La Regione ignora la procedura Ue - QdS

La Regione ignora la procedura Ue

Rosario Battiato

La Regione ignora la procedura Ue

mercoledì 20 Luglio 2011

L’inutile attesa del Piano dell’aria, uno strumento essenziale che dovrebbe garantire i siciliani dall’inquinamento. In Gurs il provvedimento che sposta a gennaio 2012 le limitazioni degli autoveicoli nei centri urbani

PALERMO – La Regione gioca al rinvio. Nella scorsa Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana è stata pubblicata la proroga del termine di cui all’art. 7 del decreto 3 agosto 2010, concernente disposizioni relative alla limitazione della circolazione degli autoveicoli nei centri abitati al fine della prevenzione degli inquinamenti e della tutela del patrimonio artistico, ambientale e naturale. La prossima data di scadenza è stata fissata per  il primo gennaio del 2012.
L’assessore Pier Carmelo Russo ha comunicato sulla Gurs dello scorso giovedì la proroga per l’entrata in vigore delle misure previste nell’articolo 7 del decreto 3 agosto 2010 in materia di limitazione della circolazione degli autoveicoli nei centri abitati. Il rinvio di un provvedimento teso a fissare una serie di garanzie per la salute dei cittadini, in termini di inquinamento atmosferico e acustico, nonché di tutela per il patrimonio artistico e naturale, trova la sua giustificazione in una serie di passaggi ancora da definire. Secondo quanto scritto sulla Gazzetta si rende necessario “un approfondimento, considerata la complessità della materia e la necessità di coniugare le disposizioni attuative con le previsioni, tutt’ora in corso di elaborazione, del nuovo Piano regionale di coordinamento per la tutela della qualità aria ambiente”.
 
Ma non si tratta  solamente del nuovo strumento di controllo dell’aria siciliana, ma anche della formazione di un tavolo di concertazione stabile, perché “l’Assessorato regionale delle Infrastrutture e della mobilità provvederà ad emanare entro il 31 dicembre 2010 apposita circolare attuativa del presente decreto ed a costituire un tavolo permanente, con funzioni di consultazione istituzionale, con l’Anci – Sicilia, i comuni capoluogo di provincia, i comuni con popolazione superiore ai 40 mila abitanti, l’Arpa Sicilia, le associazioni rappresentative degli enti locali, del sistema delle imprese e degli eventuali altri soggetti pubblici e privati interessati”.
 
Proprio l’assenza di questo confronto preliminare – alla data del 30 giugno 2011 non erano ancora pervenute da parte dei comuni e degli enti le designazioni per la costituzione del tavolo di consultazione – ha fatto maturare l’impossibilità di proseguire quanto fissato nel decreto di agosto. Così, in attesa di prepare il tutto, l’assessore ha deciso di procrastinare. Tuttavia, si legge nel provvedimento, che non si è agito, anche allo scopo di non interrompere “il normale esercizio delle attività inerenti al controllo delle emissioni degli autoveicoli ed il rilascio del bollino blu, con le modalità in atto utilizzate”.
Un’azione di coordinamento generale per il controllo e il monitoraggio del traffico siciliano appare necessaria dal momento che i valori di particolato delle città isolane, specialmente nelle aree metropolitane, continuano a segnare valori record. Proprio sul fronte dell’aria si attende ormai da tempo l’attesissimo Piano, dopo le polemiche e le inchieste giudiziarie che si sono abbattute sulla Regione.
Senza uno strumento di carattere generale resta, infatti, congelata l’azione di contrasto all’inquinamento automobilistico, ma soprattutto  la porzione legata alle emissioni industriuali. La Direttiva comunitaria in materia di qualità dell’aria (Direttiva 2008/50/CE), recepita a livello nazionale con il D.Lgs. 155/2010, specifica, all’articolo 19, la trasmissione dei dati. La Sicilia non comunica i suoi dati dal 2005, facendo, di fatto, mancare i riferimenti per gli anni che vanno dal 2003 al 2008. Anche sul fronte dell’inquinamento acustico  non va meglio.
 


Piani acustici dei comuni: Sicilia in fondo alla classifica nazionale
 
PALERMO - Preoccupa lo stato dei piani acustici dei comuni isolani. “La Legge 447/95 prevede – si legge nell’annuario dei dati ambientali dell’Ispra – l’obbligo per i comuni di procedere alla classificazione acustica del territorio di competenza, ovvero alla distinzione del territorio comunale in sei classi omogenee, definite dalla normativa, sulla base della prevalente ed effettiva destinazione d’uso, e all’assegnazione, a ciascuna zona omogenea, dei valori limite acustici, su due riferimenti temporali, diurno e notturno (DPCM 14/11/97 Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore)”.
La solita Italia a due velocità si riflette anche nell’attività degli enti comunali. Gli ultimi dati fanno riferimento al 2009 (quelli siciliani disponibili risalgono addirittura al 2007) dicono che  la percentuale di comuni che hanno approvato il Piano di classificazione acustica è notevolmente variegata passando dal 99,6% delle Marche o dal 93,7% della Toscana fino a toccare il fondo con l’1% della Sicilia. Nell’Isola, andando in dettaglio, sono appena 4 le amministrazioni comunali su 390 che hanno approvato un piano di classificazione acustica.

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