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Palermo – Canali sporchi e niente collettori resta alto il rischio idrogeologico

Luca Insalaco

Palermo – Canali sporchi e niente collettori resta alto il rischio idrogeologico

venerdì 17 Settembre 2010

Un anno fa le frane di Belmonte Chiavelli. D’Arrigo (Mpa): “Tavolo tecnico Comune-Regione”. Basta un poco di pioggia e la città va giù. E non c’è un Piano di intervento

PALERMO – Basta qualche minuto di pioggia intensa perché la città si allaghi. Le scene di delirio si ripetono ogni volta che le precipitazioni aumentano di intensità. E allora sono auto impantanate, locali inondati, edifici pubblici inagibili. Palermo soffre per un sistema fognario obsoleto, non più adatto alle esigenze di una città che aspira ad essere metropolitana, e per la mancata realizzazione delle grandi opere, annunciate ma che non hanno ancora visto la luce.
Di certo, preoccupa ciò che precipitazioni più prolungate o violente potrebbero provocare.  La provincia di Palermo è, assieme al Messinese, quella maggiormente esposta al pericolo di dissesto idrogeologico da frana, come si evince dal Rapporto sullo stato del rischio idrogeologico 2008, redatto dalla Protezione civile regionale. In città, in particolare, il rischio è di tipo idraulico: i fiumi sotterranei rischiano di esondare in assenza di una manutenzione adeguata dei canali e se non vengono realizzati gli attesi collettori.
“La città non ha un piano per la tutela da rischio idrogeologico”, lancia l’allarme il capogruppo Mpa in Coniglio comunale, Leonardo D’Arrigo. “Le opere previste dal Piano regolatore generale – ha detto il consigliere – a partire dal canale di gronda, non sono state realizzate. Le zone collinari, devastate dall’abusivismo, non sono state rimboschite e messe in sicurezza, nei canali di deflusso delle acque piovane non viene effettuate alcuna manutenzione”.
Solo un anno fa sono state le frane di Belmonte Chiavelli a ricordare i rischi derivanti dal mancato rispetto del territorio. Gli scempi urbanistici, tuttavia, sono visibili anche in altre zone del capoluogo. 
D’Arrigo chiede, quindi, che venga ricostituito il tavolo tecnico permanente tra Regione e Comune presso il dipartimento regionale della Protezione civile, “per predisporre e rendere operativi un programma di interventi urgenti ed il Piano di riqualificazione idrogeologico e tutela del territorio comunale, individuare le fonti di finanziamento della Regione, dello Stato e dell’Unione Europea”. Da qui la richiesta di fondi alla Regione “per investimenti e in particolare per la tutela e l’assetto del territorio”, visto che i fondi Fas finora sono stati utilizzati in maniera “impropria”, ovvero “per tappare i buchi del Comune e delle società partecipate”.
 

 
L’Amia Essemme. Gli “angeli delle caditoie” rischiano il posto
 
PALERMO – I recenti allagamenti hanno riproposto il problema degli otturamenti delle caditoie. Ad occuparsi della pulizia nel capoluogo sono gli addetti di Amia Essemme, ora a rischio licenziamento. Per salvaguardare i livelli occupazionali nell’azienda da più parti è stato invocato l’assorbimento dei lavoratori in Amap. Contrario a questa ipotesi è Davide Faraone (Pd), secondo il quale l’assorbimento dei 157 lavoratori “metterebbe in grave crisi i conti già asfittici di Amap”. La realizzazione delle opere del sistema fognario, invece, è affidata ad Acque Potabili Siciliane, la società che è aggiudicata la gestione del servizio idrico integrato in provincia di Palermo, ora messa in liquidazione. A rischio in questo caso sono 220 posti di lavoro.
Per chiedere interventi a loro tutela nei giorni scorsi è intervenuto Salvino Caputo (Pdl), per il quale, nonostante la procedura di liquidazione, “bisogna garantire la puntuale erogazione del servizio ed il rispetto delle norme contrattuali e la salvaguardia dei posti di lavoro”.

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