Le “professioni senza crisi” che vengono snobbate in Sicilia

PALERMO – Ci sono professioni che non conoscono crisi. Sono professioni richiestissime, che spesso però registrano un deficit di lavoratori considerevole. Il più grande paradosso è certamente quello siciliano dove si registra la più alta percentuale di disoccupazione giovanile, attestata al 38,5 per cento secondo l’ultima rilevazione Istat ripresa anche dalla segreteria regionale della Cgil. Eppure le vie d’uscita sembrano esserci ma in realtà non vengono sfruttate.
Secondo Confartigianato ci sono alcuni mestieri che spesso non sono ricercati dai giovani. Perché? Questo accade in parte perché spesso troppi vogliono fare gli avvocati, i commercialisti, i giornalisti e via dicendo in un mercato fin troppo saturo di queste figure. Basta pensare che in tutta la Francia ci sono meno avvocati che nella sola regione siciliana, per fare un esempio.
Al primo posto delle professioni più ricercate, secondo le indagini di Confartigianato sulla base di dati Unioncamere e Ministero del lavoro, ci sono gli installatori di infissi e ferramenta, con l’83,3 per cento di posti vacanti. Seguono panettieri e pastai artigianali, con il 39,4 per cento di posti rimasti sul mercato disponibili. La lista è molto lunga e di profili carenti ce ne sono tantissimi: “Basterebbero da soli – dice Confartigianato – ad arginare una bella fetta di disoccupazione giovanile e non solo, dal momento che spesso si cercano anche persone meno giovani ma con più esperienza”.
I lavori che non conoscono crisi riguardano tessitori e maglieristi, addetti all’edilizia, tagliatori di pietre, scalpellini, marmisti, pasticceri, gelatai, pavimentatori, sarti e modellisti. La lista è lunghissima e comprende anche falegnami, spedizionieri, cuochi, borsettieri, conciatori di pelle, meccanici, saldatori, baristi, conduttori di macchine da terra e di robot industriali, tecnici meccanici, fisioterapisti, fabbri, macellai, idraulici ed elettrotecnici.
In Sicilia il morso della crisi, specie per i giovani, si sente più forte anche perché si è ben oltre la media nazionale della disoccupazione che si ferma al 30 per cento, dato che di per sé è molto pesante. “Considerato che la disoccupazione giovanile , per i ragazzi tra i 15 e i 24 anni, ha raggiunto numeri insostenibili e molto più che allarmanti – scrive ancora la Confartgianato – sarebbe il caso di informarsi su come si accede professionalmente a questi settori. In primis, occorre formarsi”.
Secondo la Cgil siciliana i fattori di questo stato di cose sono frutto di una serie di combinazioni negative: “L’unica strada – sottolinea la segretaria regionale, Mariella Maggio – è creare lavoro, quel lavoro che non è al centro dell’agenda del governo nazionale e neanche dell’azione del governo regionale che è stata finora completamente inadeguata. Quando un laureato trova come unica occasione un call center, quando la vita di un giovane trascorre tra un’occupazione precaria e un’altra, mi chiedo quale serenità ci possa essere nel progettare il futuro. La precarietà nel lavoro, che prima era solo una fase di passaggio della vita per la destrutturazione che ha subito il mercato del lavoro rischia di diventare condizione permanente e rendere precaria un’intera esistenza”.
 

 
L’approfondimento. Verso una formazione di qualità
 
Secondo Confartigianato la formazione deve essere alla base di tutto per potere far crescere il mercato de lavoro in Sicilia e anche nel resto d’Italia. Per questo l’organizzazione di categoria individua in questo settore un punto fondamentale: “Può essere anche privata e più costosa, – dicono dalla segreteria nazionale – ma assicura comunque il posto di lavoro, dal momento che c’è un’enorme richiesta”. Altro punto focale per Confartigianato è l’apprendistato con cui le aziende artigiane possono assumere ragazzi e ragazze che vogliono imparare una professione, finalizzato all’inserimento a tempo indeterminato. Requisiti fondamentali sono comunque la predisposizione e la motivazione per ognuno di questi settori. Il posto sicuro, che non conosce crisi, è comunque legato soprattutto ai settori manuali e artigianali, vero traino dell’economia e dell’industria, e non solo. Per indirizzare i giovani verso questi settori bisognerebbe fare una campagna di promozione e di informazione a livello nazionale, per far comprendere come, in fin dei conti, la crisi c’è, ma per tutti c’è una soluzione: il lavoro, quello che non conosce crisi.