Industria e call center in Sicilia a rischio migliaia di posti di lavoro - QdS

Industria e call center in Sicilia a rischio migliaia di posti di lavoro

Michele Giuliano

Industria e call center in Sicilia a rischio migliaia di posti di lavoro

martedì 28 Giugno 2011

Nella nostra Isola, l’effetto “delocalizzazione” rischia di lasciare a casa oltre 15.000 lavoratori. L’Ugl chiede il blocco degli ammortizzatori alle aziende che vogliono trasferirsi

PALERMO – Nella sola Palermo ci sono in ballo 6 mila posti di lavoro. In tutta la Sicilia si arriva a 15 mila. Sarebbe una vera catastrofe per l’economia dell’Isola. I sindacati lanciano il campanello d’allarme in relazione soprattutto al fenomeno della cosiddetta delocalizzazione delle imprese dalla Sicilia. In numero sempre più massiccio stanno migrando specie verso i paesi dell’Est le più svariate aziende (dai call center all’industria) dove potere risparmiare sulla manodopera.
Questo effetto sta già avendo refluenze massicce e in proiezione futura (e neanche molto lontana) si rischia davvero lo sfacelo. “Chiediamo a tutte le forze politiche regionali e nazionali – dichiara il segretario generale di Ugl in Sicilia, Giovanni Condorelli – che la produzione delle aziende siciliane resti sul territorio per non gravare sull’esigua economia che resiste in Sicilia. Il mondo del lavoro è in bilico e temiamo una paurosa caduta in verticale dell’occupazione. I rimedi devono riguardare progetti lungimiranti, principalmente la fiscalità di vantaggio deve avere la priorità, perché solo così potremmo attrarre gli investimenti oltre il confine regionale e nazionale. E poi ci sono le infrastrutture. la Sicilia registra l’isolamento dal resto del paese – spiega il sindacalista -, il gap è rappresentato dal minor livello di dotazione infrastrutturale, che non ci permette di essere competitivi nei confronti di quei paesi dell’Est europeo, dell’India e della Cina. Il sindacato deve trovare la forza di condividere con aggregazione le criticità del mondo del lavoro. Nessuno può ancora difendere le proprie lobby e le proprie categorie”.
Dello stesso avviso è il segretario nazionale dei Forestali e Agricoli, Nino Cosentino: “Occorre una responsabilità degli industriali che non miri solo al profitto, per questo la nostra mobilitazione non è altro che una protesta corale ed un momento di coesione tra lavoratori, sindacati e Istituzioni. Conosciamo quali sono le ripercussioni, per questo chiediamo agli industriali – conclude Cosentino – di investire sulla stabilità sociale all’interno delle proprie aziende.
Non possono venir meno al grande patto sociale per il quale sono chiamati”. Particolarmente difficile la situazione sul versante proprio del call center la cui emorragia di occupati si fa sentire sempre più forte: “Poniamo un freno alle delocalizzazioni – sostiene il segretario dell’Unione Territoriale dell’Ugl, Claudio Marchesini – per il futuro dei nostri lavoratori. Dai call center al comparto dei metalmeccanici, dai cantieri navali alla Fiat di Termini Imerese e il settore bancario che ha esportato all’estero i back-office, tutto il modo del lavoro è interessato da questo fenomeno.
Il settore dei call center rischia di perdere migliaia di posti di lavoro, a breve stimiamo che su Palermo potremmo raggiungere 6.000 licenziamenti. Chiediamo alla politica che deve responsabilizzarsi, ovvero di bloccare alle aziende che intendono trasferirsi, tutti gli ammortizzatori fino ad ora erogati. E’ chiaro che la collettività non può finanziare chi toglie il lavoro”.
 

 
L’approfondimento. La preoccupazione più grande  è per i giovani
 
Il segretario dell’Ugl di Palermo, Claudio Marchesini, rivela la sua preoccupazione verso i giovani: “Purtroppo prevedo che forse non lavoreranno mai se perdura questa clima di incertezza, invece per coloro che già lavorano, magari nei call center, si prospetta che per arrivare ad uno stipendio di 600 euro mensili, dovranno trasferirsi in Romania”. Il mondo creditizio rappresentato dalla Dirigente Sindacale Provinciale Ugl Credito, Valeria Zangrì, è sceso in campo a supporto dei lavoratori dichiarando di avere avviato delle mobilitazioni per tutelare i lavoratori siciliani. Anche il comparto dei bancari, ha subito la delocalizzazioni di alcuni segmenti funzionali degli istituti siciliani. “Il mondo creditizio – approfondisce Zangrì – sta valutando alcune tra le possibili strategie per prevenire il fenomeno e ridurre l’impatto negativo giocando d’anticipo, potremmo prevenire che la trama della delocalizzazione possa infittirsi”. Arriva anche un monito dal segretario nazionale dell’Ugl, Giovanni Centrella: “E’ vitale rappresentare gli interessi dei lavoratori con la coesione sindacale, – prosegue il Segretario – non consentirò si perda neanche un solo posto di lavoro sia in Sicilia. Difenderemo con le unghie e con i denti i lavoratori”.

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