Ecomafie, in Sicilia il 10,8% dei reati - QdS

Ecomafie, in Sicilia il 10,8% dei reati

Rosario Battiato

Ecomafie, in Sicilia il 10,8% dei reati

mercoledì 24 Giugno 2009

Dall’annuale rapporto di Legambiente emerge l’aumento del fenomeno, nonostante i controlli. Anche la Coldiretti scarica l’eolico: “È il nuovo business della criminalità”

PALERMO – Nessuna svolta positiva per la Sicilia, che resta ancora nelle primissime posizioni della classifica delle illegalità concernenti l’ecomafia. Nell’ultimo rapporto Legambiente 2009 sono stati 25.776 gli ecoreati accertati, la cui metà, circa il 48%, si è verificata in Campania, Calabria, Sicilia e Puglia, cioè le regioni a tradizionale presenza mafiosa. Ippodromi sequestrati, cemento illegale, e nuovi settori da sfruttare come l’eolico o il ponte sullo stretto, attirano le mire della criminalità organizzata, nonostante l’aumento dei controlli.
Riguardo le infrazione effettuate nel 2008 la Sicilia si piazza al terzo posto in assoluto con 2.788 illegalità accertate, 1.782 persone denunciate, 7 arresti e 843 sequestri effettuati. Il cumulo di reati isolano equivale al 10,8% del totale nazionale e proprio questo dato desta maggiormente preoccupazione se utilizzato per valutare il trend siciliano rispetto alle infrazioni del 2007. Nello scorso rapporto dell’associazione ambientalista la Sicilia figurava al quinto posto nazionale con 2.351 infrazioni accertate, 1.393 persone denunciate, 745 sequestri effettuati, una quota complessiva pari al 7,8% del totale nazionale.
Segnali positivi giungono solo dal settore cemento dove la Sicilia, pur non ottenendo una performance straordinaria, viene superata dal Lazio che riesce a fare ancora peggio. La necessità di una nuova cultura del costruire e del riciclare si lega pertanto alle buone pratiche che hanno già trovato indicazione dall’Unione Europea.
“In Sicilia – ha spiegato Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia, intervenuto al convegno di inaugurazione del nuovo corso della Calcestruzzi Ericina Libera  – deve essere data concretezza a quelle norme europee che prevedono l’obbligo, negli appalti pubblici, dell’utilizzo di materiale che deriva dal riciclaggio degli inerti”. L’esempio parte proprio da un bene confiscato alla mafia, appunto la Calcestruzzi Ericina libera, che sottratta ai mafiosi nel 2000 è stata trasformata in cooperativa e, inaugurata lo scorso febbraio, adesso offre lavoro agli ex dipendenti che si occupano di recupero e riciclaggio di materiali edili di scarto, che altrimenti finirebbero abbandonati e andrebbero ad ingrossare le discariche abusive.
Intanto anche la green energy non sembra affatto immune dal fenomeno mafioso. Il grande boom delle pale, ancora oggetto di grandi dibattiti tra pro e contro, ha scatenato in Sicilia non solo gli appetiti delle grandi multinazionali, ma anche il fiuto della criminalità organizzata.
“L’eolico – attesta la Coldiretti – è il nuovo business della criminalità”. Le forti incentivazioni statali, il meccanismo dei certificati verdi e gli altri vantaggi economici che hanno portato la Sicilia negli ultimi anni, fino allo stop dato dalla giunta Lombardo, ad investire a piene mani nell’eolico, hanno tra l’altro oscurato la possibile emersione di altre forme di energia verde come il solare.  “L’abbondante flusso di denaro – spiegano dalla coldiretti – oltre ad alimentare l’interesse della criminalità, ha favorito in molte aree la realizzazione di insediamenti di torri eoliche che deturpano spesso il paesaggio”.
 

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