“Una gran buona notizia per le piccole e medie imprese – ha commentato il vicepresidente dell’esecutivo europeo responsabile per la politica industriale Antonio Tajani –. Il provvedimento, ha aggiunto, consentirà di rimettere in circolazione una liquidità di circa 180 miliardi di euro e di tenere così in vita tante Pmi che rischiano di soffocare sotto il peso della crisi e dei ritardi nei pagamenti”.
La legislazione sui termini di pagamento varia di nazione in nazione all’interno dell’Ue come pure i trend del rischio di mancato pagamento; se la cavano meglio i paesi del Nord Europa rispetto a quelli dell’Est o dell’Europa Meridionale. Tra le nazioni più a rischio Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Polonia, Repubblica Ceca e Lituania. La Commissione Imco (Mercato Interno e Protezione dei Consumatori) ha approvato una proposta di nuova direttiva nella quale si chiede di stabilire delle sanzioni applicabili sia al settore pubblico che privato e di limitare il normale termine di pagamento delle fatture a 30 giorni per le transazioni tra Pubblica Amministrazione e privato o tra privati. In Italia, in particolare, a partire dal gennaio 2009, hanno chiuso in media 30 aziende al giorno a causa di problemi di liquidità e dell’impossibilità di accedere al credito.
Gli arretrati dovuti dalle Pa alle aziende di piccole e medie dimensioni toccano, secondo quanto afferma l’Abi, i 50-60 miliardi di euro. Massimo Baldinato, membro del comitato di gabinetto di Antonio Tajani, Commissario Europeo all’Industria, afferma che la riforma della Direttiva sui ritardati pagamenti rappresenta una priorità nelle discussioni di Commissione, Parlamento Europeo e Consiglio.
Questa proposta – afferma la Lega delle cooperative – oltre alla ribadita opportunità di un allentamento del patto di stabilità interno per i Comuni cosiddetti virtuosi, è stata approvata anche dalle organizzazioni del Taiis (Tavolo Interassociativo Imprese dei Servizi) e da Sindacati di categoria di Cgil/Cisl/Uil, sulla base di un’articolata analisi della situazione attuale contenuta nel rapporto di ricerca commissionato ad Astrid, nota Fondazione di ricerca sulla Pubblica Amministrazione, presieduta da Franco Bassanini.
“Vogliamo che la direttiva diventi legge italiana e che non ci siano modi per aggirarla – ha detto Marcegaglia –, ricordando che l’Italia è contraria perché deve pagare un sacco di soldi alle imprese, circa 70 miliardi di euro”. Alla presa di posizione di Emma Marcegaglia fa eco la Cna. “I singoli stati avranno due anni per recepire la direttiva. Speriamo che l’Italia sia tra i primi paesi a farlo, dato che peggio dei tempi di pagamento italiani ci sono solo quelli greci e portoghesi. Per una volta non ci dispiacerebbe correre per la parte alta della classifica, nella speranza di trovare ancora in attività tante piccole imprese oggi agonizzanti”.