Un ostello della gioventù nuovo di zecca ma che nessuno ha mai usato in tre anni - QdS

Un ostello della gioventù nuovo di zecca ma che nessuno ha mai usato in tre anni

Alessandro Accardo Palumbo

Un ostello della gioventù nuovo di zecca ma che nessuno ha mai usato in tre anni

martedì 11 Gennaio 2011

Sprechi. Opere realizzate e lasciate a marcire.
L’immobile. Il comune di Menfi ospita un edificio che sarebbe ottimo per la ricettività turistica: due piani con 43 stanze e servizi, ancora senza arredi ma con tutte le dotazioni necessarie.
Le condizioni. Ci sono tracce di muffa sulle pareti, i manufatti in ferro cominciano ad arrugginire, l’erba cresce indisturbata mentre si è ancora in attesa del collaudo tecnico delle opere.

MENFI (AG) – È costato quasi 418 mila euro, ma dal 2007 ad oggi non è stato nemmeno inaugurato. L’ostello della gioventù di Porto Palo è solo l’ultimo episodio di un racconto, in cui lo sviluppo turistico resta solo sulla carta. La struttura ricettiva – i cui cantieri hanno chiuso i battenti all’inizio del 2006 e che è stata finanziata a metà del 2003 dall’assessorato regionale ai Lavori Pubblici – ha 43 posti letto, tutti dislocati al primo piano. La struttura sorge in un piccolo e antico borgo marinaro una volta dedito alla pesca. Più precisamente si trova in cima ad un minuscolo promontorio e a cinquanta metri dall’imponente “Torre” (XVI sec). L’antico baluardo faceva parte, infatti, del sistema di difesa ed avvistamento isolano, con una funzione anti corsara.
Compiuti i primi passi all’interno dell’ostello, emerge subito che  non gode di buona salute: il cancello d’ingresso e coperto interamente dalla ruggine e le erbacce tutt’intorno la fanno da padrona. La struttura è formata da un pianterreno e un primo piano suddiviso in due ali. L’una unita all’altra, formano un angolo di novanta gradi. Il pianterreno – che ha una parte scoperta nella quale le porte dei locali tecnici (caldaie, quadri elettrici) sono un po’ in degrado  – ha al suo interno gli uffici della direzione e della reception. Da questa, si diparte una scalinata che porta alle camere del primo piano.
Sempre al piano terra, dopo l’ingresso a destra, si trova un ampio refettorio, soppalcato nella parte finale, vicino al quale vi sono una cucina ed i servizi igienici. Tutte le stanze al pian terreno sono prive d’arredo e manca qualche pannello nel controsoffitto della sala mensa.
Salendo la rampa che ci separa dal piano superiore, qualche magagna inizia a fare capolino. Al termine del passamano, appaiono i primi segni di infiltrazioni piovane. Subito appresso si accede ad un lungo corridoio, sul quale si affacciano sei stanze. La vista che si gode da qui, grazie alle numerose finestre di cui è dotato il primo ed unico piano dell’ostello, è molto bella: il mare e la luce, infatti, non mancano. Questo lato si sporge, difatti, su una splendida costa, insignita quattordici volte della ‘Bandiera Blu’ della Fee (Fondazione europea per l’ambiente). Peccato che sotto queste finestre e nella stanza in fondo al corridoio, che si allunga sulla già citata ‘Torre’, vi siano altre tracce di muffa.
Tornando sui nostri passi notiamo che, pure qui, le stanze sono prive d’arredi, ma non dei sanitari: rubinetti, piatti doccia e tazze sono al loro posto, intatte, segno che i vandali hanno avuto altri luoghi da visitare.
Ripercorriamo il corridoio all’inverso e, raggiunto il fondo, usciamo all’aperto dalle uscite di ‘insicurezza’. Già, perché la scala antincendio è coperta, anch’essa, dall’ossido. Chissà quanto resisterà ancora: meglio tornare all’altra di scala. Alla sua destra c’è un corridoio, ai lati del quale, vi sono altre camere. Quasi tutte hanno bagni, docce e … altra muffa: è evidente che i lavori non sono stati eseguiti a regola d’arte.
“Bastano poche decine di euro e un po’ di silicone – afferma pronto il vice sindaco Antonino Di Carlo, che gentilmente ci accompagna nella visita – per risolvere il problema. Provvederemo nei prossimi giorni – dice rivolgendosi al tecnico comunale che ci ha aperto l’ostello – è una cosa da poco”.
La struttura ricettiva, a tre anni dalla chiusura del cantiere, è in attesa del collaudo definitivo. In mancanza di esso nessun futuro è ipotizzabile. “L’importo dei lavori supera i 500 mila euro – aggiunge il vice sindaco – ed il collaudo tecnico spetta, per legge, alla Regione Sicilia.
Di recente hanno nominato un tecnico, l’ingegnere Toti Misuraca di Sciacca, per concludere l’iter”. Quando gli è stato affidato l’incarico per il collaudo?
“Non ricordo di preciso, comunque nel 2010, a giorni dovrebbe consegnarlo”. È la stessa cosa che ci aveva detto a settembre: “Non dipende da noi, infatti, ho dato mandato all’ufficio tecnico di scrivere una lettera, per intimare la consegna entro pochi giorni, eventualmente procederemo per vie legali”.
 

 
L’ipotesi della vendita e il nodo degli arredi
 
MENFI (AG) – L’amministrazione comunale affida la risposta alle nostre domande al vice sindaco e ingegnere Antonino Di Carlo.
Come mai l’ostello è vuoto?
“Il finanziamento non ha previsto gli arredi, che vengono dopo il collaudo. Se lo gestiremo noi, dovremo trovare le somme, poiché l’amministrazione l’aveva inserito nel piano delle alienazioni, poiché per noi, gestire una struttura di questo tipo, è molto problematico. Comunque dalla vendita si è deciso di darlo in gestione ad una qualche società”.
A quale periodo risale questo cambio?
“Di recente, nel 2010, ma attualmente siamo in fase di valutazione. La struttura, per essere al completo, ha la necessità di avere una spesa di circa 250 mila euro, a mio parere. Se dobbiamo darlo in gestione, arredare 43 posti letto, oltre al refettorio, penso ci vorranno intorno ai 200 mila euro; altrimenti – e questo è il mio parere – oggi come oggi, conviene venderlo”.
A quale cifra?
“È molto appetibile, dato che si trova in un posto incantevole; vicino alla torre, panoramicamente è spettacolare. Una valutazione ufficiale non è stata fatta, ma io, da tecnico, penso non meno di 600 mila euro”.
L’ipotetica somma di vendita comprende gli arredi?
“Se lo vendiamo, il costo lo sostiene l’acquirente, altrimenti è un poco problematico andare a trovare queste somme con l’obbligo di rispetto del Patto di stabilità”.

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