Bonifica della rada di Augusta. Almeno se ne torna a parlare - QdS

Bonifica della rada di Augusta. Almeno se ne torna a parlare

Giuseppe Solarino

Bonifica della rada di Augusta. Almeno se ne torna a parlare

mercoledì 05 Ottobre 2011

Il comitato portuale favorevole alla realizzazione di una struttura per la pulizia del primo lotto. L’occasione durante l’inaugurazione dell’impianto di trattamento acque di falda

CATANIA – Nel corso della recente inaugurazione dell’impianto Taf (Trattamento acque di falda) si è tornati a parlare della bonifica dei fondali della rada di Augusta.
Come ben si sa, i fondali sono contaminati da mercurio ed altri metalli pesanti e da composti organoclorurati che sono stati versativi in rada nel corso di tanti anni dalle industrie della zona. Il comitato portuale ha espresso parere favorevole per la localizzazione e per la realizzazione di una cassa di colmata in prossimità della diga foranea lato sud, all’interno della rada megarese, propedeutica ai lavori di bonifica di tutta la rada di Augusta, da mettere a disposizione del ministero dell’Ambiente.
 
Ciò servirebbe per la realizzazione del primo lotto delle attività di bonifica della rada, che riguarderebbe un milione di metri cubi di sedimenti e permetterebbe contemporaneamente la costruzione del primo lotto della nuova banchina prevista nelle linee d’indirizzo del nuovo Piano regolatore portuale. Tuttavia per la bonifica del fondale della rada di Augusta esiste soltanto un progetto di massima redatto da Sviluppo Italia. Il vice presidente regionale di Legambiente, Enzo Parisi, a tal proposito afferma che: “la bonifica della rada va fatta in fretta, ma deve essere una bonifica ecocompatibile, in grado di non interferire sull’economia del porto di Augusta e nello stesso tempo deve evitare che le condizioni ambientali della rada possano peggiorare con gli interventi di dragaggio. Con la nuova disposizione legislativa sui rifiuti, dai circa 18 milioni di metri cubi di sedimenti, che si dovevano portare in superficie, ne dovranno essere portati solo 8 milioni”.
“Bisogna fare attenzione – prosegue il vicepresidente di Legambiente Sicilia – sui metodi che bisogna attuare per eseguire la bonifica. Se non saranno prese delle precauzioni, portare in superficie questi sedimenti contaminati, potrebbe comportare il rischio di peggiorare la situazione ambientale. Intanto per portare in superficie questi fanghi anziché usare la draga tradizionale, sarebbe opportuno utilizzare la sorbona, che permette di aspirare i sedimenti dai fondali, inertizzarli e quindi utilizzarli per realizzare la banchina. Ma a proposito della banchina bisognerà valutare il cambio delle correnti, che potrebbero portare alla scomparsa di alcune spiagge con la formazione di secche all’interno del porto”. “Inoltre – conclude Parisi – prima di mettere in pratica il dragaggio sarebbe opportuno mettere in pratica la tecnica che si sta utilizzando a Porto Marghera per bonificare la laguna: conosciuta come bioremediation ed è una tecnica che utilizza dei processi biologici per degradare composti chimici tossici presenti nell’ambiente”.

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