogastronomici.
Le aree naturali protette della Sicilia comprendono quattro parchi regionali naturali (Parco dei Nebrodi e quello delle Madonie, dell’Etna e dell’Alcantara) che occupano una superficie pari al 7,2% del territorio, sei aree marine protette, per le quali si spera in una maggiore attenzione, grazie a ciò che è stato programmato in occasione delle giornate dedicate all’European Marittime Day. L’assessore regionale al Turismo, Nino Strano, ha asserito che “bisogna amare il mare ed averne rispetto. Bisogna diffondere una cultura marittima consapevole, valorizzando in particolare due città marittime, come Palermo e Siracusa aiutando le marinerie siciliane, tutelandole e incoraggiandole, quali risorse centrali dell’economia della Sicilia”.
Contiamo anche ben 76 riserve naturali. La tutela delle aree è competenza della Regione, la quale ha eternamente commissariato i quattro parchi, con le conseguenze gravissime che derivano da una gestione parziale, senza alcuna presenza tecnica, legata soltanto alla politica.
“Negli ultimi dieci anni – ha osservato Andrea Corso, presidente Assoturismo Sicilia – il settore del turismo è stato affidato a politici deboli. E la politica non ha investito nel turismo. Servono interlocutori che parlino la nostra stessa lingua”. Il Parco dell’Alcantara risulta commissariato sin dalla sua istituzione nel 2001, non ha mai avuto un presidente, né un consiglio di amministrazione e dire che trattasi dell’unico parco fluviale che comprende parte del territorio di Messina e Catania e che forma il bacino del fiume Alcantara, con le suggestive gole da visitare. Il Parco dell’Etna, il più antico parco siciliano istituito nel 1987, anche questo con gestione commissionale sin dal 2007. Il Parco delle Madonie, anch’esso gestito sin dal 2008 da un commissario straordinario, nominato dall’assessore regionale per il territorio e l’ambiente. Creato nel 1988 per tutelare la varietà faunistica e vegetale della zona. Il Parco dei Nebrodi anche istituito nel 1993 eternamente affidato al Commissario straordinario. Trattasi anche in questo caso di una vastissima area verde, la più grande area naturale della Sicilia che parte dai paesi dell’Etna, versante Adrano-Bronte, fino ad affacciarsi sul Mar Tirreno e S.Agata di Militello. Tutto questo è lasciato nelle mani di commissari che sino ad ora non si sono occupati di pianificare il turismo per la valorizzazione delle risorse naturali.
 

 
L’approfondimento. La Regione vuole istituire 4 nuovi parchi nazionali
 
L’anomalia della politica regionale va oltre, se si pensa che la Regione vuole istituire per la prima volta in Sicilia quattro parchi nazionali: Pantelleria, Egadi e Litorale trapanese, Eolie ed Iblei e un altro parco regionale, quello dei Monti Sikani. Sul Parco degli Iblei è aperto un dibattito che non lascia spazio a soluzioni possibili, tale è la confusione che investe tutti gli amministratori delle aree interessate. Da un lato, si fa terrorismo psicologico che spaventa le categorie produttive dei territori. Denuncia la Confagricoltura che gli allevatori “sarebbero infatti costretti ad allevare bovini di razza modicana che producono 2 litri di latte al giorno, contro i 40 prodotti dalle razze che attualmente possono essere allevate, con evidenti conseguenze negative in termini di produttività”. Anche il presidente di Confagricoltura ha proposto l’abrogazione degli articoli della legge finanziaria del 2007 che istituisce il parco.
Dall’altro, l’assessore alle risorse agricole Bufardeci fornisce il quadro delle aziende zootecniche delle province di Ragusa e Siracusa dicendo che “sono attualmente 121 mila capi di allevamento, oltre 50 mila aziende agricole che rappresentano 600 milioni del reddito provinciale. Da questi dati-ha sottolineato- occorre partire per poi decidere la perimetrazione, affinché non si introducano vincoli che danneggiano le aziende. Ad ogni modo non c’è dubbio che il Parco va fatto, ma è anche vero che dovrà essere condiviso”.

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