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Palermo – I musei e i siti storici nel declino

Luca Insalaco

Palermo – I musei e i siti storici nel declino

giovedì 22 Settembre 2011

Per il Parco della Zisa un progetto di un’associazione per la valorizzazione: ma è rimasto nel cassetto. Desolanti i dati sugli incassi degli spazi espositivi: si recupera il 2% delle spese

PALERMO – Chiusi, deserti o poco valorizzati. I musei ed i siti di interesse storico-culturale non godono certo di buona salute. Fondi elargiti con il contagocce, mancanza di personale, scarsa sensibilità verso il settore della cultura. A turisti e cittadini non capita di rado di trovare le porte sbarrate di un museo o, se fruibile, di vederlo in preda all’approssimazione.
Per risollevare le sorti (e anche gli incassi) dell’immenso patrimonio artistico di cui dispone la città si parla spesso della necessità di collaborazione tra pubblico e privato. Rapporti di partnership che riescano, da un lato, a rendere il più possibile fruibili i beni culturali e, dall’altro, a determinare un ritorno per le casse pubbliche. Proprio ad un appello rivolto dal Comune di Palermo ai privati aveva risposto ben tre anni fa l’associazione Chiese storiche. Il bene da rianimare era il Parco della Zisa, un tempo, insieme al castello e alla chiesa di Santo Stefano, feudo di Castelreale di proprietà del Principe Francesco Notarbartolo di Sciara e Castelreale (socio dell’associazione), acquisito negli anni ‘70 dalla Regione e dal Comune.
“La giunta nobile della nostra associazione – ricorda il presidente Mariolino Papalia – rispose all’appello e sottoponemmo all’assessore al ramo la possibilità di recupero e di sfruttamento del Parco, che avrebbe portato nelle casse del Comune circa 300 mila euro per 2 anni. Il tutto fu presentato 3 anni fa e nessuno mai si è degnato di un cortese cenno di riscontro, né in bene né in male”.
Il progetto era volto a creare un parco culturale – gastronomico sulla falsa riga del Parco Gaudì di Barcellona, con convegni, presentazioni di libri, concerti, sfilate di moda ed itinerari gastronomici studiati per far riscoprire la cucina della Palermo che fu. E dire che Palazzo delle Aquile avrebbe un gran bisogno di mettere a reddito i propri siti di culturali.
I dati sugli incassi di musei e spazi espositivi del 2010 sembrano desolanti. “A fronte di una spesa di 2,8 mln di euro, il Comune ne ha incassati meno di 60 mila, recuperando appena il 2 per cento. E per il 2011 si prevede lo stesso andazzo” dice il consigliere comunale Salvo Alotta (Pd), che incalza: “Sindaco e assessore al ramo spieghino perché spendiamo così tanto e incassiamo così poco, e soprattutto cosa intende fare l’amministrazione attiva per porvi rimedio. La cultura – aggiunge l’esponente democratico – può essere una straordinaria fonte di guadagno per una città come la nostra, ma incredibilmente riusciamo anche a perderci”.
 


La replica. L’assessore: “Non esiste un museo che ricava”
 
PALERMO – “Le cifre fornite dal consigliere Alotta non sono aderenti alla realtà – replica l’assessore comunale alle Attività culturali, Giampiero Cannella – . Sono state messe assieme delle grandezze non assimilabili e sarà mia cura fornire nelle prossime settimane un resoconto veritiero di cifre e programmazione.
“Non esiste un museo al mondo i cui ricavi siano superiori alle spese – continua Cannella -, è un fatto connaturato all’attività culturale. Neppure il Louvre, probabilmente, riesce a raggiungere il pareggio. I musei non sono dei supermercati, danno invece l’immagine di una città. Alla Galleria d’arte moderna, ad esempio, i bambini vengono educati all’arte, un’attività che certamente non è monetizzabile. E, in ogni caso, si tratta di un tema che va affrontato facendo attenzione all’offerta turistica di una città e non al singolo museo”.

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