Cassa integrazione in aumento, +43,5 per cento rispetto al 2009 - QdS

Cassa integrazione in aumento, +43,5 per cento rispetto al 2009

Michele Giuliano

Cassa integrazione in aumento, +43,5 per cento rispetto al 2009

martedì 24 Maggio 2011

Mentre le ore di Cig nel primo mese del 2011 sono diminuite in Italia, la Sicilia è in controtendenza. La crisi del manifatturiero e del turismo non lasciano intravedere una ripresa a breve

PALERMO – Inarrestabile emorragia del mercato del lavoro siciliano. La cassa integrazione sale sempre di più, in controtendenza invece con il resto d’Italia. Lo dice l’Inps, l’istituto nazionale di previdenza sociale, che quindi dà un’immagine di un’Italia spaccata in due.
Mentre al Nord si ricomincia a correre dopo il terribile triennio di crisi, nell’Isola invece il passo resta quello del gambero. In particolare secondo i dati dell’Inps le ore di cassa integrazione, in Italia, nel gennaio 2011 sono diminuite del 30,3 per cento rispetto a dicembre 2010. Se il dato fosse omogeneo nell’intero Paese, potrebbe emergere un cauto ottimismo. Purtroppo, come dimostra il trentacinquesimo report Sicilia (realizzato da Diste Consulting e Università di Palermo, per la fondazione Curella) siamo di fronte a situazioni molto differenti. In Sicilia, infatti, dal paragone fra il 2009 e il 2010, viene fuori “una regione sempre più in crisi e con pochi segnali di ripresa”. Le ore di cassa integrazione, soprattutto  straordinarie e in deroga (chieste, cioè,  da aziende e imprese in crisi) sono cresciute del 43,5 per cento. Per il Report Sicilia non si vede la luce in fondo al tunnel. Eppure nell’Isola la flessione del Pil nel 2009 si è attestata al 2,7 per cento contro una media nazionale del 5 per cento ma le conseguenze vanno lette zona per zona. E quella siciliana è accidentata.
Basti sapere che il 20 per cento delle famiglie vive in condizioni di povertà contro una media del 5 per cento nelle regioni del Nord Italia. Preoccupa, inoltre, l’aumento della disoccupazione e, più in generale, la grave crisi del comparto manifatturiero e il declino del turismo, definito dalla Fondazione Curella un “settore ormai abbandonato”. I piccoli passi in avanti registrati nel settore agricolo (quasi un 5 per cento di occupati in più) e nel commercio (+1,7 per cento) rappresentano, perciò, segnali ancora troppo deboli per uscire dalla crisi. Ma mentre il turismo è atteso dalla prova del nove con l’arrivo dell’estate, per quel che concerne il manifatturiero invece un bilancio lo si può fare ed è dai contorni ancora fortemente neri.
“In Sicilia c’è una crisi persistente – ha detto Fabio Mazzola, preside della Facoltà di Economia di Palermo – scoppiata nel 2009, anche se c’è un lieve dato positivo su export. Un elemento su cui porre l’attenzione è l’ industria che in senso stretto pesa solo per l’8,5 per cento sul Pil regionale. è necessario puntellare le strutture manufatturiere regionali affinchè non vada ancora più indietro e in questo i finanziamenti pubblici disponibili devono fare la loro parte”.
Non sembra essere comunque del tutto nero il cielo dell’economia e del mercato del lavoro siciliano. Gli esperti intravedono anche delle discrete basi oggi su cui poggiarsi: “Quello che ci conforta – ha dichiarato Alessandro La Monica, Presidente del Diste Consulting – non è tanto la debole previsione di crescita del Pil ma piuttosto che si è interrotto un ciclo recessivo avviato nel 2008 in Sicilia. Desta grande preoccupazione però il mercato del lavoro per il quale si prevede un calo degli occupati e l’aumento della disoccupazione. Altro dato rilevante è quello del settore Industria; il comparto manifatturiero è in gravi crisi con un aumento dei fallimenti. Di contro, però, si avverte, dai dati delle Camere di Commercio, la nascita di nuove imprese che si collocano nella fascia delle altre attività. Insomma muore il vecchio per dare posto a nuove realtà imprenditoriali”.

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