Riflettori puntati sugli errori in Sanità - QdS

Riflettori puntati sugli errori in Sanità

Liliana Rosano

Riflettori puntati sugli errori in Sanità

giovedì 03 Novembre 2011

I dati della Commissione parlamentare d’inchiesta provengono da denunce alla Magistratura o mediatiche ancora da accertare. In Calabria registrato il maggior numero (97) di casi sospetti, al secondo posto la Sicilia (91)

PALERMO – Sulle corsie siciliane si parla ancora di malasanità. Questa volta, a mettere nero su bianco lo stato di salute degli ospedali dell’Isola è la Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario e i disavanzi sanitari regionali. La Commissione, presieduta da Leoluca Orlando, ha rilevato errori, disservizi, carenze del sistema sanitario italiano, ma soprattutto ha messo in evidenza le differenze regionali. A far riflettere ancora una volta è il dato del Sud nettamente in contrasto con quello del Nord.
Maglia nera
La maglia nera di regione con il maggior numero di episodi di sospetta malasanità va alla Calabria (97),  seguita dalla Sicilia (91), poi Lazio (32), Puglia (31) e Campania (29). Tra i 30 e i 20 casi si attestano in Toscana, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, e Liguria. Scendono decisamente i numeri in Valle D’Aosta (10), Piemonte (9), Abruzzo (7), Umbria (4), Marche, Basilicata e Friuli Venezia Giulia (3). Tra le aree più “virtuose” ci sono Molise e Sardegna (due casi di malasanità) e Trentino Alto Adige (uno).
La differenza regionale si riflette anche nella graduatoria delle regioni in cui si verificano più decessi. Circa la metà di questi si è registrata in Calabria (78) e in Sicilia (66). Seguono Lazio con 35 morti, Campania con 25, Puglia con 21, Toscana con 18, Emilia Romagna con 16, Liguria con 14, Veneto con 13, Lombardia con 11, Valle D’Aosta con 9, Abruzzo con 7, Piemonte con 4, Umbria con 3, Friuli Venezia Giulia, Basilicata e Sardegna con 2, Trentino Alto Adige, Marche e Molise con 1.
Così, su un totale di 470 casi di malasanità, 326 riguardano vicende legate a presunti errori da parte dei medici e del personale sanitario. Errori che potrebbero aver causato 223 decessi. Ma gli episodi di malasanità spesso sono causati da disservizi, carenze e strutture inadeguate, da lacune del Servizio sanitario nazionale considerate come punti critici dalla Commissione presieduta da Leoluca Orlando. In particolare, su 144 casi totali registrati nel Paese, 34 riguardano gli ospedali siciliani, 23 le strutture del Lazio, 15 quelle della Calabria. E ancora: 13 casi si sono verificati in Puglia, 9 in Lombradia, 8 in Veneto e Campania, 7 in Emilia Romagna e Liguria, 6 in Toscana, 4 in Valle D’Aosta, 3 in Piemonte, 2 in Abruzzo e Sardegna, 1 in Friuli Venezia Giulia, Basilicata e Molise. Tre sono le regioni in cui non si sono registrati casi di malasanità di tipo strutturale: Trentino Alto Adige, Umbria e Marche.

Dati custoditi dalla Guardia di Finanza
I casi di malpractice di cui si occupa la Commissione, sono casi denunciati tramite esposto o arrivati alla pubblica attenzione tramite articoli di stampa. La fonte di tali dati sono conservati nell’archivio ufficiale della Commissione, curato dai funzionari addetti della Camera dei Deputati e custodito da un nucleo della Guardia di Finanza.
“La Commissione parlamentare,  precisa Orlando non ha poteri di gestione e competenze amministrative né sanzionatorie, ma può sollecitare a porre in essere ogni azione per l’accertamento di responsabilità e per l’adozione di misure sanzionatorie o cautelari a carico degli eventuali responsabili. Troppo spesso – continua Orlando – casi di malpractices potevano e potrebbero essere evitati, qualora gli  operatori provvedessero o avessero provveduto a denunciare spontaneamente anomalie e disfunzioni; ma pratiche purtroppo diffuse di selvaggio spoil system rischiano di indurre l’operatore ad essere più preoccupato di non creare problemi al manager o al politico che procede alla nomina, piuttosto che provvedere, in condizioni di sicurezza per sé e per i pazienti, lo svolgimento della propria attività istituzionale. Riteniamo, dunque, che superare un certo clima di preoccupazioni e di paure diffuso tra i  professionisti della sanità ed evitare esempi controproducenti di difesa corporativa siano condizioni indispensabili per un corretto funzionamento del sistema”.

