Aumento tasse locali in Sicilia cittadini sempre più tartassati - QdS

Aumento tasse locali in Sicilia cittadini sempre più tartassati

Michele Giuliano

Aumento tasse locali in Sicilia cittadini sempre più tartassati

mercoledì 08 Settembre 2010

Con l’abolizione dell’Ici in aumento Tarsu, acqua, Irap, Irpef e servizi a domanda individuale. La “regina del balzelli” è quella sui rifiuti solidi urbani: +54% a Palermo

PALERMO – In Sicilia, più che in ogni altra regione italiana, si sta probabilmente pagando oggi lo scotto dell’abolizione dell’Ici, l’imposta comunale sugli immobili. Era stato detto da tutti, economisti o meno, che questo provvedimento avrebbe comportato un necessario innalzamento delle altre imposte per i Comuni. Però non ci si aspettava che il prezzo da pagare per i consumatori fosse così alto. Irpef, Irap, servizi a domanda individuale e soprattutto Tarsu e servizio idrico.
Sono queste le imposte che i consumatori siciliani si ritrovano sul groppone per il 2010 e per gli anni a venire in alcuni casi anche raddoppiate rispetto all’ultima bolletta pagata. L’analisi della Cgia di Mestre, fatta a respiro nazionale, sull’andamento delle entrate tributarie a livello centrale degli ultimi dieci anni, vede come protagonista indiscussa la Sicilia. L’associazione che raggruppa artigiani e piccole imprese ha potuto notare che gli introiti in questione hanno subito un calo leggero di 1,5 punti percentuali, mentre quelli che si riferiscono agli enti locali hanno beneficiato di un sostenuto incremento pari al 25,2 per cento.
Si tratta ovviamente di una media italiana che certamente vede l’Isola sforare di gran lunga questo dato. E certamente la regina dei balzelli è rappresentata dalla tassa sui rifiuti solidi urbani. Ovunque è aumentata ma solo per citare i capoluoghi rammentiamo che a Palermo ha subito un “ritocco” all’insù del 54 per cento, a Trapani del 50 per cento (nel 2008), a Caltanissetta del 40 per cento e addirittura ad Enna del 90. Nell’Isola, secondo il dossier rifiuti pubblicato da "Cittadinanzattiva" in questi giorni, la spesa media annua per la raccolta dei rifiuti solidi urbani è di 280 euro, ben 63 euro più alta della media nazionale (217 euro). A Palermo, che però è meno cara di Siracusa, Agrigento, Catania e Messina, per un appartamento di 100 metri quadri si pagano 261 euro di Tarsu: ai 227 euro calcolati moltiplicando 2,27 per ogni metro quadro, si devono aggiungere le addizionali erariali e provinciali. Senza dubbio questo è il risultato degli “effetti perversi” del nuovo sistema tributario: se i governi congelano e cancellano le tasse e le spese non diminuiscono, le tariffe non possono che aumentare.
Nei bilanci comunali il loro peso è cresciuto, pian piano, fin quasi a pareggiare quello delle entrate tributarie, falcidiate dal taglio dell’Ici sulla prima casa. Per il consumatore siciliano, il cui reddito è trai i più bassi d’Italia, però questa è una vera beffa. Infatti a differenza delle imposte (come le addizionali) che sono proporzionate al reddito, con quasi tutte le tariffe succede esattamente il contrario: colpiscono nella stessa misura ricchi e poveri, ma a questi ultimi fanno molto più male. Senza contare che alcune tariffe non hanno la minima logica. Nel senso che le basi imponibili, cioè l’oggetto a cui si applicano, non c’entra niente con il tipo di servizio che viene erogato. L’immondizia si paga sui metri quadri dell’abitazione, senza tenere minimamente conto del numero di persone che ci abitano e della quantità effettiva di rifiuti prodotti.
 

 
Rischio aumento Irpef per fronteggiare la voragine sanità
 
PALERMO – Per i siciliani i salassi potrebbero non confinarsi solo alla Tarsu. Infatti c’è il concreto rischio di nuovi balzelli su Irpef e Irap a causa delle voragini nella sanità. La Finanziaria del 2010 prevede infatti che i governatori con la sanità dissestata (tra questi la Sicilia che sta tentando di risanare faticosamente) siano obbligati ad aumentare le addizionali Irpef di 0,3 punti. La Sicilia quindi è nel mirino dove tra l’altro l’aliquota sull’imposta delle persone fisiche è già al livello massimo dell’1,4 per cento e potrebbe dunque salire all’1,7. La Uil ha già fatto due conti. Per i siciliani, nel 2011, l’Irpef regionale salirebbe in media da 262 a 318 euro. La Sicilia pagherebbe uno dei conti più salati: l’aumento sarebbe di 41 euro, in aggiunta ai 488 pro capite versati in media alla Regione. Il tutto, ovviamente, non tiene conto dell’Irap pagata dalle imprese, dagli autonomi e dai professionisti: già al livello massimo (4,8 per cento) quasi ovunque e che potrebbe aumentare di un altro 0,15. E che dire degli Ato idrico: in Sicilia si stima un progressivo aumento dell’imposta sino al raggiungimento della copertura totale del servizio.

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