Tre giovani su quattro inattivi. Sicilia ai margini dell’Europa - QdS

Tre giovani su quattro inattivi. Sicilia ai margini dell’Europa

Claudia Cali

Tre giovani su quattro inattivi. Sicilia ai margini dell’Europa

mercoledì 23 Febbraio 2011

Drammatico il confronto tra i dati sull’occupazione nella nostra Isola rispetto ai Paesi industrializzati Ue. 1999-2009: tasso di attività giovanile -10%, cresce in Francia e Germania

PALERMO – Rispetto ai Paesi europei, gli effetti della crisi economica in Sicilia si duplicano, colpendo particolarmente il lavoro dei giovani. Da un confronto del tasso di attività giovanile della Sicilia con il tasso della Lombardia ed a livello europeo della Francia e della Germania, emerge un preoccupante andamento registrato negli ultimi 10 anni.
Dal 1999 al 2009 in Lombardia il tasso di attività giovanile è sceso dal 45 al 35 percento, perdendo 10 punti percentuali. Ancor più grave la situazione in Sicilia, che fa registrare una flessione del tasso di attività che passa dal 33 al 23 percento, osservando, anche in questo caso – 10 punti percentuali. Anche se la Sicilia registra una riduzione dell’attività giovanile in media con una regione del Nord, ha comunque sottoscritto un tasso di attività giovanile inferiore alla Lombardia di oltre 12 punti percentuali.
Una forbice che traccia di per sé un grave divario economico tra Nord e Sud. Ma spingendosi oltre ed osservando l’andamento del tasso di attività giovanile delle altre nazioni europee, nel novero dei 20 paesi più industrializzati, come la Germania e la Francia, il dato siciliano risulta ancor più allarmante. Dall’osservazione emerge che la Germania e la Francia, anch’esse colpite dalla crisi economica, registrano un tasso di attività giovanile molto più alto ed in lenta e costante crescita. Dal 2005, infatti, l’economia tedesca fa registrare un crescente aumento dell’attività giovanile: dal 1999 al 2009 il tasso di attività giovanile è passato da 50,44 al 52 percento, registrando un + 2 percento.
In crescita anche il tasso di attività giovanile della Francia che passa da 36, registrato nel 1999, al 40 percento nel 2009, sottoscrivendo così una consistente crescita del tasso di 4 punti percentuali. Osservando questi dati dalla prospettiva opposta, ossia quella del tasso di inattività giovanile, dato dal rapporto fra inattivi e popolazione in età di lavoro tra i 15 e 24 anni, in Sicilia, nel 2009 si è registrato un drammatico 77 percento, contro il  64,6% della Lombardia (-12,4% rispetto alla Sicilia), il 60% in Francia (-17% rispetto alla Sicilia), il 48% in Germania (-29% rispetto alla Sicilia).
Secondo queste osservazioni 3 giovani siciliani su 4 sono inattivi, contro 1 giovane tedesco su 2. Un confronto che ci distanzia nettamente dai Paesi “realmente” industrializzati. L’analisi numerica è utile perché ci consente di guardare oltre e di stimare anche il dramma sociale ed economico delle nuove generazioni che, vedendo ridursi le speranze di trovare un lavoro, hanno deciso persino di non cercarlo più, fenomeno, quest’ultimo, che statisticamente ha incrementato il tasso di inattività giovanile.
 
Superata dunque l’analisi numerica ed individuata la possibile motivazione di un tasso di inattività così elevato adesso ci servono proposte e possibili “soluzioni”. Tra i tanti enti pronti a suggerire nuove strategie di rilancio dell’economia siciliana, vi è la Cisl che fornisce un suo programma di intervento. Propone politiche di sostegno all’occupazione ed all’aumento della produttività, una scelta, secondo Cisl, ormai improrogabile che parta dall’utilizzo delle risorse finanziarie quali Fondi Ue (FERS-FSE-PSR), Fondi FAS, risorse finanziarie regionali e, per finire, incentivazione di settori strategici che consentano il rilancio dell’economia. Secondo Cisl, la Sicilia ha impegnato attualmente solo il 10,52 percento dei fondi del FESR ed il 2,31% del FSE, somme che potrebbero essere utilizzate per investimenti pubblici e incentivi all’occupazione.
 


I sindacati. Necessarie nuove e tempestive capacità decisionali
 
Nel dettaglio, Cisl suggerisce di utilizzare le risorse finanziarie per: Investimenti pubblici, destinati 1) alla riqualificazione e lo sviluppo urbano; 2) realizzazione di infrastrutture; 3) piani per l’edilizia popolare; 4) messa in sicurezza di scuole ed edifici pubblici; – Incentivi all’occupazione, attraverso a) il credito d’imposta; b) incentivi all’assunzione; c) incentivi per la creazione di nuove imprese, ma solo quelle che promuovono le aggregazioni di imprese o i settori strategici dell’economia regionale; d) mediocredito a sostegno di nuove attività; e) Finanziamento della Cig (cassa integrazione). Il Governo Regionale, di concerto con le parti sociali, dovrà inoltre rilanciare il settore produttivo favorendo l’attrazione di investimenti esteri e nazionali mediante: – l’individuazione di specifiche aree produttive; – favorire l’insediamento di nuovi impianti produttivi, attraverso la stipula di appositi “contratti di insediamento produttivo”, che contemplino agevolazioni di tipo fiscale, credito d’imposta per l’occupazione, semplificazione amministrativa; sostegno alla legalità, attraverso il miglioramento dei livelli di sicurezza e repressione del lavoro nero; sostegno alla formazione professionale direttamente in azienda. Per Cisl, insomma, “non c’è più tempo da perdere”, necessitano nuove e tempestive capacità decisionali.

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