Maxisequestro alla mafia dell’eolico - QdS

Maxisequestro alla mafia dell’eolico

Rosario Battiato

Maxisequestro alla mafia dell’eolico

mercoledì 15 Settembre 2010

L’uomo ritenuto vicino alle cosche siciliane e calabresi. Ogni Mw prodotto venduto a 2 milioni. Bloccati beni per un miliardo e mezzo di euro all’imprenditore Vito Nicastri

TRAPANI – L’ennesima testimonianza di come mafia ed energia rinnovabile stiano stringendo un pericoloso patto d’affari in Sicilia. Nella mattinata di ieri sono stati sequestrati a Vito Nicastri, uomo ben noto negli ambienti delle fonti rinnovabili e dell’eolico in particolare, beni per 1,5 miliardi di euro. Secondo la Dia l’attività dell’imprenditore isolano è quella “dello sviluppatore, figura professionale tipicamente italiana che consiste nella realizzazione e nella successiva vendita, chiavi in mano, di parchi eolici, con ricavi milionari, considerato che ogni megawatt prodotto è venduto a circa 2 mln di euro”. Nicastri, secondo le indagini, è stato segnalato per la sua vicinanza con noti esponenti mafiosi, dalla Sicilia fino in Calabria. Si parla in particolare di rapporti con “consorterie criminali operanti nel messinese, nel catanese ed anche con la ‘ndrangheta calabrese, in particolare con le ‘ndrine di Platì, San Luca ed Africo del reggino”.
Tra il materiale sequestrato ci sono 43 società di capitali, anche con partecipazioni estere, operanti prevalentemente nel settore eolico e fotovoltaico, intestatarie, tra l’altro di centinaia di appezzamenti di terreno ubicati nelle province di Trapani, Palermo, Reggio Calabria, di numerosi beni mobili, immobili e conti correnti, oltre che almeno un centinaio di beni immobili e 60 rapporti finanziari (conti correnti, depositi a risparmio, depositi titoli, polizze assicurative).
L’affaire Nicastri non stupisce più di tanto, in quanto il tarlo mafioso appariva già da tempo saldamente integrato nel giro d’affari che nel periodo Cuffaro ha lanciato l’eolico in Sicilia. Durante una intercettazione telefonica si era infatti appurato di come il boss Matteo Tamburello fosse particolarmente interessato alla costruzione di una fattoria eolica nel trapanese. Poi scoppiò la bomba dell’operazione “Via col Vento”, il novembre scorso, che vide imprenditori campani e siciliani accusati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata per aver indebitamente percepito contributi pubblici. Adesso quest’ultima tappa non fa altro che confermare i timori espressi da tempo anche da importanti esponenti del mondo istituzionale.
“Il maxi sequestro di beni sequestrati dalla Dia nel trapanese nel settore delle energie alternative – ha affermato Fabio Granata, vicepresidente commissione nazionale Antimafia – come l’eolico e il fotovoltaico, è la conferma di quanto denunciato da tempo. Quando denunciavamo la presenza di infiltrazioni nei settori della new-economy dell’energia, lo facevamo a ragion veduta. I sospetti relativi ai rapporti tra l’imprenditore trapanese e il capomafia Matteo Messina Denaro, proprio nel settore delle energie alternative dimostrano quanto denunciato da tempo e getta una ombra lunga e sinistra su altre inchieste… mafie, logge e affaristi all’attacco del territorio italiano”.
Per il senatore del Pd Costantino Garraffa, vice presidente della commissione Industria e energia e componente della commissione antimafia “l’impegno certosino delle Forze dell’ordine e della Dia trapanese ha dato oggi un duro colpo alla mafia e alla criminalità organizzata che con le energie alternative e l’eolico stanno tentando di affermare il loro predominio anche nel campo della new-economy. Già in Senato avevo rilevato il rischio che la Sicilia, terra di mare, di sole e di vento, potesse diventare, con le pale eoliche già installate e non collegate, il terminale per gli affari di mafia e di ‘imprenditori borderline’ con le facce pulite”.
 


Cascio: “Vigilare su queste attività”. Lumia: “Colpire sistema di collusioni”
 
PALERMO – “Esprimo vivo apprezzamento alla Dia trapanese per l’importante operazione che frantuma ancora una volta i progetti criminali che la mafia cerca di realizzare insinuandosi nella nostra economica”. Lo ha detto il presidente dell’Ars, Francesco Cascio. “Tutte le attività – aggiunge Cascio – redditizie come quelle che si innestano sull’eolico e sul fotovoltaico, richiedono quindi una particolare vigilanza non solo da parte degli inquirenti, ma anche delle istituzioni, a difesa dello sviluppo della Sicilia e dell’imprenditoria sana”.
Per il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione antimafia, “la brillante operazione conferma quanto denuncio da tempo: in questi anni Cosa nostra e’ riuscita ad infiltrarsi nel settore dell’eolico, potendo contare sull’intermediazione della malapolitica e della malaburocrazia. Adesso bisogna allargare il campo della verifica e del controllo di legalità a quanti hanno fatto affari e a coloro che hanno avuto responsabilità politiche e amministrative nella gestione di questo settore. Bisogna colpire il sistema delle collusioni e stringere il cerchio su Matteo Messina Denaro. È necessario – aggiunge Lumia – tenere alta l’attenzione perché, come si è visto, la mafia continua a sopravvivere e a prosperare. L’ingente patrimonio sequestrato ci dà il senso della portata degli affari di Cosa nostra, del suo potere e di quello del suo capo”.

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