La Sicilia fa scappare le imprese al Nord - QdS

La Sicilia fa scappare le imprese al Nord

Massimo Mobilia

La Sicilia fa scappare le imprese al Nord

mercoledì 24 Novembre 2010

Forum della Cisl con Confindutria e assessorato Attività produttive sul rapporto di crisi tra i grandi gruppi industriali e la Regione. Bonanni: “Puntare su energia, infrastrutture, istruzione e Pa efficiente”. Venturi: “Non regaliamo soldi”

PALERMO – “C’è da incalzare le istituzioni per non fare scappare le aziende dal Sud. In Italia non si investe perché le tasse sono troppo alte rispetto alle altre parti, perché non funziona tutto ciò che fa impresa, non funziona la realtà di contesto: energia, infrastrutture, pubblica amministrazione, istruzione, tutto ciò che fa la forza di una impresa, soprattutto nel Meridione”.
Lo ha detto il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, a margine forum del sindacato “I grandi gruppi industriali e la Sicilia, un rapporto in crisi” che si è tenuto a Palermo. “Spero che le parti sociali possano collaborare per mettere all’angolo quanti vogliono vivacchiare”, ha aggiunto Bonanni, secondo cui “il governo si fa attraverso la cooperazione, occupandosi delle cose piccole e delle cose grandi ogni giorno, al di fuori di un clima di proclami che invece sembra l’unico criterio che la classe dirigente usa per affrontare i problemi”.
Gli ha fatto eco il presidente di Confindustria, Ivan Lo Bello: “C’è una politica industriale che oggi fatica a trovare spazio in Sicilia. Quotidianamente verifichiamo una disattenzione culturale e politica sui grandi gruppi. Credo che il mondo politico debba rivisitare la sua posizione, valutare l’impatto economico, le ricadute sul territorio e diventare un interlocutore attento, mettendo da parte un pizzico di demagogia, cercando di accelerare i processi organizzativi per snellire la burocrazia. Ci sono pezzi della politica convinti che la ricchezza si produca distribuendo risorse che non ci sono più, facendo debito o cercando di utilizzare fondi di investimento per la spesa corrente”.
“Sul federalismo è necessario andare avanti – ha aggiunto Bonanni – credo che la Marcegaglia volesse dire questo, può essere molto utile farlo. Dobbiamo però discutere in che modo si possano aiutare le realtà più in difficoltà. Bisogna far partire meccanismi di perequazione, perché che qualcuno vada avanti e altri restino indietro può avere nel futuro un sapore molto amaro”.
“Realtà in difficoltà come la Sicilia alla fine potrebbero sprofondare ulteriormente”, ha proseguito il segretario Cisl, che ha ripreso anche il discorso su SicilFiat: “Andare d’accordo con la Cgil interessa la qualità delle cose che si fanno. Meglio non andare d’accordo che essere in sintonia e non fare niente. Tra un anno a Termini non faremo più auto Fiat. Spero che i sindacati vadano d’accordo per tutelare lo stabilimento”.
“Per effetto della grande crisi mondiale grandi gruppi come Fiat ed Eni rischiano di andare via, perché la Sicilia è una realtà meno competitiva per loro”, ha dichiarato anche il segretario regionale della Cisl, Maurizio Bernava. “Chiediamo che Regione e Governo nazionale dialoghino per programmare l’uso delle uniche risorse che abbiamo a disposizione, quelle dei fondi europei e Fas, per dare a questa regione una strategia di sviluppo che metta al centro la produzione, la crescita economica, l’occupazione, ma soprattutto l’impresa. è una rivoluzione  copernicana – ha aggiunto – quella che serve, non possiamo perdere più tempo”.
A nome del Governo regionale, al forum era presente anche l’assessore regionale alle Attività produttive, Marco Venturi, secondo il quale “la Sicilia deve puntare sullo sviluppo e quindi sulle infrastrutture che oggi sono insufficienti. L’impresa è una risorsa su cui puntare, ma l’atteggiamento non deve essere quello di regalare soldi alle aziende, come si è fatto in passato”.

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