Aree protette: 30 anni di attesa per il Ddl - QdS

Aree protette: 30 anni di attesa per il Ddl

Antonio Casa

Aree protette: 30 anni di attesa per il Ddl

venerdì 14 Ottobre 2011

Nel Disegno di legge riduzione delle spese abolendo vicepresidente e comitato tecnico scientifico. Approvata dalla Giunta di governo la riforma della legge che risale al 1981

PALERMO – L’attesa è durata trent’anni, ma finalmente anche la Sicilia avrà il suo aggiornamento della legge sulle aree protette. Siamo ancora agli inizi, tuttavia l’invio alla commissione Territorio dell’Assemblea regionale siciliana del Disegno di legge n 795, approvato dalla Giunta di governo, su “Istituzione, gestione e valorizzazione delle aree protette” e predisposto dall’assessore regionale al Territorio e Ambiente, Gianmaria Sparma, è da salutare con favore.
“Si tratta – spiega l’assessore – di un riordinamento complessivo della legislazione ambientale siciliana che è datata ormai trent’anni fa. Infatti l’attuale disciplina delle aree protette è ancora incentrata principalmente sulla legge regionale n. 98 del 1981, che ha garantito una efficace conservazione del patrimonio naturale regionale, ma che richiede ormai un ammodernamento dettato da esigenze più attuali e da successive disposizioni nazionali e comunitarie. Questo provvedimento, avviato dai miei predecessori nella giunta Lombardo e concertato con le associazioni ambientaliste e gli enti gestori delle riserve – conclude Sparma – prevede anche una semplificazione burocratica e forti tagli alle spese del settore, in linea con la politica di contenimento dei costi del Governo regionale”.
La modifica della normativa vigente si rende necessaria per recepire importanti disposizioni della legge quadro nazionale 394/1991, per rafforzare i risultati sinora conseguiti e rendere ancora più efficaci ed efficienti le gestioni. Inoltre, per offrire ulteriori strumenti operativi agli enti gestori delle riserve naturali, per migliorare la fruizione di parchi e riserve e per perfezionare il sistema delle aree protette in modo da favorire, nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio, il rilancio culturale, sociale ed economico delle comunità locali, oltre che per concentrare le principali disposizioni in materia di aree protette.
Sul versante della riduzione delle spese, il Disegno di legge prevede l’abolizione della figura di vice-presidente, che attualmente svolge mere funzioni cerimoniali, ma con un onere finanziario non indifferente a carico dei parchi; viene abolito il Cts (Comitato tecnico scientifico), le cui funzioni vengono assorbite dagli uffici tecnici del parco e, per le materie di rilevanza regionale e o nazionale, vengono trasferite al Crpn (Comitato regionale per la protezione del patrimonio naturale); si riducono a tre complessivamente gli organi del Parco, e cioè il presidente, il Consiglio direttivo – che avrà funzioni di amministrazione ed indirizzo strategico – e la Comunità del parco che avrà un compito essenzialmente consultivo e senza nessun onere a carico dei parchi.
Sono introdotte inoltre la possibilità, per gli enti gestori delle riserve naturali, di svolgere attività di tipo economico direttamente o attraverso privati, con la corresponsione di un canone, e la possibilità di gestire i beni demaniali e patrimoniali rientranti nel proprio territorio e godere dei redditi dagli stessi prodotti; la possibilità di prevedere un biglietto di ingresso nelle riserve o in porzioni di parco e la possibilità di accedere con priorità ai finanziamenti comunitari, prerogative che diminuiranno progressivamente la dipendenza degli enti gestori dal finanziamento regionale.

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