Cultura e turismo binomio da rilanciare - QdS

Cultura e turismo binomio da rilanciare

Francesco Sanfilippo

Cultura e turismo binomio da rilanciare

giovedì 28 Aprile 2011

Forum con Sebastiano Tusa, Soprintendente ai Beni Culturali di Trapani

In che condizioni avete trovato la Soprintendenza?
“Fino al 2004 si ebbe un periodo favorevole che permise l’avvio d’importantissimi scavi archeologici a Pantelleria grazie ai fondi Por 2000/2006. Tali fondi autorizzarono l’investimento di un milione di euro nell’isola e ciò consentì la scoperta delle teste di statue classiche, del relitto di Scauli, oltre all’apertura del Museo dell’Arenella. Queste scoperte hanno dimostrato che Pantelleria era un luogo di transito focale delle vie commerciali dell’Impero romano prima e berbero-musulmano dopo. Pertanto, si sono studiate le vestigia che l’isola nascondeva, a tal punto che, oggi, presenta un patrimonio archeologico importante. L’unica opera realizzata è stata il restauro dello stabilimento Floro di Favignana, i cui lavori sono stati realizzati in modo eccellente e con un apparato museografico all’avanguardia. I problemi odierni riguardano la drammatica mancanza di fondi, per cui si spera nei nuovi Fesr per avviare alcuni interventi di recupero. In ogni caso, si stanno preparando un gran numero di progetti con il personale a disposizione per 138 milioni di euro. I Fesr ammontano a 550 milioni, per cui deciderà la politica quali progetti finanziare. Si è cercato di favorire il patrimonio architettonico e monumentale, ecclesiastico per il 90%. Infatti, il patrimonio archeologico è stato separato dalla gestione con l’istituzione dei Parchi archeologici. Inoltre, si è cercato di valorizzare i beni di competenza come la Tonnara di Favignana e il Castello di Partanna, dotandoli di strumenti museali moderni”.
Il nostro patrimonio culturale può costituire un traino economico per la Sicilia?
“Dipende dall’assenza di un’imprenditoria in grado di investire in cultura, a parte alcune imprese. Esiste, inoltre, una carenza infrastrutturale di trasporto funzionale al turismo, che impedisce la fruizione dei beni, come dimostra il caso di Selinunte che, pur facendo 300 mila visitatori l’anno, è sottodimensionato rispetto alle possibilità. A questo, si aggiunge la mancanza di una politica del turismo che punta a elementi come il sole e il mare, sul quale altri Paesi sono molto competitivi. Ciò che permetterebbe di fare la differenza e di diventare un territorio interessante da un punto di vista turistico, è il suo patrimonio monumentale e culturale. La Sicilia possiede testimonianze di ogni epoca, dalla preistoria al contemporaneo, rispetto ad altri Paesi, come la Grecia, che hanno patrimoni monotematici. Occorre puntare, altresì, su incentivi per luoghi particolari e sulla loro identità, poiché il turista vuole sentire le sue peculiarità, non cerca sempre il luogo globalizzato. Inoltre, non si deve monetizzare il bene ad ogni costo, valutando la fattibilità di un museo solo da ciò che spende e da ciò che ricava. La caratteristica dell’Italia è il suo tessuto culturale che va valorizzato, per cui occorre investire sul territorio facendo rete. Potenziando il tessuto, si ottiene la creazione di percorsi politematici e ciò permette di espandere i benefici economici. Oggi, i costi sono talmente alti che per una famiglia è più conveniente andare in vacanza in Egitto che non in Sicilia”.
Un esempio virtuoso è la provincia di Trapani?
 “Sì, non a caso ha incrementato le sue presenze turistiche del 9%, grazie a questo tipo di tessuto e all’apertura dell’aeroporto di Birgi che ha consentito la nascita del turismo low cost. Inoltre, quando si investe nei Beni culturali, si incivilisce la popolazione, non a caso occorre mirare a spese a basso costo che consentano di salvaguardare i monumenti. Chiudere i musei per razionalizzare i costi non è una politica vincente”.
Trapani ha delle peculiarità diverse dalle altre province?
“La peculiarità di Trapani risiede nel suo patrimonio archeologico interculturale, perché ha avuto tre popoli, i greci, i fenici e gli elimi, che hanno convissuto. Nessuno di questi popoli ha prevalso, per cui esistono oggi tre fondamentali espressioni di queste civiltà che sono rispettivamente Selinunte, Mozia e Segesta”.
 

 
Rilanciare il patrimonio storico di Erice. Le pale eoliche hanno deturpato il paesaggio
 
Erice rientra tra i punti di forza della provincia?
“Erice si è identificata molto con la fondazione ‘Ettore Majorana’ del prof. Zichichi e ha risentito, in questo momento, del suo declino. Ora, grazie al nuovo sindaco, sarà riaperto il Museo che verrà collocato al convitto Sales, dove saranno mostrati i materiali della collezione Cordici e una sezione topografica che spiegherà la storia dei luoghi. Parimenti, Alcamo ha un patrimonio notevole come la chiesa e il castello che, però, presenta dei problemi di stabilità, per cui sarà richiesto l’intervento della Protezione civile. Non ultimo, il Comune ha acquisito il castello del Calatubo, che richiede notevoli fondi per la ristrutturazione ora indisponibili”.
I Beni culturali, spesso, sono ritenuti come oppositori dei cambiamenti, è veramente così?
“In realtà, si cerca sempre di capire le esigenze delle persone e di discutere con esse, per cui, confrontandoci, è sempre possibile trovare una soluzione. Trapani è una provincia a forte incremento turistico in un territorio ancora integro, per cui si può favorire lo sviluppo armonico. Il problema più grosso non è rappresentato dall’edilizia, il cui livello è di qualità, ma l’eolico, perché le pale di 100 metri sono deleterie per la tutela del paesaggio. La Regione non ha indicato le aree dove collocare le pale, per cui ci si trova di fronte a richieste di situare fattorie eoliche in zone senza vincoli che, però, deturperebbero il paesaggio. Al contrario, col fotovoltaico si può mediare e i provvedimenti stanno avendo successo”.
 

 
Curriculum
 
Sebastiano Tusa, nato a Palermo nel 1952, si è laureato presso l’Università “La Sapienza” di Roma in Lettere e Filosofia. Specializzato in Archeologia, ha ricoperto diversi ruoli come docente di Archeologia nelle Università italiane. È stato Sovrintendente dei Beni archeologici presso i Beni Culturali di Trapani dal 2001 al 2004, Sovrintendente del Mare della Regione siciliana dal 2004 al 2010, consulente per l’Unesco dal 2009 al 2010. È tornato a ricoprire l’incarico di Sovrintendente dei Beni Culturali di Trapani nel settembre 2010.

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