PALERMO – Una vecchia cava dismessa negli anni Cinquanta del secolo scorso ed oggi trasformata in discarica abusiva in piena regola, dove, ogni estate, professionisti piromani danno fuoco agli enormi quantitativi di rifiuti pericolosi che nel resto dell’anno qualcuno vi scaraventa dentro. Agiscono indisturbati alla luce del sole, in pieno giorno, sicuri del fatto che nessuno li denuncerà mai e certi di una immunità che gli viene data dalla totale mancanza di controlli.
Succede a Palermo, nella suggestiva “borgata dei pescatori” dell’Arenella, alle pendici di Monte Pellegrino, una delle più belle riserve naturali dell’Isola e meta di folte schiere di fedeli e turisti. Una voragine profonda, scavata nel terreno e nella roccia e lunga circa 150 metri per 40 di larghezza, piena di rifiuti speciali: copertoni e batterie d’auto, grossi quantitativi di eternit, elettrodomestici di ogni forgia e poi ancora materiali inerti e dell’edilizia.
Uno spettacolo tanto sgradevole quanto vergognoso, evidenziato dal fumo nero carico di diossina che si sprigiona dal fuoco appiccato anche un paio di volte in uno stesso giorno, come accaduto lo scorso fine luglio. Roghi che finiscono per lambire da un lato la montagna e dall’altro gli edifici e le abitazioni del popoloso quartiere. Il capannone di una falegnameria, che sorge proprio nelle vicinanze, per poco non andava in fiamme, se non fosse stato per il tempestivo intervento dei vigili del fuoco e dello stesso personale che hanno spento l’incendio.
“In fondo all’ex cava- racconta un residente del luogo che ci chiede di non essere menzionato- la cui pietra è servita per costruire mezza Arenella, due casolari abbandonati in cui alla fine degli anni Novanta, si perpetrava il macabro rito delle lotte clandestine fra cani”.
Oggi, in mezzo a tutta quella sporcizia e a quel degrado, anziché pit bull e staffordshire, ci sono cani di varie razze abbandonati dai padroni e delle caprette che pascolano allegramente fra l’immondizia.
Solo in pochi si indignano, e questi stessi sono oramai rassegnati allo status quo: l’abbandono ed il silenzio. Un silenzio dovuto, in quella che fino a poco tempo fa era la roccaforte di una delle più potenti famiglie mafiose della città, i Fidanzati, e l’abbandono da parte delle istituzioni e dell’amministrazione comunale. Basta percorrere via Papa Sergio, l’arteria principale, e le stradine adiacenti per verificare che è un’anomalia indossare il casco. Ma lì tanto non c’è nessuno a controllare.
Nessun vigile urbano e poche pochissime auto di polizia e carabinieri. Gli unici giorni dell’anno in cui c’è un barlume appena accennato di presidio di forze dell’ordine sono quelli della festività dei defunti, ma solo grazie al cimitero dei Rotoli che si trova nei pressi.
L’assessore comunale all’Ambiente, Michele Pergolizzi, insediatosi pochi giorni fa, in attesa di personali accertamenti dichiara al Qds che “probabilmente questo sito rientra in un progetto di cave dismesse”.