I lavori che i siciliani non sanno fare - QdS

I lavori che i siciliani non sanno fare

Dario Raffaele

I lavori che i siciliani non sanno fare

giovedì 19 Agosto 2010

Excelsior  2010. Siciliani incompetenti restano senza lavoro.
Sistema formativo. Le difficoltà di reperimento dipendono nel 35% dei casi, dall’insoddisfacente preparazione dei candidati, e quindi, dalle carenze del sistema formativo.
Neo imprenditori. Il periodo di crisi ha “premiato” chi ha deciso di mettersi in gioco autonomamente, puntando sulla propria inventiva. In Sicilia i lavoratori autonomi sono aumentati del 3,4 per cento nel 2009.

Delle 32.440 assunzioni previste da Unioncamere  in Sicilia per il 2010, ben 7.490 risultano di difficile reperimento. Il 23% delle offerte non vengono accolte dai disoccupati siciliani o per il ridotto numero dei candidati o per l’inadeguatezza degli stessi.
E’ questo uno dei dati che si rilevano leggendo l’ultimo rapporto Excelsior 2010 sulle previsioni occupazionali per il 2010. Questo a riprova del fatto che il lavoro c’è (come sosteniamo da anni) per i competenti. Non siamo noi a dirlo, sono i numeri che “parlano”. Con una formazione adeguata si può scacciare il fantasma della disoccupazione.
Ne è la riprova anche l’ultima indagine della Banca d’Italia relativo alle economie regionali. Se è vero che nella media del 2009, per il terzo anno consecutivo, l’occupazione in Sicilia è diminuita, è pur vero che si è ridotta soltanto tra i lavoratori con bassi livelli di istruzione.
 
Se è vero che nella media del 2009, per il terzo anno consecutivo, l’occupazione in Sicilia è diminuita, è pur vero che si è ridotta soltanto tra i lavoratori con bassi livelli d’istruzione, con una flessione del 4 per cento per gli individui in possesso della licenza media inferiore. I lavoratori con diploma sono aumentati dello 0,4 per cento, quelli con laurea del 3,3 per cento.
Grazie a un’analisi approfondita delle caratteristiche della domanda di lavoro espressa dalle imprese, il Sistema Informativo Excelsior evidenzia gli spazi di ‘occupabilità’ esistenti nel nostro apparato produttivo, individua le imprese, i settori e i territori che anticipano o si avvicinano alla ripresa dell’occupazione, identifica le figure che più ne potranno beneficiare e gli ostacoli che le imprese prevedono di incontrare nel loro reperimento.
I principali risultati di questa indagine, giunta quest’anno alla tredicesima edizione, fanno quindi emergere uno scenario caratterizzato da importanti segnali di reazione delle imprese all’evoluzione dei mercati, evidenti nel sempre più rilevante fabbisogno di professionalità qualificate, in grado di gestire innovazioni nei prodotti e nei servizi offerti, di gestire relazioni complesse con altre imprese e con i consumatori finali.
Rimane quindi più attuale che mai la necessità di investire in corsi di laurea e in una formazione professionale adeguati al mercato del lavoro e collegati alle reali esigenze degli imprenditori, che spesso sono costretti a cercare manodopera fuori dalla nostra Isola per la mancanza di figure altamente specializzate.
Introvabili sono i gestori o responsabili di piccole imprese, gli operai specializzati nella lavorazione degli alimentari, del legno e del tessile, gli specialisti in scienze matematiche, fisiche e naturali, gli specialisti in scienze umane, sociali e gestionali (si veda in pagina la tabella completa con le prime 10 professionalità di difficile reperimento).
Le imprese stanno diventando sempre più selettive, chiedendo non solo un maggior numero di figure di alto livello, ma anche un maggior grado di preparazione, quale che sia la professione che gli assunti dovranno esercitare, disposte, a tal fine, a una ricerca più approfondita e, se necessario, a tempi di ricerca più lunghi. E quando le difficoltà di reperimento dipendono dall’inadeguatezza dei candidati, questa è imputabile (sempre secondo il sistema informativo Excelsior Unioncamere) nel 35% dei casi all’insoddisfacente preparazione, quindi, principalmente, alle carenze del sistema formativo; ciò vale soprattutto per le professioni intellettuali, tecniche, impiegatizie e degli operai specializzati. Poco più sotto, con una quota del 28%, figura l’insufficiente esperienza, anche in questo caso in modo particolare per tutte le professioni di livello più elevato, ma anche per tutte le professioni operaie, sia specializzate che non specializzate.
Non trascurabile è anche la mancanza di caratteristiche personali adatte allo svolgimento della professione ricercata, che incide per oltre il 21% di questi casi di difficoltà, e in primo luogo per le professioni del commercio e dei servizi e per quelle non qualificate. Ma non va nemmeno trascurato il fatto che il 12% dei casi di difficoltà per inadeguatezza dipendono dal fatto che le aspettative dei candidati sono superiori o comunque diverse da ciò che viene loro offerto.
Il periodo di crisi ha poi “premiato” chi ha deciso di mettersi in gioco autonomamente, puntando sulla propria inventiva e facendo impresa. Infatti, a differenza di quanto avvenuto a livello nazionale, dove la diminuzione del numero di occupati ha riguardato in misura più intensa i lavoratori indipendenti (-3,5 per cento, rispetto a -1 per cento dei dipendenti), in Sicilia si è registrato un calo esclusivamente per i dipendenti (-28 mila unità, pari a una riduzione del 2,5 per cento), mentre i lavoratori autonomi sono aumentati del 3,4 per cento, pari a 12 mila unità.

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