La maglia nera di regione con il maggior numero di episodi di sospetta malasanità va alla Calabria (97), seguita dalla Sicilia (91), poi Lazio (32), Puglia (31) e Campania (29). Tra i 30 e i 20 casi si attestano in Toscana, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, e Liguria. Scendono decisamente i numeri in Valle D’Aosta (10), Piemonte (9), Abruzzo (7), Umbria (4), Marche, Basilicata e Friuli Venezia Giulia (3). Tra le aree più “virtuose” ci sono Molise e Sardegna (due casi di malasanità) e Trentino Alto Adige (uno).
Dati custoditi dalla Guardia di Finanza
I casi di malpractice di cui si occupa la Commissione, sono casi denunciati tramite esposto o arrivati alla pubblica attenzione tramite articoli di stampa. La fonte di tali dati sono conservati nell’archivio ufficiale della Commissione, curato dai funzionari addetti della Camera dei Deputati e custodito da un nucleo della Guardia di Finanza.
“La Commissione parlamentare, precisa Orlando non ha poteri di gestione e competenze amministrative né sanzionatorie, ma può sollecitare a porre in essere ogni azione per l’accertamento di responsabilità e per l’adozione di misure sanzionatorie o cautelari a carico degli eventuali responsabili. Troppo spesso – continua Orlando – casi di malpractices potevano e potrebbero essere evitati, qualora gli operatori provvedessero o avessero provveduto a denunciare spontaneamente anomalie e disfunzioni; ma pratiche purtroppo diffuse di selvaggio spoil system rischiano di indurre l’operatore ad essere più preoccupato di non creare problemi al manager o al politico che procede alla nomina, piuttosto che provvedere, in condizioni di sicurezza per sé e per i pazienti, lo svolgimento della propria attività istituzionale. Riteniamo, dunque, che superare un certo clima di preoccupazioni e di paure diffuso tra i professionisti della sanità ed evitare esempi controproducenti di difesa corporativa siano condizioni indispensabili per un corretto funzionamento del sistema”.
Come risponde alle dichiarazioni dell’assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo, il quale afferma che "il Rapporto dà un’informazione non corretta, rischiando di alzare polveroni mediatici"?
“I dati pubblicati sono rigorosamente conformi agli atti in archivio della Commissione parlamentare di inchiesta. Trattasi di dati parziali e incompleti – per difetto – non essendo stato istituito un Osservatorio nazionale come da tanti richiesto e come da sempre sollecitato al Ministero della Salute, anche da Cittadinanzattiva – Tribunale dei diritti del malato. La Commissione ha sempre parlato di casi di presunta malasanità e di presunti errori, che tali rimangono fino a che la sentenza non passa in giudicato”.
“In secondo luogo – continua Orlando – non abbiamo mai parlato della totalità degli episodi, ma solo di quelli arrivati al nostro esame, che sono soltanto quelli oggetto di indagine della Magistratura o di denuncia, che richiediamo sia sempre accompagnata da relazione tecnica di medico o di legale di fiducia del denunciante. I numeri pubblicati sono, pertanto, soltanto una parte rispetto a quelli che, presumibilmente, accadono”.
“In Sicilia un quadro in cui si evidenzia, in primo luogo, la mancanza di un processo di razionalizzazione della rete ospedaliera con conseguenti inappropriatezze nell’utilizzo delle risorse ed evidenti riflessi sui livelli di assistenza garantiti alla popolazione. Abbiamo registrato annunci in questa direzione e tagli, in termini di quantità. Il “taglio” non è, pero’, un valore di per sé. Le operazioni di risanamento e le manovre di contenimento della spesa, in Sicilia come in ogni altra regione del nostro Paese, dovrebbero tener presente l’obiettivo dell’eliminazione degli sprechi e delle clientele, ma senza tradursi in una penalizzazione della qualità del servizio offerto ai cittadini. In tal senso, numerose sono state e sono le denunce e le prese di posizione, anche in Sicilia. Ritengo, come organo parlamentare di inchiesta, più opportuno che la Sicilia segua l’esempio virtuoso di tutte le altre Regioni, che, piuttosto che contestare labilmente i dati oggettivi tratti dall’Archivio ufficiale della Commissione, fornisca risposte adeguate e si impegni a ridurre concretamente tale dato negativo”.
“Più che affermare che accadono al Sud, si potrebbe dire si verificano più spesso in regioni in cui è presente un disavanzo economico: in cima alla classifica di presunti casi di malasanità giunti a nostra conoscenza ci sono Calabria, Sicilia e Lazio, seguite da Campania e Puglia. Tutte e cinque queste Regioni sono sottoposte a Piano di rientro e, in esse, numerose inchieste della magistratura sono in atto aperte per sprechi e danni erariali, oltre che per responsabilità penali di personale sanitario, manageriale e politico”.