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Messina – Rifiuti: occhi puntati su Palermo, le soluzioni ancora non arrivano

Francesco Torre

Messina – Rifiuti: occhi puntati su Palermo, le soluzioni ancora non arrivano

giovedì 02 Giugno 2011

Tutti in attesa della proroga di sei mesi per la società che attualmente gestisce il servizio di raccolta. Il recente sciopero ha fatto piombare la città nel caos: immondizia a ogni incrocio

MESSINA – Tutti in attesa di una conciliazione a opera del presidente della Regione, Raffaele Lombardo. Deposte le armi, ad Ato 3 e MessinAmbiente, a politici e sindacati, incapaci di trovare un punto d’incontro, non è rimasto altro che volgere lo sguardo a Palermo perché si sblocchi l’impasse con una proroga di sei mesi alla società che attualmente gestisce la raccolta dei rifiuti e contestualmente si proceda alla revoca del nuovo bando. Altro che autodeterminazione. In questa vicenda la città ha mostrato ancora una volta il suo vero volto, fatto di personalismi e propaganda, di insanabili debolezze morali e istituzionali, di una totale impotenza e allergia al cambiamento. Ancora una volta si è preferito non decidere, anzi si è preferito delegare ad altri la scelta di non scegliere. Ma come si è arrivati in così pochi giorni a questa soluzione da prima Repubblica?
Sciopero. Dopo l’annuncio ufficiale del sindaco Peppino Buzzanca riguardo alla volontà dell’amministrazione comunale di mettere in liquidazione MessinAmbiente e avallare un nuovo bando a opera dell’Ato 3 per la gestione del servizio dei rifiuti, i sindacati sono tornati sul piede di guerra. Una giornata di sciopero, un sit-in permanente a Palazzo Zanca, un nuovo sciopero a seguito della presentazione del bando di gara. Azioni di protesta che hanno trasformato la città in una Napoli in miniatura, con rifiuti maleodoranti a ogni angolo di strada.
Il passo indietro. In due tempi. In primis, il Consiglio comunale in seduta straordinaria vota affinché ogni decisione sulla vicenda rifiuti venga presa collegialmente da tutti i partiti. In secondo luogo, l’assemblea di MessinAmbiente che avrebbe dovuto sancire la scelta della messa in liquidazione viene rinviata, con tanto di parole rassicuranti del sindaco sul mantenimento dei livelli occupazionali.
La paura. Di perdere lo stipendio, anche a seguito della notifica del decreto ingiuntivo da 6,6 mln € che la Consortile Nebrodi Ambiente ha presentato nei confronti di MessinAmbiente. È questa che ha guidato l’ultima ondata di tensione, culminata con l’occupazione a opera dei dipendenti MessinAmbiente dell’autocentro di via Salandra, la consegna di un esposto in Procura e un ulteriore sit-in a Palazzo Zanca. Il bando dell’Ato, dicono i sindacati, non consente a MessinAmbiente di parteciparvi.
Il compromesso. A colloquio con il Commissario liquidatore dell’Ato3 Antonio Ruggeri, i rappresentanti dei lavoratori riescono a strappare la disponibilità ad accettare una proroga di sei mesi o di un anno a opera della Regione siciliana affinché tutto rimanga come è adesso. Proroga che comunque, nonostante la ripresa della raccolta e l’abbassamento dei toni, non è ancora arrivata.
 

 
Alle origini. Un contenzioso da circa 25 mln di euro
 
MESSINA – Toni alti, accuse, recriminazioni, insulti. Sulla vicenda della raccolta dei rifiuti partiti e sindacati hanno messo in scena una vera e propria campagna d’odio, con tanto di dietrologia di maniera. Secondo Cgil e Uil, infatti, gli obiettivi dell’amministrazione Buzzanca sono “evitare il commissariamento del Comune” e concedere, a seguito di un secondo fallimento del bando, la gestione dei rifiuti ad una ditta o cooperativa “amica”. All’origine del ragionamento, il contenzioso tra MessinAmbiente e Ato 3 di circa 25 mln €, che prima o poi comunque dovrà essere risolto. Se l’Ato3 non paga MessinAmbiente quanto dovrebbe, ipotizzano i sindacati, forse è perché il Comune non paga Ato3 quanto dovrebbe. E se fosse così il liquidatore Ato3 avrebbe l’obbligo legale di pretendere le somme da Palazzo Zanca. Cosa che provocherebbe il dissesto finanziario dell’ente e, dunque, il commissariamento. Ma siamo ai limiti della fantapolitica.

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