AUGUSTA (SR) – Giacinto Franco, già primario di Pediatria dell’ospedale Muscatello di Augusta, vicepresidente di AugustAmbiente, con la collaborazione del Centro di ricerca ed analisi della Mineral Test di Civitanova Marche e dello staff scientifico dell’associazione “Decontaminazione Sicilia”, ha condotto uno studio sulla presenza di eccessive quantità di metalli pesanti nella popolazione del triangolo industriale Priolo-Melilli-Augusta. Gli studi hanno riguardato essenzialmente la popolazione femminile in età fertile, controllando un gruppo di giovani donne residenti nel Triangolo della morte siracusano.
Ci si è avvalso di una metodica non invasiva, il “Mineral Test” (mineralogramma del capello), recentemente importata dagli Usa, che consiste in un esame chimico effettuato analizzando un campione di capelli con l’ausilio di uno spettrofotometro ad emissione atomica (Icpaes), secondo il protocollo Epa (Environmental Protection Agency). Detta strumentazione è in grado di analizzare contemporaneamente 39 elementi, fra oligoelementi essenziali e metalli pesanti, che forniscono un quadro completo dello stato metabolico intracellulare del soggetto in esame ed indica pertanto anche le eventuali intossicazioni da metalli tossici.
Sono stati presi in esame 23 soggetti su cui è stato effettuato il prelievo dei capelli: 10 residenti ad Augusta, 5 a Priolo e 8 a Melilli. I risultati ottenuti hanno dimostrato un eccesso costante e notevole, in tutti i casi, di mercurio, piombo ed alluminio e, in misura minore di altri metalli pesanti (Sr, Sb, Ag, Cr), oltre ad uno squilibrio di diversi oligoelementi essenziali (Cu, P, Mg, Zn, Fe).
In particolare il mercurio è presente in misura maggiore nei soggetti augustani (valori medi tra 0,14 e 0,16 mg/100g di capelli, a fronte di un valore normale inferiore a 0,01 mg/100g) rispetto ai residenti a Priolo e Melilli (valori compresi tra i 0,08 e i 0,12 mg/100 g) e ciò è da mettere in relazione ad un maggior consumo di pesce, come risulta da studi precedenti.
La ricerca non si è limitata solo all’identificazione dei metalli pesanti ma, una volta conosciuti i risultati, è stata prescritta una terapia personalizzata atta alla eliminazione dei metalli pesanti presenti in eccesso e al ripristino dell’equilibrio cellulare dal punto di vista degli oligoelementi essenziali. La durata della terapia è stata pari 6 mesi e, dopo tale periodo, è stato praticato un nuovo mineral test di controllo. I risultati hanno dimostrato una soddisfacente eliminazione del mercurio (con soggetti passati da 0,16 a 0,02 mg/100g), una parziale eliminazione di piombo, di alluminio e degli altri metalli pesanti. Al fine di ridurre ulteriormente i metalli pesanti è stato proposto un nuovo ciclo di terapia integrativa di tre mesi ed un nuovo mineral test alla fine della suddetta terapia. E’ questa la fase in cui al momento è giunta la ricerca e sull’esito positivo finale gli autori non nutrono dubbi, considerati i dati scientifici messi a disposizione dal Centro di ricerca ed analisi dove sono state effettuate le misure.
Giacinto Franco ha dichiarato che “la finalità della nostra ricerca non è solo quella di constatare nell’organismo dei residenti la presenza dei metalli pesanti, così altamente diffusa nel nostra realtà fortemente industrializzata, che ha contaminato ormai la catena alimentare a tutti i livelli (aria terra acqua e mare), ma la possibilità della loro eliminazione. Questo ha chiaramente delle implicazioni pratiche importantissime, quali per esempio la possibilità che le donne possano tranquillamente e responsabilmente programmare una gravidanza riducendo al minimo il rischio di malformazioni nel nascituro, con la preventiva effettuazione del suddetto esame e della relativa terapia, se necessaria.
Si migliorerebbe inoltre lo stato di salute e si potrebbe diminuire l’incidenza delle patologie tumorali e cronico-degenerative legate all’eccesso di questi metalli tossici. Inoltre, si realizzerebbe un notevole risparmio della spesa sanitaria. Infatti, recentissimi ed autorevoli studi, attribuiscono ai metalli pesanti, al benzene, agli Idrocarburi policiclici aromatici (Ipa), alle diossine ed al particolato ultrafine, emessi dai camini industriali, la capacità di determinare uno stato di instabilità del nostro genoma, una sorta di stress genetico che, nel corso degli anni, si traduce in un vero e proprio danno strutturale che pone le premesse alle mutazioni che danno origine ai tumori, oltre ad essere la causa delle malattie croniche degenerative e delle malformazioni congenite, così notevolmente aumentate nel triangolo industriale siracusano.
Infatti tutte le suddette sostanze sono classificate come mutagene, teratogene e cancerogene”.