PALERMO – “Il federalismo fiscale è un tema di grande attualità, che la Sicilia accoglie come una sfida e con spirito di responsabilità. Il rapporto di controllo e vigilanza svolto dalla Corte dei Conti in tale contesto è insostituibile e prezioso”. Con questa antifona Raffaele Lombardo, presidente della Regione Sicilia, apre i lavori del Convegno “Riforma della contabilità pubblica, avvio del federalismo fiscale e adeguamenti organizzativi”, organizzato dalla Sezione di controllo della Corte dei Conti-Sicilia, e presieduto da Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei Conti.
Nel corso dell’incontro, che si è svolto lo scorso 4/5 marzo presso la Sala Gialla di Palazzo dei Normanni, i tre profili in questione sono stati affidati ad interlocutori d’eccezione. Il loro intervento ha contribuito a fare chiarezza sulla riforma del federalismo fiscale, peraltro in itinere, e che al momento, solleva da più parti diverse perplessità.
Per Rita Arrigoni, Presidente Corte dei Conti per la Sicilia, intervenuta alla presentazione del convegno, “c’è urgente necessità di rivedere le leggi che regolano la contabilità pubblica”. “La legge di riferimento è del 1977, modificata nel 2008, da una riforma nata già vecchia”, stigmatizza Salvatore Di Gregorio, vicesegretario generale dell’Ars, intervenuto sulla questione.
Sono inoltre entrati nel merito Paolo De Ioanna, Consigliere di Stato, Rita Perez, Ordinario di diritto Pubblico presso l’Università La Sapienza di Roma; Maurizio Meloni, Presidente di coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei Conti.
Sull’attuazione del federalismo fiscale è intervenuto Loris Tosi, Ordinario di Diritto Tributario, dell’Università Cà Foscari di Venezia, che evidenziando le criticità che riguardano il federalismo municipale, lo ritiene una riforma tutt’altro che epocale: “Il legislatore si accinge a varare un provvedimento di ordinaria risistemazione ed al più semplificazione, da cui emergono incoerenze che impediscono la sostenibilità delle soluzioni proposte”. Qualche dubbio, seppur su versante differente, lo ha anche Mario Ristuccia, Procuratore Generale della Corte dei Conti, il quale, relativamente ai meccanismi sanzionatori e premiali, contemplati dall’art.2 della L.N.42/09, riscontra “una evidente sfiducia nei confronti del sistema operante, e lo spostamento sul piano politico del sistema sanzionatorio, che potrebbe costituire ragione sufficiente per ammettere l’immutata praticabilità dei rimedi giurisdizionali”. Per quanto riguarda i costi standard Andrea Parlato, ordinario di diritto Finanziario, Università di Palermo, entrato nel cuore della questione, si chiede: “qual è il costo del costo standard?”. Chi invece scorge, con chiarezza, una nota positiva nella riforma è Enrico La Loggia, Presidente della Commissione Parlamentare per l’attuazione del Federalismo fiscale, secondo cui “il federalismo potrà colpire solo gli amministratori spreconi, di certo non i cittadini”.
Nella terza sessione, che affronta gli aspetti del federalismo per le autonomie locali e gli adeguamenti organizzativi hanno dato il loro contributo Giuseppe Verde, Ordinario di Diritto Costituzionale, Giovanni Petruzzella, ordinario di Diritto Costituzionale -Università di Palermo, Maria Immordino, ordinario di Diritto Amministrativo-Università di Palermo, Carlo Chiapparelli, Consigliere della Corte dei Conti-sezioni riunite in sede di Controllo.
Armao: “Fino ad oggi perequazione fiscale e infrastrutturale senza traccia”
PALERMO – “Il federalismo fiscale è una riforma importante che si misura con le difficoltà di una forte divaricazione tra Nord e Sud del Paese”. Con questa premessa Gaetano Armao, assessore all’Economia della Regione siciliana, apre il suo intervento al Convegno Riforma della contabilità pubblica, avvio del federalismo fiscale e adeguamenti organizzativi, ribadendo, ancora una volta, i limiti di una riforma nel cui processo di affermazione interseca l’onda della progressiva dissoluzione dei punti di forza dell’autonomia siciliana. In tal senso per l’assessore il federalismo in Sicilia è possibile solo se è garante dello statuto siciliano che è e rimane un riferimento sicuro di qualsiasi regionalismo preso sul serio. A tal proposito dichiara: “Il Governo regionale, sin dalla diffusione delle prime versioni dei testi normativi, ha avviato un confronto serrato con il Governo nazionale, affinchè siano garantite le condizioni necessarie per una crescita equilibrata”.
E chiarisce: “La sentenza n. 201/2010 è stato certamente uno step determinate a favore della Sicilia: la Corte Costituzionale ha difatti blindato gli artt.15,22,e 27 della legge 42/2010 – concernente delega al Governo in materia di federalismo fiscale, ritenendoli gli unici a cui si debba far riferimento nella trattativa tra Stato e Regioni. In senso metaforico, il legislatore ha affidato il cammino del federalismo a due gambe forti, la prima delle quali è circoscritta nell’art. 22, che riguarda la perequazione fiscale, mentre l’art.27 dovrebbe riguardare la perequazione infrastrutturale. Ebbene, da quello che emerge dal dibattito sino ad adesso sviluppato, la perequazione fiscale è appena accennata, mentre quella infrastrutturale è del tutto inesistente; è evidente che questo federalismo è più che claudicante, e rischia di naufragare dopo qualche metro”.
“Detto questo -conclude Armao – oggi più che mai è necessario vigilare sul processo attuativo del federalismo fiscale a livello nazionale, al fine di tutelare le prerogative uniche che lo Statuto riconosce alla Regione siciliana, chiedendo altresì l’immediata apertura del tavolo di trattative sulla perequazione infrastrutturale”.