Qualità dei servizi e rispetto delle regole - QdS

Qualità dei servizi e rispetto delle regole

Qualità dei servizi e rispetto delle regole

venerdì 02 Luglio 2010

Forum con Seby Costanzo, ammnistratore delegato Fidimpresa Confidi Sicilia

Quanti sono i Confidi in Sicilia?
“Sono 34. Di questi, 5 sono quelli autorizzati a gestire il 96 % delle garanzie offerte”.
Quando e come nascono?
“I Confidi nascono in Sicilia negli anni ‘80. Allora, le logiche erano diverse da quelle attuali in quanto le normative regionali prevedano lo “sconto” di una parte degli interessi maturati per i contributi sugli interessi pagati. I Confidi erano pressappoco il doppio rispetto a quelli di oggi”.
Il ridimensionamento numerico ha comportato però, un maggior peso dei Confidi e un atteggiamento diverso da parte delle banche.
“In principio, i consorzi non avevano strutture con un minimo di rischio e di garanzie, pertanto non avevano appeal bancario. Esistevano consorzi che riunivano 250/300 imprese che in termini finanziari, pesavano meno di singole società. Consequenziale era la posizione delle banche: mantenevano basso il tasso di interessi per gli associati, non tenendo conto, come avviene oggi, delle reali capacità produttive delle singole società. Essere iscritti a talune associazioni, valeva mezzo punto di sconto sui tassi di interesse. Oggi invece, i Confidi, non rappresentano sole e semplici associazioni in cui si aggregano le varie imprese, ma hanno a tutti gli effetti un ruolo economico e questo, assieme al cambio dello scenario economico, ha fatto sì che le banche si adeguassero modificando ed ampliando le valutazioni di assegnazione del credito. Per fare un esempio, adesso gli istituti di credito valutano in modo reale la capacità di patrimonializzare”.
Non c’è il rischio di essere equiparati alle associazioni di categoria?
“Assolutamente no. I Confidi non sono una costola di Confindustria. Il 14 % dei nostri soci fa parte del settore commerciale (pertanto sono iscritti a Confcommercio); il 4 % è composto da artigiani e imprenditori agricoli (pertanto Cna). La nostra peculiarità come Fidimpresa Confidi di Sicilia, è di essere multi settoriali e multi territoriali. Fidimpresa Confidi di Sicilia nasce dall’unione fra Confidi Catania e i due di Siracusa e Ragusa che si erano già fusi in precedenza. Prima ancora, da Catania era partita l’intenzione di creare una sinergia con il Confidi di Palermo: era tutto deliberato ma all’ultimo momento, per ragioni poco chiare, l’accordo non è stato formalizzato”.
Diamo un po’ di numeri. Quanti soni i soci di Fidimpresa Confidi di Sicilia?
“Siamo in prossimità di centrare l’obiettivo di 1.000, attualmente sono 981. Alla fine del 2009, abbiamo attivato convenzioni con 19 banche e abbiamo 16 dipendenti. Siamo attualmente presenti in 4 sedi: Catania, Siracusa, Ragusa ed Enna, ma siamo operativi anche a Palermo e a Caltanissetta con nostri agenti”.
A proposito di qualità. A certificare ulteriormente la vostra, sarà un numero.
“Sì, 107, come l’articolo del testo unico bancario relativo ai Confidi, che presentano determinati requisiti patrimoniali e operativi in intermediari finanziari vigilati dalla Banca d’Italia. Noi diventeremo 107. Dalla 106 alla 107, seppur i numeri suggerirebbero il contrario, vuol dire compiere un balzo importante che noi faremo a settembre. Come Fidimpresa Confidi di Sicilia, abbiamo deciso di dare un input ben preciso: fare rispettare le regole. Obiettivo questo, che con lungimiranza abbiamo perseguito sin dal 2007, quando da Confidi Catania abbiamo avviato la trasformazione in Confidi di Sicilia.
Al momento in Sicilia, i Confidi certificati 107, sono 2: Unifidi Imprese Sicilia (con sede a Palermo); e il Confeserfidi Sicilia (con sede a Ragusa). A noi non interessava essere i primi precorrendo i tempi, ma diventare sempre più qualificati e consolidati, migliorando l’organizzazione del personale, dei mansionari, presentando bilanci certificati, facendo rispettare le norme antiriciclaggio e le verifiche di controllo. Riuscito in questo intento, anche Fidimpresa Confidi di Sicilia sarà certificato 107. La richiesta sarà inoltrata in questi giorni. Di fatto ci porremo alla stessa stregua di una banca, con controlli molto rigorosi”.
 

 
Meritocrazia alla base della valutazione delle imprese da parte delle banche
 
Lo scorso marzo avete organizzato il 2° forum “Finanza d’impresa: motore della ripresa – Credito e finanza per lo sviluppo delle imprese e del territorio”. Cosa è emerso?
“Il forum è il momento clou del confronto del credito in Sicilia. Considerato che il sistema bancario è ancora molto lontano dalle reali esigenze imprenditoriali, noi ci poniamo come l’unico soggetto valido, forte e di supporto, nel rapporto tra le banche e le imprese. Gli istituti di credito devono necessariamente rivalutare le condizioni e i requisiti di affidamento del credito, modificando totalmente il fattore di rischio. Le banche devono valutare la serietà delle imprese, aprendosi ad esse e non precludendo crescita e sviluppo”.
Dunque si parla di meritocrazia?
“Si parla di capacità reali, di merito, di garanzie elevate. Da un po’ di tempo a questa parte si sta iniziando a capire che i criteri sono cambiati e cambieranno ancora. Lo scenario economico è in continua evoluzione. Dunque è inaccettabile continuare a valutare le credibilità aziendali con gli stessi indici di una volta”.
Ritiene che nel processo evolutivo verso la “meritocrazia” intervengano anche questioni di natura politica?
“Diciamo solo che i contributi del 2008 e del 2009 non sono stati pagati. Ad oggi abbiamo sentito solo promesse, e visto pochi fatti. Pertanto diamo ai contributi pubblici una contenuta rilevanza. La questione è che non è più tempo di sperare nei contributi”.

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