I sindaci? Nessuno sa cosa fanno - QdS

I sindaci? Nessuno sa cosa fanno

Francesco Torre

I sindaci? Nessuno sa cosa fanno

giovedì 08 Luglio 2010

Trasparenza. Attività degli enti e cittadini all’oscuro.
Promossi. Il rendiconto sull’attuazione del programma elettorale è stato presentato in Consiglio comunale dai primi cittadini di Catania, Ragusa, Agrigento e Trapani.
Bocciati. Relazioni mai esibite in Aula a Palermo, Messina ed Enna. Siracusa e Caltanissetta fanno di peggio: non prevedono l’adempimento nel proprio Statuto, aggirando le norme.

PALERMO – Rendere conto ai propri cittadini in merito all’attuazione del programma elettorale è un obbligo per tutti i sindaci, sancito dalla legge e contenuto anche negli Statuti comunali. Un impegno, però, spesso eluso dai primi cittadini: solo quattro, su nove Comuni capoluogo, hanno applicato la legge, presentando in Consiglio comunale la relazione (semestrale o annuale) sul proprio operato. Una mancanza di rispetto nei confronti dei propri elettori e in generale dei propri amministrati. A credere nella trasparenza sono i sindaci di Catania, Ragusa, Agrigento e Trapani, mentre inadempienti restano le amministrazioni di Palermo, Messina, Enna, Siracusa e Caltanissetta. In questi ultimi due capoluoghi, addirittura, l’obbligo di presentare la relazione semestrale non è stato inserito nemmeno nello Statuto comunale.
 
Pagelle ai sindaci (che restano muti), e soprattutto ai consiglieri comunali (che fanno finta di niente). Torna il “gioco”, si fa per dire, estivo del Quotidiano di Sicilia che già l’anno scorso, di questi tempi, aveva dimostrato come la maggioranza dei nove comuni capoluogo siciliani ritenga la trasparenza un miraggio ed il controllo amministrativo non più di un semplice optional.
Stiamo parlando delle relazioni semestrali o annuali che i primi cittadini di ogni Comune sono tenuti a presentare al Consiglio comunale per verificare l’attuazione del programma elettorale e avere una valutazione concreta, basata su cifre e fatti reali, dell’operato della Giunta. Tale obbligo, infatti, benché previsto dal Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli Enti locali e da quasi tutti gli Statuti comunali, viene rispettato in Sicilia soltanto da quattro Comuni capoluogo su nove: Ragusa, Agrigento, Trapani (come nell’anno precedente) e la new entry Catania. Negli altri cinque Comuni, invece, la “relazione semestrale” non è nient’altro che un rapporto affettivo senza futuro.
LE NORME – “Il Consiglio comunale è l’organo di indirizzo e di controllo politico-amministrativo del Comune”. Così stabilisce il D. Lgs. 267/2000, all’art. 42. Belle parole, non c’è che dire. Ma come attuare questa funzione di controllo, per esempio sull’operato della Giunta, così come delle commissioni e dei dipartimenti?
Niente di più semplice: tramite appunto delle relazioni, semestrali o annuali, che i responsabili delle varie strutture amministrative, sindaco compreso, sono obbligati periodicamente a presentare e a farsi approvare. Un obbligo che, in attuazione a quanto stabilito da un’altra legge, la n. 7 del 26 agosto 1992, dovrebbe essere previsto anche in tutti gli Statuti comunali. E qui il condizionale non è un caso.
LA PRASSI –  Gli abituali lettori del QdS, seppur sommersi dall’intricato groviglio delle vicende politiche ed economiche locali, pure una cosa semplice e chiara l’hanno capita sull’operato della Pubblica amministrazione: la pressoché totale mancanza di trasparenza. Ovvero la clandestinità delle scelte sui finanziamenti, sulle somme di bilancio, sugli stipendi agli amministratori, sulle leggine a favore di quello o quell’altro amico, così come l’inutilità dei siti internet istituzionali in cui si trova tutto e niente.
Sia ben chiaro, non è nostra intenzione generalizzare e c’è sempre chi si comporta secondo le regole, cercando di operare per il bene del cittadino. Ma i nostri riscontri ci pongono di fronte ad una tara quasi di natura culturale, di cui ci occupiamo da tempo e continueremo ad occuparci per molto. Ciò che tristemente ci confermano inchieste come questa, però, è che tale mancanza di trasparenza e informazioni non si presenta soltanto verso i cittadini, ma anche all’interno dei palazzi stessi. Inconcepibile?
Nella città di Messina, per ricordare l’ultima relazione del sindaco al Consiglio occorre andare indietro nel tempo fino a dieci anni fa, all’epoca di Turi Leonardi. A Palermo attualmente (luglio 2010) all’ordine del giorno dell’ufficio di presidenza del Consiglio c’è la relazione di Cammarata del 2008. Ovvero, in sintesi, i provvedimenti presi due anni fa ancora non sono stati discussi, valutati, controllati. Come se – poniamo il caso – un ladro entrasse un giorno in una banca liberamente trovando all’ingresso il cartello del poliziotto di guardia con la scritta “torno subito” oppure “fate, fate, tanto tra due anni vi trovo”. E ciò ci porta ad un’altra considerazione.
 
ESAUTORATI E CONTENTI –  Un poliziotto che non arresta il ladro quando lo vede con le mani nella marmellata che senso ha? Per cosa viene pagato? Allo stesso modo, quando un consigliere comunale non viene portato a conoscenza delle scelte della Giunta e non può così tutelare gli interessi della comunità che rappresenta, che senso ha? Per cosa viene pagato? Misteri della politica! La cui risoluzione, però, pare non abbia mai interessato veramente nessuno di questi “miracolati della politica”, ben contento invece di ricevere il proprio lauto stipendio anche senza aver svolto compiutamente il proprio ruolo istituzionale.
Così succede, pacificamente, come fosse legge eterna e immodificabile, ai Comuni di Siracusa e Caltanissetta, dove il “problema” delle periodiche relazioni del sindaco al Consiglio è stato risolto alla base, omettendone cioè l’obbligo già sin dallo Statuto comunale. In realtà trattandosi, però, di una grave e palese violazione al testo nazionale.
Niente complimenti, invece, ma solo una presa di atto di un’applicazione di legge meritano i tre Comuni capoluogo che alle relazioni sono avvezzi e anche alla loro pubblicazione sul sito internet istituzionale: Ragusa (sempre il più efficiente in questi termini), Agrigento e Trapani.

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