La Regione fa i conti senza l’oste - QdS

La Regione fa i conti senza l’oste

Dario Raffaele

La Regione fa i conti senza l’oste

giovedì 14 Ottobre 2010

Performance. Senza organizzazione apparati inefficienti.
Obbligatorio. Il Piano aziendale di un ente pubblico è obbligatorio ai sensi dell’articolo 97, comma 2 della Costituzione, che fa riferimento all’imparzialità della pubblica amministrazione.
Pianta organica. La Regione si avvale di 13.528 dipendenti a tempo indeterminato e oltre 7.000 a tempo determinato. In totale 20.642 unità di cui 2010 dirigenti, uno ogni 5,6 dipendenti.

Senza piano aziendale ogni ente pubblico è come una nave senza bussola, che non può raggiungere alcuna rotta e quindi alcun obiettivo. Sono quattro le fasi del lavoro che dovrebbero delineare il buon andamento di una amministrazione: la programmazione, l’organizzazione, la gestione ed il controllo. Senza un obiettivo (che dovrebbe essere fissato nella fase di programmazione) non è possibile definire nemmeno la pianta organica di un Ente. Come si fa a quantificare la tipologia delle risorse umane necessarie per realizzare qualcosa di indefinito? Solo dopo aver fissato gli obiettivi si possono quantificare il numero di dipendenti necessari, le risorse finanziarie e strutturali per conseguire i risultati. E’ necessario quindi attuare un cronoprogramma di esecuzione.
 
Il piano aziendale, del resto, è obbligatorio ai sensi dell’art. 97, comma 2, della Costituzione che recita: “Nell’ordinamento degli uffici sono determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari”.
Eppure la Regione siciliana si ritrova con un organico di 20.000 “marinai” che non sanno bene cosa fare, nessuno ha stabilito dettagliatamente i loro compiti, in che modo e in quanto tempo devono essere realizzati.
Al 31 dicembre 2009 erano 13.528 i dipendenti a tempo indeterminato per fare camminare (a rilento) la macchina amministrativa regionale e oltre 7.000 a tempo determinato (quasi 5.000 in questi giorni stanno partecipando alle “ardue” prove organizzate dalla Regione che li porteranno alla stabilizzazione); un totale di 20.642 unità dipendenti regionali. Di questi – stante alla requisitoria del Procuratore generale d’appello della Corte dei Conti Sicilia Giovanni Coppola – 2010 sono dirigenti, ovvero uno ogni 5,6 dipendenti.
E ancora: 1.800 dipendenti degli sportelli multifunzionali, 10.000 dipendenti della formazione professionale (divisi tra docenti e amministrativi), 28.000 forestali… Numeri di un ingorgo amministrativo più utile come ammortizzatore sociale che come strumento per far funzionare al meglio la macchina amministrativa.
Ma torniamo ai dirigenti. Secondo la dotazione organica della Regione siciliana, contenuta nelle tabelle allegate alla Legge regionale n. 41 del 29 ottobre 1985 e successive modifiche, i dirigenti regionali, allora distinti in Direttori regionali e Dirigenti superiori, dovrebbero essere complessivamente 528. Oggi, dunque,  vi sarebbero 1.428 Dirigenti in più o, come si suole dire, in soprannumero.
La Regione siciliana, di recente, con l’art. 51 della Legge regionale n.11 del 12 maggio 2010, è ritornata sulla dotazione organica del proprio personale approvandone una nuova, sostitutiva di quella del 1984.
Il nuovo organico si riferisce però non ai Dirigenti, ma al restante personale non dirigenziale con esclusione, peraltro, del personale del Corpo Forestale della Regione.
La nuova dotazione organica viene determinata in 15.600 unità, quale somma del personale della categoria A (2.800 unità), della categoria B (2.600 unità), della categoria C (4.600 unità) e della categoria D (5.600 unità). Da qui si sono creati i presupposti per un incremento di 4.808 dipendenti a tempo indeterminato, scelti solo tra i precari storici della Regione (entrati nella Pa senza concorso in violazione di quanto previsto dall’Art. 97 della Costituzione, c. 3), arrecando dunque un danno ai 236.000 disoccupati siciliani che restano tagliati fuori dai giochi (clientelari) della politica.
Accanto alle centinaia di e-mail a sostegno alla nostra campagna contro le “stabilizzazioni incostituzionali”, ne abbiamo ricevuta qualcuna che ci accusa di un accanimento nei confronti dei precari della Pa, spesso definiti “inutili”. Sia ben chiaro: queste persone possono essere (e sicuramente lo sono) preparate e competenti nel loro lavoro, sono “inutili” in quanto “eccedenti” quella che dovrebbe essere la normale (o per meglio dire ottimale) dotazione organica della pubblica amministrazione  di una Regione che, con 5 milioni di abitanti conta già, senza che sia stato deciso in alcun Piano aziendale, 20.642 dipendenti (fonte: Corte dei Conti Sicilia) contro i 3.129 di una regione, la Lombardia, che di abitanti ne ha quasi 10 milioni.

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