È allarme per il mare italiano. Sicilia sul podio delle peggiori - QdS

È allarme per il mare italiano. Sicilia sul podio delle peggiori

Rosario Battiato

È allarme per il mare italiano. Sicilia sul podio delle peggiori

martedì 23 Agosto 2011

Il report sullo stato di salute delle acque è stato redatto da Goletta verde in 55 giorni di navigazione. Nel mirino degli ambientalisti cementificazione, scarichi e trivellazione

PALERMO – Il report finale di Goletta verde, dopo due mesi di navigazione nei mari italiani, non è confortante. Come già preannunciato da rapporti e denunce delle associazioni locali lo stato ambientale delle acque nazionale non è affatto confortante, e l’imbarcazione di Legambiente fotografa, infatti, lo stato a rischio che riguarda la cementificazione delle coste, gli scarichi a mare, e la paventata trivellazione dei fondali marini. La Sicilia, assieme a Campania e Calabria, ha scalato la vetta del mare più inquinato.
In 55 giorni di navigazione i numeri prodotti dall’associazione del cigno sono davvero preoccupanti: 146 punti critici (praticamente uno ogni 51 km di costa, l’80% dei quali è risultato fortemente inquinato) e 112 foci inquinate. In Calabria, Campania e Sicilia il record per il mare più “nero”, data anche la bassa capacità di depurazione (l’Isola ha circa 90 comuni, su 168 totali in Italia, nel mirino di una infrazione Ue che riguarda i Comuni italiani con oltre 15 mila abitanti che non si sono adeguati entro il 31 dicembre 2000 alla direttiva europea 1991/271/CE sul trattamento delle acque reflue urbane).
Secondo il monitoraggio scientifico di Goletta Verde, Calabria, Campania e Sicilia, hanno guadagnato il podio, rispettivamente con 20, 19 e 16 punti critici emersi dalle analisi del laboratorio mobile distinguono a livello nazionale per presenza di scarichi illegali o impianti non a norma o mal gestiti. La classifica del mare più pulito premia invece la Sardegna, con un punto critico ogni 346 km di costa, e la Puglia, una criticità ogni 96 km. 
Non va meglio sul fronte della cementificazione delle coste. Nel Belpaese sono infatti ben 3.495 le infrazioni per abusivismo edilizio sul demanio accertate dalle forze dell’ordine solo nel 2010. Anche in questo caso non cambia molto nel podio nazionale, dove si invertono i termini mai nomi restano sempre i soliti: Sicilia (682 infrazioni), Calabria (665) e Campania (508), che rappresentano insieme il 53% del totale nazionale dei reati sul cemento illegale.
Attenzione anche alle trivelle che minacciano i preziosi fondali isolani, già tormentati da cemento e inquinamento. Sono 25 i permessi di ricerca già rilasciati al 31 maggio 2011 al fine di estrarre idrocarburi dai fondali marini, per un totale di quasi 12mila kmq a mare. Ben 12 permessi riguardano il canale di Sicilia, 7 l’Adriatico settentrionale, 3 il mare tra Marche e Abruzzo, 2 in Puglia e 1 in Sardegna. Se ai permessi rilasciati, sommiamo anche le aree per cui sono state avanzate richieste per attività di ricerca petrolifera, l’area coinvolta diventa di 30mila kmq. Nel dettaglio, le aree di mare oggetto di richiesta di ricerca sono 39: 21 nel canale di Sicilia, 8 tra Marche, Abruzzo e Molise, 7 sulla costa adriatica della Puglia, 2 nel golfo di Taranto, e 1 nell’Adriatico settentrionale.
“Scarichi fognari illegali, cementificazione selvaggia delle coste e progetti energetici basati sulle fonti fossili sono i principali nemici del mare italiano” Lo ha spiegato Stefano Ciafani, responsabile scientifico nazionale di Legambiente. “Serve un green new deal per la tutela delle coste e per il rilancio dell’economia turistica del Belpaese, ha spiegato Ciafani – fondato sulla realizzazione di opere pubbliche davvero utili alla collettività”.

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