 

 
Ignorato il protocollo nazionale sugli “eventi sentinella” sul sito internet del ministero della Salute
 
I dati della Commissione hanno suscitato la reazione in Sicilia da parte dell’assessore regionale alla Salute, Massimo Russo, il quale ha espresso delle osservazioni a quanto rilevato da Leoluca Orlando. “Spieghi il presidente Orlando, afferma Russo, da quali fonti ha attinto i dati per stilare la sua classifica della malasanità e con quale metodologia ha verificato i presunti casi di malasanità. Spieghi se ha semplicemente tenuto conto delle denunce dei cittadini che hanno trovato spazio sui giornali o se ha seguito il protocollo nazionale sugli “eventi sentinella”. “Spieghi ancora quali casi da lui citati hanno poi trovato riscontro nell’azione della magistratura per l’esistenza di rilievi penali, quali conseguenze hanno avuto sul piano amministrativo e disciplinare.
Spieghi infine cosa ha fatto in concreto la sua Commissione per accertare la fondatezza dei presunti casi di malasanità e renda noto quali iniziative di sua competenza sono state poste in essere per contrastare cause e responsabilità di eventuali errori sanitari nelle strutture pubbliche e private”. “Ancora una volta – prosegue Russo – il presidente Orlando dà un’informazione istituzionalmente non corretta che rischia di alzare polveroni mediatici, ledendo il principio della lealtà istituzionale. Nessuno discute la passione con cui il presidente Orlando lavora per contribuire al miglioramento del sistema sanitario nazionale, ma bisogna comprendere che certe affermazioni – spesso non supportate da riscontri – hanno l’unico risultato di incrinare sempre piu’ il rapporto di fiducia tra i cittadini e i medici”.
 


Leoluca Orlando: “I numeri pubblicati sono solo una parte di ciò che accade”
 
Abbiamo rivolto alcune domande a Leoluca Orlando, presidente della commissione Errori sanitari.
Come risponde alle dichiarazioni dell’assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo, il quale afferma che "il Rapporto dà un’informazione non corretta, rischiando di alzare polveroni mediatici"?
“I dati pubblicati sono rigorosamente conformi agli atti in archivio della Commissione parlamentare di inchiesta. Trattasi di dati parziali e incompleti – per difetto – non essendo stato istituito un Osservatorio nazionale come da tanti richiesto e come da sempre sollecitato al Ministero della Salute, anche da Cittadinanzattiva – Tribunale dei diritti del malato. La Commissione ha sempre parlato di casi di presunta malasanità e di presunti errori, che tali rimangono fino a che la sentenza non passa in giudicato”.
“In secondo luogo – continua Orlando – non abbiamo mai parlato della totalità degli episodi, ma solo di quelli arrivati al nostro esame, che sono soltanto quelli oggetto di indagine della Magistratura o di denuncia, che richiediamo sia sempre accompagnata da relazione tecnica di medico o di legale di fiducia del denunciante. I numeri pubblicati sono, pertanto, soltanto una parte rispetto a quelli che, presumibilmente, accadono”.
In che modo la Commissione sta lavorando per combattere il fenomeno delle malpractice in Sicilia?
“In Sicilia un quadro in cui si evidenzia, in primo luogo, la mancanza di un processo di razionalizzazione della rete ospedaliera con conseguenti inappropriatezze nell’utilizzo delle risorse ed evidenti riflessi sui livelli di assistenza garantiti alla popolazione. Abbiamo registrato annunci in questa direzione e tagli, in termini di quantità.  Il “taglio” non è, pero’, un valore di per sé. Le operazioni di risanamento e le manovre di contenimento della spesa, in Sicilia come in ogni altra regione del nostro Paese, dovrebbero tener presente l’obiettivo dell’eliminazione degli sprechi e delle clientele, ma senza tradursi in una penalizzazione della qualità del servizio offerto ai cittadini. In tal senso, numerose sono state e sono le denunce e le prese di posizione, anche in Sicilia. Ritengo, come organo parlamentare di inchiesta, più opportuno che la Sicilia segua l’esempio virtuoso di tutte le altre Regioni, che, piuttosto che contestare labilmente i dati oggettivi tratti dall’Archivio ufficiale della Commissione, fornisca risposte adeguate e si impegni a ridurre concretamente tale dato negativo”.
Perchè, secondo Lei, i casi di malpractice sono più frequenti al Sud? Si tratta di problemi strutturali, di personale non qualificato o solo di una maggiore rilevanza mediatica?
“Più che affermare che accadono al Sud, si potrebbe dire si verificano più spesso in regioni in cui è presente un disavanzo economico: in cima alla classifica di presunti casi di malasanità giunti a nostra conoscenza ci sono Calabria, Sicilia e Lazio, seguite da Campania e Puglia. Tutte e cinque queste Regioni sono sottoposte a Piano di rientro e, in esse, numerose inchieste della magistratura sono in atto aperte per sprechi e danni erariali, oltre che per responsabilità penali di personale sanitario, manageriale e politico”.

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