Senza freni il crollo degli appalti in Sicilia - QdS

Senza freni il crollo degli appalti in Sicilia

Cettina Mannino

Senza freni il crollo degli appalti in Sicilia

venerdì 19 Giugno 2009

Parla Ferdinando Ferraro, direttore dell’Ance Sicilia. Di circa 150.000 addetti del settore edile, il 30% è disoccupato. “Un’impresa che si aggiudica una gara d’appalto non viene retribuita prima di sei mesi”

PALERMO – Continua a preoccupare l’andamento negativo del settore edile in Sicilia. Nei primi mesi del 2009 Ance Sicilia, il collegio regionale costruttori edili siciliani, ha registrato, da gennaio ad aprile, un calo del 35,07 per cento.
Il risultato delle percentuali  è frutto di un attento monitoraggio, da parte dell’Ance, sul numero dei cantieri siciliani che sono stati aperti durante questi mesi e delle imprese edili che hanno  lavorato grazie alle gare d’appalto bandite dalla Regione Sicilia, e quindi guadagnato con i fondi messi a disposizione dagli assessorati regionali. 
“Una crisi – spiega il direttore del Collegio, Ferdinando Ferraro – che aggiunta a quella dello scorso anno arriva ad una percentuale di circa 83 per cento. Il 2008, infatti, si è chiuso con meno 50 per cento”. Una situazione che a detta del direttore non si registrava dal 1993.

Gli addetti del settore edile in Sicilia sono circa 150 mila di questi il 30 per cento è disoccupato. Il mese peggiore è stato febbraio. Le gare d’appalto sono passate da 134 nel 2008 a 43 nel 2009. Passando, quindi, da un importo stanziato di euro 103.468.208 nel 2008 a 40.203.296 nel 2009. Le gare con importo superiore ai 5.000.000 di euro sono state espletate a Bagheria, Acireale e nel Consorzio A.S.I. di Agrigento.
La provincia che ha maggiormente subito un calo nell’andamento dei lavori banditi con gare d’appalto è Messina, seguita da Enna. Unico dato positivo arriva invece da Caltanissetta. Ma secondo Ance il numero delle gare d’appalto è comunque da prendere in maniera indicativa. Non sempre, infatti, le gare d’appalto vengono portate a termine, alcune ad esempio vanno deserte. “Inoltre – afferma il direttore del collegio-  bisogna considerare che a Catania sono stati stanziati più di quarantasei milioni di euro. Ma se dividiamo l’importo per 58 gare d’appalto ci rendiamo subito conto che si tratta di piccolissime opere, tipo il rifacimento di marciapiedi, in pratica opere di manutenzione ordinaria”.

Nel 2008 il crollo del mercato delle opere pubbliche regionali si è verificato nell’edilizia universitaria con -72,73 per cento. Il volto del direttore Ferraro è visibilmente preoccupato. ”Non è un periodo facile- afferma- .Ma la cosa che più mi preoccupa è che non se ne vede la fine”. Inoltre un impresa che si aggiudica una gara d’appalto non viene retribuita prima di sei mesi.
“Per cui- spiega il direttore- mentre prima c’era maggiore liquidità e i tempi di pagamento erano più brevi, adesso le aziende devono approntare tutte le spese da sole, senza capitale. E qui si interrompe la catena dell’intera economia interna”.
Altro dato raccolto dall’Ance è quello della difficoltà da parte delle imprese siciliane, circa 4.500 in tutto il territorio, a partecipare alle gare d’appalto. “I fondi Fas o europei- continua Ferraro- vengono dirottati sulle grandi opere pubbliche. Ma le nostre aziende non possono accedere. Per partecipare, infatti, viene valutato il fatturato degli ultimi 5 anni. E in Sicilia purtroppo sono poche le imprese così grandi e solide”.

Ance Sicilia, portavoce di tutte le imprese dell’Isola, a questo punto chiede solo una cosa: dialogo con le istituzioni. “Ci sono troppe regole- continua- e troppe leggi che non giovano e non servono a migliorare l’economia della nostra Isola, e non migliorano neanche i tempi di lavoro delle imprese”. Altre porte chiuse secondo l’Ance sono le banche.

 


Serve una radiografia delle imprese a rischio di infiltrazioni mafiose

PALERMO – “Serve un intervento anche dei Prefetti”. Il direttore del Collegio regionale dei costruttori edili siciliani, Ferdinando Ferraro,  in questo periodo di crisi, chiede l’aiuto non solo delle istituzioni politiche ma anche della istituzioni dei palazzi di giustizia. Secondo Ance Sicilia la legge antimafia non si schiera pienamente a favore delle imprese. “Chiediamo – afferma Ferraro – ai Prefetti di fare una chiara radiografia delle imprese o dei fornitori a rischio di infiltrazioni mafiose”. Al momento, infatti, se un impresa subappalta un lavoro oppure si fornisce di materiale edile da una ditta mafiosa rischia la sospensione dalla gara d’appalto. Altro caso emblematico è anche l’assunzione di personale che possa avere collegamenti con le cosche mafiose.
“Succede – continua il direttore – che le imprese spesso non sanno che quell’elemento è un soggetto a rischio. Per cui è assurdo che io impresa debba fare una ricerca per verificare se la vita privata di un mio operai si svolga nel pieno della legalità”. (c.m.)

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