Consorzi di bonifica, sprechi e debiti - QdS

Consorzi di bonifica, sprechi e debiti

Michele Giuliano

Consorzi di bonifica, sprechi e debiti

venerdì 31 Dicembre 2010

Agricoltura. Carrozzoni clientelari al servizio della politica.
Inutili. Sono undici in tutta l’Isola: dovrebbero gestire impianti e distribuzione dell’acqua delle dighe ma spesso restano delle inutili scatole vuote a vantaggio esclusivo dei dipendenti.
A secco. Nel 2009 due intere aree della Provincia di Palermo, Polizzi Generosa e San Giuseppe Jato, non hanno ricevuto una sola goccia d’acqua per i loro 8.000 ettari di terreno coltivato.

Undici Consorzi di Bonifica in Sicilia senza capo né coda. Dovrebbero gestire impianti e distribuzione dell’acqua delle dighe, spesso però restano anche scatole vuote e l’impressione è che sino ad oggi siano serviti solo a vivacchiare, lavorando non oltre l’ordinario, con il solo scopo di creare uno stipendificio. Obiettivo quest’ultimo che sembra essere pienamente riuscito: queste strutture hanno oltre 2.500 impiegati e costano alle casse della Regione 120 milioni di euro. Si mette con numeri alla mano la Cia siciliana e li snocciola evidenziando le vergogne del sistema. Che qualcosa non funzioni appare evidente anche ai più sprovveduti. Come potere indicare, se non in questo modo, l’intero apparato nel momento in cui si dà una sbirciatina alla immensa pianta organica.
 
Come si spiega che da un Consorzio ad un altro possa emergere una abissale discrepanza tra il numero degli impiegati e gli ettari da gestire? Un esempio su tutti Enna, con appena 6.800 ettari (68 kmq) da irrigare effettivamente e ben 315 dipendenti, è il secondo Consorzio della Sicilia per numero di lavoratori. Significa in pratica che per irrigare da queste parti ci vuole in media un dipendente per appena 5 ettari. E peggio ancora fa il Consorzio di Messina: qui addirittura un dipendente irriga 2,2 ettari.
Una vera sproporzione se si considera oltretutto che negli altri Consorzi siciliani, che certamente non fanno eccezione per qualità e produttività, questi rapporti sono completamente “sballati”. Ad esempio come è possibile che a Trapani sia bastevole un dipendente per irrigare 83 ettari, così come a Catania per irrigarne 56 o ad Agrigento per irrigarne 33? Un quadro statistico davvero allarmante che viene fuori mettendo a confronto i dati della Cia con quelli della Csei di Catania, costola del Formez, che ha proprio analizzato l’aspetto della gestione del territorio.
Altro aspetto che fa credere che questi Consorzi siano sovradimensionati rispetto al loro effettivo lavoro è quello relativo agli ettari di territorio effettivamente irrigati. In pratica per ragioni di vario genere, che essenzialmente sono legati alla fatiscenza delle condutture, molto terreno che sulla carta dovrebbe essere irrigato, in pratica non lo è. Colpa della carenza delle infrastrutture. Facendo una media negli 11 Consorzi si appura, sulla base di ciò che attesta la Cia, che si irriga meno della metà del territorio di competenza: appena il 42 per cento.
“Tutte queste spese – dice il segretario regionale della Cia siciliana, Carmelo Gurrieri – affrontate dalla Regione ogni anno, che ammontano a 120 milioni di euro, non bastano ad evitare la sete all’agricoltura siciliana, dove sono saltate campagne di produzione e le coltivazioni arboree sono allo stremo”. “Siamo in presenza di strutture assolutamente incapaci di mettere in campo uno straccio di programmazione” attacca il segretario provinciale di Palermo della stessa confederazione, Totò Inghilleri.
Proprio in questi giorni è scoppiato lo scandalo al Consorzio di Bonifica di Catania dove la Procura della Corte dei Conti ha aperto un’inchiesta su presunte assunzioni e consulenze clientelari tale da creare gravi ripercussioni finanziarie: “Ancora una volta – commenta il presidente della Commissione alle Attività produttive all’Ars, Salvino Caputo – ci troviamo di fronte all’ennesimo scandalo che vede come protagonisti i responsabili di importanti Enti pubblici che sfuggono al controllo della Regione e che trasformano strutture a servizio dell’agricoltura in carrozzoni clientelari.
 
Abbiamo chiesto al Commissario di comunicare i criteri delle assunzioni e gli eventuali collegamenti con esponenti politici o partiti e all’assessore alle Politiche Agricole se ha svolto i necessari compiti di controllo e vigilanza sul Consorzio di Bonifica”. C’è spazio anche per un primato assoluto in negativo: nel 2009 ci sono state due intere aree della provincia di Palermo, Polizzi Generosa e San Giuseppe Jato, che non hanno ricevuto un solo goccio d’acqua nei loro circa 8.000 (80 kmq) ettari di terreno coltivati. Colpa della fatiscenza delle reti idriche.

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