Denuncia di Leandro Janni, consigliere nazionale di Italia Nostra: concessioni a compagnie sconosciute. È una corsa perché le royalties pagate alla Regione sono tra le più basse d’Italia
PALERMO – “Prosegue, coperta dallo sconcertante silenzio del Governo, la corsa delle società straniere all’oro nero di Sicilia. Studi all’insegna del copia e incolla, relazioni stilate da dietro una scrivania, senza aver mai conosciuto i luoghi e c’è persino chi si è dimenticato di un vulcano sommerso. Quindi, si presenta tale documentazione al ministero dell’Ambiente e si possono impiantare pozzi petroliferi a pochi passi dalle isole”.
A denunciarlo è Leandro Janni, consigliere nazionale di Italia Nostra, che critica aspramente, attraverso una nota diffusa ai giornali, la superficialità con cui gli organi istituzionali competenti, i ministeri dell’Ambiente e dei Beni culturali in primis, stanno affrontando la delicata questione delle trivellazioni a largo di Pantelleria e delle isole Egadi. Faciloneria confermata per altro anche dalla Northern Petroleum, una delle società interessate ai nuovi pozzi nel Canale di Sicilia: “La legislazione che vieta le trivellazioni off-shore entro le 12 miglia dalla costa avrà un effetto irrilevante”. In altri termini, le trivellazioni vanno avanti. Tutto questo malgrado le forti opposizioni e il dichiarato no, di enti locali, cittadini e associazioni.
“Tutti vogliono trivellare il mare siciliano- accusa ancora Janni- colossi e società sconosciute: la San Leon Energy è una srl con capitale di diecimila euro. La sede è in un paesino della Puglia. Qualcuno ha provato a contattarli, ma ai recapiti forniti rispondono altre società. Non solo: la ditta risulta inattiva ed è stata ceduta a una società madre in Irlanda. Niente di irregolare, però elementi che, secondo le associazioni presenti sul territorio, suscitano allarme”.
Gli fanno eco l’ingegnere Mario Di Giovanna e l’associazione AltraSciacca. “Come si fa a concedere a un soggetto di queste dimensioni sondaggi tanto delicati? In caso di disastro su chi rivalersi? Altra società che vanta importanti diritti ottenendo concessioni con l’attuale esecutivo nazionale, è La Audax Energy. Questa ha un capitale di 120mila euro e rientra nella galassia di imprese del geologo Luigi Albanesi. Come esperto, ha firmato studi per le società petrolifere. Anche le proprie”. E qui Di Giovanna aggiunge: “Niente di illecito, ma ci pare poco opportuno che lo stesso amministratore firmi le relazioni tecniche delle sue imprese”.
Dopo le polemiche, le denuncie dello scorso anno, il ministro Prestigiacomo ha posto dei limiti, dei divieti per le ricerche: da 5 a 12 miglia dalle coste e dalle zone protette. Alcune domande sono state bocciate. La corsa, però, è ripresa. Ma perché tanto interesse verso la Sicilia? Il consigliere di Italia Nostra è scettico sul fatto che sotto l’Isola ci siano quantità rilevanti di petrolio. “Le ragioni sono altre- prosegue- le royalties che le compagnie pagano alla Sicilia sono tra le più basse d’Italia (l’Emilia Romagna, con quantità inferiori di idrocarburi, incassa 33 volte di più), che già vanta royalties tra le più basse del mondo. Lo dicono i produttori nei loro siti: “La struttura delle royalties in Italia è una delle migliori del mondo. Per i permessi offshore le tasse sono solo del 4 per cento, ma nulla è dovuto fino a 300.000 barili l’anno”. E pensare che governatore della Sicilia non fa altro che spifferare ai quattro venti che “le imprese che sfruttano il territorio siciliano devono pagare le loro tasse qui in Sicilia”.
Sì, ma quando e da quando, non è dato sapere. Ad ogni modo, le associazioni presenti sul territorio Lega navale italiana sezione di Sciacca, Greenpeace onlus, Italia Nostra – Sezione di Sciacca, L’AltraSciacca, Cittadinanza attiva – Procuratore dei cittadini, Cgil sede di Sciacca, costituitesi in un comitato denominato “Stoppa la piattaforma” non mollano.