La proposta della Giunta Buzzanca deve però ancora superare lo scoglio del Consiglio comunale. Società a capitale pubblico che cercherà un partner privato tramite gara europea
MESSINA – Dopo le veementi proteste e gli scioperi dei giorni scorsi, l’amministrazione comunale cambia le carte in tavola e approva una nuova strategia di salvataggio per l’Azienda trasporti municipalizzata.
Mission impossible, direbbe qualcuno. Cinquanta milioni di debiti, appena una ventina di bus in circolazione, inchieste giudiziarie che coinvolgono molti dirigenti, centinaia di dipendenti i cui stipendi nessun privato potrebbe e vorrebbe accollarsi. Ma bisognava dare una risposta agli scioperi, “governare la crisi” (che è sociale e politica), dare un segnale alla città. E questo è ciò che il sindaco Giuseppe Buzzanca e la sua Giunta hanno tirato fuori dal cilindro: abbandonare l’iter previsto con la separazione dei rami d’azienda e la creazione di “bad” e “new” company tramite l’apertura ai privati e creare subito una società per azioni che sostituisca del tutto l’attuale Azienda. Una Spa a capitale interamente pubblico che cercherà un partner privato tramite una gara europea. Il tutto entro la fine della consiliatura.
“Con l’immediata creazione della nuova Spa – ha dichiarato l’assessore alla Mobilità Melino Capone – si eviterà ogni soluzione di continuità, in quanto, tranne i debiti, vi transiterà tutto ciò che concerne l’azienda. E dunque i mezzi, le strutture e l’intero organico, compresi i parcheggiatori”.
Già, e i debiti? Per quelli ci dovrà pensare pantalone, ovvero il Comune, ovvero i cittadini.
La delibera, comunque, deve ancora passare in Consiglio, e non è affatto certo – con l’aria che tira a Palazzo Zanca – che venga approvata con facilità. D’altra parte, se si è arrivati a questa soluzione, è proprio per via di una presa di posizione del Consiglio comunale e della bocciatura del primo tentativo di Buzzanca per rabbonirsi gli inferociti dipendenti Atm: la sospensione temporanea del provvedimento di messa in liquidazione dell’azienda. Quattordici favorevoli, altrettanti contrari, un astenuto. E così il sindaco è stato costretto, tra gli applausi dei lavoratori, a ritirare direttamente la delibera. Come a dire: in quest’ultimo anno abbiamo scherzato.
In realtà, però, è evidente che l’attuale amministrazione comunale non sappia proprio che pesci pigliare. La ragione consiglierebbe di produrre un Piano industriale serio, in sinergia con la Regione e con la supervisione di un supermanager qualificato. Ma sembra che a Palazzo Zanca si voglia cambiar tutto affinché tutto rimanga uguale. Immutabile. In eterno.
Conseguenze: a perdere sono sempre i cittadini
MESSINA – Prima le proteste dei sindacati, le proposte, le critiche, gli avvisi. Poi gli scioperi, per giorni, fino alla data della discussione in Consiglio comunale della delibera sulla messa in liquidazione dell’Atm. E alla fine i lavoratori hanno vinto. In mezzo, il tentativo del sindaco Buzzanca di mediare tra il vecchio iter prospettato dalla Giunta e le richieste dei sindacati. Bocciato dal Consiglio comunale e dunque dalla sua stessa maggioranza. Garantiti i livelli occupazionali, ciò che volevano i dipendenti.
Ma ciò che vogliono i cittadini? A Messina andrebbero tutti risarciti, altro che ulteriormente tassati per pagare 50 milioni di debito accumulati da un’azienda inquisita per truffa ai danni della Regione. Non possiamo, a questo proposito, che dare ragione a Enzo Testa, segretario della Fit Cisl, quando dice: “A prescindere dalla formula societaria, il governo dell’Atm deve essere affidato a dirigenti qualificati, professionali, tecnici del settore e autonomi dalla politica”.