“Un vero e proprio Piano aziendale no, ma noi abbiamo una parte importante dell’Assessorato che ricade nell’ambito delle iniziative del Po Fesr. Si tratta dei fondi che sostengono investimenti per intervenire, nel medio lungo periodo, nell’attività di crescita del tessuto imprenditoriale. In quest’ambito, la pianificazione è legata a organi sovra-ordinati all’Assessorato che sono gli organi di controllo e la programmazione che individuano quelle che sono le diverse linee di controllo. Quindi nell’ambito della gestione dei fondi dell’attività del Po Fesr c’è un sistema di pianificazione e monitoraggio che riprende le regole europee. Ci sono le indicazioni, c’è l’attività di programmazione, c’è l’assessore che individua gli indirizzi e quindi le linee guida, quelle politiche, e poi c’è il direttore generale che svolge la funzione amministrativa e adotta le direttive. In pratica i bandi sono il risultato di direttive nell’ambito di una programmazione europea che è stata condivisa e gestita dalla programmazione e consolidata dall’ufficio che coordina tutte le attività economiche. Quindi, dire che non c’è un Piano aziendale tout court non è corretto al 100%. C’è invece una pianificazione che è legata fortemente alla gestione, all’impiego e all’utilizzo delle risorse del Po Fesr”.
“Il ‘funzionigramma’ è stato approvato con la riforma degli assessorati e che secondo normativa, sarà rivisto nelle prossime settimane. Uno dei primi atti dal mio insediamento ad oggi, è stato quello di incontrare, in seduta plenaria con tutti i direttori generali, il segretario generale e durante la quale l’indirizzo dell’amministrazione è stato quello di rivedere il ‘funzionigramma’ nella macrostruttura, cioè nella organizzazione dei diversi servizi, ma anche nella microstruttura, che per me è più importante, nel rapporto tra deleghe e poteri. Questa attività era già stata fatta da chi mi ha preceduto e che ha fatto un lavoro di semplificazione ed accorpamento, perché la riforma ha operato una riduzione importante. Tra l’altro siamo in una fase di ricerca di economie, di condivisione di servizi, di quelle noi chiamiamo attività di supporto, come gli affari generali. Vi sono colossi di dipartimenti che hanno un numero importante di dipendenti ed dipartimenti come il mio che hanno solo centoventi unità tra Palermo e Catania. Io sono sottodimensionato come unità lavorative.
Uno dei primi atti amministrativi che ho fatto è stato quello di chiedere alla Funzione pubblica, di dotare il mio dipartimento del personale necessario. Atto che è stato poi portato in Giunta e quindi adottato. Questo è avvenuto perché il centralismo regionalistico palermitano è stato svuotato da una ripartizione agli uffici periferici dei vari rami dell’amministrazione. E così per risolvere il problema dei carburanti, problema annoso che ho ricevuto in eredità, ho trasferito i procedimenti in corso sulla sede di Catania che ha una sua dotazione di persone, proprio per potenziare quella sede, che nel tempo era stata svuotata. Quindi uno dei problemi che ho trovato, è stato quello di valorizzare le competenze e mi sono posto il problema in termini di background professionale. Mi trovo infatti molti architetti, ingegneri, geologi, che nel mio assessorato mal si coniugano con le finalità. Il ruolo unico della dirigenza regionale, ha certamente avuto il suo significato in una logica di economia, ma io ho bisogno di all’interno della mia amministrazione di un interlocutore che mi aiuti nei meccanismi del dipartimento che dirigo. Il metodo di lavoro che ho impostato dal mio insediamento è il metodo che in qualche modo ho acquisito in questi anni: valorizzare le competenze, massimizzare le risorse finalizzandole al raggiungimento di obiettivi chiari”.
“Mi sono reso conto che l’Osservatorio delle Pmi è fermo da due anni ed ho subito chiesto tutti i dati alle Camere di Commercio, sulle quali ho la vigilanza. Alcuni mi hanno già fornito quanto richiesto. Altre ancora non hanno adempiuto al loro dovere. Sono due le macroaree su cui stiamo puntando: ricerca e sostegno alle imprese. Io penso che vi siano tre parole inscindibili tra loro: solidarietà, sussidiarietà e sviluppo. Solidarietà tra gli uomini, sussidiarietà tra le istituzioni e sviluppo è il risultato a cui si arriva applicando i due concetti precedenti. Il ramo specifico della mia amministrazione si occupa di ricerca, come trasferimento tecnologico, quindi pre-competitiva, industriale e di sostegno alle imprese per attività di investimento. Inoltre il mio budget consta di due voci: le risorse dell’Unione europea e quelle della Finanziaria regionale.
Le risorse dell’Ue si distinguono in quelle che riguardano i fondi per la ricerca, quelli per le infrastrutture, per l’internazionalizzazione, per la promozione del prodotto e per l’informatizzazione. E poi quelli specifici per il commercio l’artigianato e così via. Il mio dipartimento quindi, nel sostegno, completa quello che noi chiamiamo il sistema del valore. O altrimenti detta la filiera. Le altre risorse sono i fondi della Regione, in pratica i Fas, per i contratti di programma che in questo momento ci vedono impegnati con Termini Imerese e con la zona franca di Caltanissetta”.
“Siamo a 4 punti percentuali e sto lavorando per cercare di portare alla fine dell’anno un po’ sotto i venti punti percentuali, alla fine del 2011 dovremmo essere al 64% di spesa. Poi ci saranno i due anni di recupero. L’impegno di spesa è 116 milioni di euro attualmente. Il 5 aprile verrà fissato il termine per la rimodulazione e stiamo raccogliendo tutte le risorse attualmente residue per individuare, concentrando gli investimenti sulle misure che in qualche modo possono aumentare quel processo di spesa. Ci stiamo muovendo in una logica di inter dipartimentalità. Se io riesco a fare diventare impegno di spesa la liquidità, alla Regione rendiconto il fondo europeo come spesa, perché è fondo di investimento, in più anticipo quel processo. Il problema è che per potere co-finanziare bisogna avere i conti in ordine ed io oggi, con il Po Fesr chiamo a raccolta con i bandi imprese che devono dichiarare di potere co-finanziare, ma oggettivamente oggi molte imprese non sono nelle condizioni di rispettare quei parametri.
Abbiamo predisposto un bando che riguarda il sostegno all’innovazione sperimentale, strategica ed organizzativa delle imprese. Uno dei parametri che riduceva l’ampia applicazione era l’incidenza degli oneri. Mi trovo a dover rivolgere l’attenzione dei miei interventi ad un sistema imprenditoriale che è manchevole dei requisiti, soprattutto perché poi queste imprese devono garantire con fidejussioni o prodotti assicurativi la somma che riceveranno. Ma se hanno già difficoltà nel recepire le garanzie per l’attività corrente, è necessario fare un fondo di garanzia che mi permette di agevolare la liquidità. Così si chiude il cerchio”.