Il controllo educa cittadini e burocrati - QdS

Il controllo educa cittadini e burocrati

Carlo Alberto Tregua

Il controllo educa cittadini e burocrati

giovedì 14 Ottobre 2010

Sindaci controllati, sindaci efficienti

Qualche sera fa sono stato speaker in un incontro, ospite il sindaco di Catania, Raffaele Stancanelli, e il deputato Giovanni Barbagallo (Pd).
Non entro nel merito della materia trattata, oggetto di altro servizio già pubblicato mercoledi 29 settembre. Ma è emerso un dato, comune a quasi tutti i sindaci siciliani, ed è la lamentela della scarsa educazione dei cittadini. È impossibile, sostengono i sindaci, controllare tutto il territorio, minuto per minuto e centimetro per centimetro. Vero, ma da questo estremo non si può giustificare l’altro e cioè che non si esercita nessun controllo sistematico nè dei cittadini, nè dei servizi prodotti dall’amministrazione, nè del territorio.
C’è una via di mezzo, che è quella del buon senso, secondo la quale ogni sindaco deve mettere in campo tutte le risorse che ha per far funzionare la sua macchina amministrativa e per fare in modo che i bravi cittadini, in maggioranza, vengano tutelati dai cattivi cittadini maleducati e fetenti. Vi è poi un altro aspetto che non va sottovalutato dalle amministrazioni comunali: riguarda la corruzione. Una battuta riferisce “quel dirigente aveva le mani pulite: portava i guanti quando prendeva le buste”.

Per evitare la corruzione dentro le amministrazioni comunali, è indispensabile che vi sia trasparenza, di modo che tutti i cittadini possano controllare. La trasparenza come si estrinseca? Attraverso il portale  web nel quale vengano scritti giorno per giorno tutti gli atti deliberativi e amministrativi di Giunta e Consiglio nonchè tutte le direttive dei dirigenti.
La trasparenza si attua anche inserendo tutti i servizi nello stesso portale e consentendo ai cittadini di farne richiesta dal proprio desk. Si eviterebbe così quella becera imposizione di dipendenti che chiedono la presenza fisica dei cittadini presso i loro sportelli, esercitando una sorta di sudditanza fisica e psicologica, secondo la quale questi ultimi sono sempre tenuti a rendere conto o a dimostrare.
La legge 69/2009 ha previsto (art. 33 e seguenti) la delega al Governo per modificare il Codice dell’amministrazione digitale, già approvato in prima battuta dal Cdm del 19 febbraio. In esso si sancisce il dovere per la Pubblica amministrazione di non richiedere al cittadino documenti che la Pa ha già al suo interno con delle sanzioni per le Pa inadempienti. Ma dirigenti e dipendenti pubblici fanno orecchie da mercante.

 
I burocrati continuano a vessare i cittadini, chiedendo loro di recarsi in questo o quello ufficio, a presentare questo o quel documento.
Comprendiamo che ribaltare la vecchia mentalità, che dura da oltre sessant’anni, sia molto difficile. Ma è un’esigenza indifferibile. Per accelerare questo processo di cambiamento è indispensabile mettere in atto tutti i controlli effettivi e non formali previsti da chi ha competenze professionali in materia di organizzazione aziendale.
Non è accettabile che il corpo dei Vigili urbani di Catania, o di Palermo, tenga due terzi dei propri dipendenti dietro le scrivanie a non fare l’attività per cui sono stati assunti. I Vigili urbani devono controllare il territorio in modo sistematico, anche aiutati da una rete di telecamere installate in posti sensibili, in modo da avere sottocchio tutti i quartieri della città.
Quando si verifica un’anomalia, un pericolo, un reato, il corpo della Polizia municipale dovrebbe avere dieci squadre di pronto intervento che si catapultano sul luogo dove si è manifestato il pericolo. Ovviamente parliamo di vigili addestrati in ogni senso per rendere efficace la propria azione.

Il Federalismo accorcia la distanza tra i cittadini ed il sindaco, perchè dà la facoltà all’amministrazione di modulare le addizionali alle imposte nazionali in relazione alle proprie esigenze di bilancio. Cosicchè, se il sindaco le aumenterà, dovrà spiegare che i relativi introiti sono ben spesi. Il Federalismo prevede anche che una quota dell’Iva, cioè l’imposta sui consumi, vada ai Comuni, non solo, ma stabilisce premi per quelle amministrazioni locali che snidino gli evasori, prevedendo a loro favore una percentuale, sull’ammontare incassato, del 30 per cento.
Il complesso di operazioni prima descritte hanno lo scopo di responsabilizzare i sindaci, i quali ancor più saranno coloro ai quali i cittadini si rivolgeranno nel bene e nel male. Solo che ora, con la diminuzione delle risorse finanziarie, i primi cittadini non potranno più scambiare il voto col favore, ma saranno costretti a chiedere il consenso sulla base della buona amministrazione e di ottimi servizi prestati.

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