Diffusione della lingua italiana nelle scuole pubbliche e private - QdS

Diffusione della lingua italiana nelle scuole pubbliche e private

Liliana Rosano

Diffusione della lingua italiana nelle scuole pubbliche e private

sabato 07 Agosto 2010

Un bagaglio di esperienze a capo dell’Ufficio scolastico del Consolato italiano a NY per 6 anni. In collaborazione con tutti i provveditorati di New York, Connecticut e New Jersey

Alfio Russo raccoglie i frutti di un’esperienza che lo ha arricchito sia da un punto di vista professionale ma soprattutto umano. Da quando ha iniziato il suo incarico come dirigente dell’Ufficio scolastico al consolato italiano di New York, si è confrontato con un sistema tanto diverso quanto entusiasmante. Un sistema che lo ha portato anche ad una serie di scambi umani di cui Russo ha fatto tesoro. Dopo 6 anni trascorsi a New York, l’incarico di Russo volgerà al termine alla fine di questo mese di Agosto. Con l’entusiasmo di sempre ma anche con un po’ di  nostalgia, ora Russo, si prepara al nuovo incarico: dirigere un istituto scolastico in Sicilia.
Dottore Russo, quale è la funzione dell’Ufficio scolastico al Consolato italiano di New York che lei dirige?
“L’obiettivo è, insieme alla collaborazione di tutti i provveditorati di New York, Connecticut e New Jersey, di promuovere lo studio e la diffusione della lingua italiana nelle scuole pubbliche e private e di verificarne lo svolgimento attraverso una serie di controlli. Tutto questo viene coordinato dall’ufficio che io dirigo ma viene svolto insieme, oltre ai già citati provveditorati, allo Iace (Italian American Committee on Education).
Quale è lo stato della lingua italiana negli Usa, dove domina lo studio della lingua spagnola e l’interesse per quella francese?
“L’interesse per la lingua italiana è cresciuto negli ultimi anni e ha registrato un aumento nelle scuole, dalle elementari fino all’ottavo grado (che corrisponde circa al nostro secondo anno delle superiori ndr) nella circoscrizione di competenza dell’ufficio che io dirigo (Connecticut, New Jersey, New York). Secondo gli ultimi dati che riguardano gli anni 2009-2010, sono 14 mila gli studenti che seguono i corsi nelle scuole pubbliche e private, circa 600 sono invece gli studenti coinvolti nei centri linguistici gestiti dallo Iace e dal 2002 al 2006 gli studenti sono passati da 63 mila a 78 mila. Non solo, uno studio condotto dall’American Counseling for trading ha rilevato che la lingua preferita dagli studenti è l’italiano e l’Italia risulta, dopo il Regno Unito, come la seconda destinazione per gli studi all’estero. Per la prima volta poi nel 2005, la lingua italiana è stata inserita tra le discipline presenti nell’Advancement Placement, una sorta di test per gli studenti che valuta le competenze nelle varie materie.
“Certo, a questo bisogna aggiungere che oggi la crisi economica ha penalizzato in qualche modo le lingue in generale e anche la lingua italiana. Questo perché le scuole, ricevendo meno fondi, sono costrette a tagliere i costi. Purtroppo le lingue risultano quelle che subiscono le riduzioni più rilevanti in termini economici”.
Come si lega lo studio della lingua italiana a quello della comunità italo-americana?
“Oggi l’italiano è svincolato da qualsiasi appartenenza etnica rispetto al passato. L’approccio alla lingua è di origine squisitamente culturale. Chi studia italiano lo fa perché attratto dalla cultura, storia dell’arte, dal cibo, dalla moda.
“E lo studio non ha confini di razza né di etnia: le classi sono formate da studenti indiani, black-american, cinesi, ispanici”.
Che bilancio si sente di fare dopo 4 anni trascorsi a New York nella direzione di questo ufficio?
“Sono stati anni molto intensi dal punto di vista professionale. Mi sono confrontato con un ambiente che è molto più internazionale di quello italiano, molto competitivo e professionale.
“Tutto questo mi ha arricchito molto professionalmente e fatto acquisire competenze che solo un contesto come quello americano, è in grado di sviluppare. Quanto all’aspetto umano, non c’è dubbio che ho arricchito moltissimo il mio bagaglio culturale”.
Cosa ne pensa del suo rientro in Sicilia?
“Sicuramente la Sicilia ha una dimensione diversa da quella americana. Ho già messo in conto che dovrò confrontarmi con una realtà che, da siciliano, conosco abbastanza.
“Una realtà che ha molti gap e molte arretratezze. Di certo la vita in Sicilia presenta altri vantaggi e aspetti che non sono meno importanti. Come ad esempio quelli umani o quelli legati alla famiglia e ai rapporti interpersonali”.
 

 
Lo studio, incluso quello delle lingue straniere, basato sempre su un approccio pratico
 
Qual è la differenza tra  il sistema scolastico americano e quello italiano?
“Il nostro sistema scolastico garantisce un maggiore accesso ai contenuti, a differenza di quello americano che invece punta soprattutto all’acquisizione delle competenze. Infatti, il risultato di questo è che gli studenti americani hanno, dopo aver portato a termine il loro percorso di studio, un approccio più pratico e meno generico. Un’altra differenza è che negli Stati Uniti l’istruzione è molto più personalizzata e si basa maggiormente sulle esigenze del singolo studente. Il sistema italiano invece, basato su programmi nazionali, garantisce una formazione più omogenea. Direi in definitiva che, l’Italia ha una buona didattica e metodologia, cosa in cui invece gli americani presentano una qualche debolezza, ma ha una programmazione generale forse un po’ superata e meno attenta agli studenti”.
Qual è l’approccio didattico in America nell’insegnamento delle lingue straniere?
“è un approccio che non funziona perché basato sul metodo traduttivo, che è un metodo sbagliato, soprattutto quando si confrontano due lingue con due origine completamente diverse.
Gli americani hanno una metodologia didattica  per le lingue straniere che non si è aggiornata nel corso degli anni. Dal punto di vista culturale, l’insegnamento della lingua viene spesso associato ad un bisogno pratico. Un criterio utilizzato in passato, come oggi, è quello di insegnare la lingua per conoscere il nemico. Per questo prima era popolare l’insegnamento della lingua russa. Oggi, si parla invece dell’arabo”.
 

 
Alfio Russo, direttore dell’Ufficio scolastico al Consolato italiano di New York
 
Alfio Russo è nato ad Agrigento nel 1963. Dopo aver frequentato il Liceo Scientifico nella città di Agrigento, si laurea in Psicologia all’Università La Sapienza di Roma per poi specializzarsi in Terapia familiare e relazionale all’università di Palermo. Inizia la carriera come insegnate elementare e, dal 1991, come dirigente scolastico in diversi istituti, sia al Nord che al Sud. Dal 2004, ha assunto l’incarico di direttore dell’Ufficio scolastico al consolato italiano di New York, dove rimarrà fino alla fine di agosto 2010.

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