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In Sicilia ristrutturazioni edilizie in calo nonostante le agevolazioni attive

Liliana Rosano

In Sicilia ristrutturazioni edilizie in calo nonostante le agevolazioni attive

sabato 05 Novembre 2011

Nel Centro-Nord 27,7 operazioni di ristrutturazione ogni 100 abitazioni contro 7,4 nel Mezzogiorno, tra il 1998 e il 2010. Tra quelle meridionali, la regione con il valore maggiore è l’Abruzzo con 15,7 per cento

PALERMO – Nell’Isola si fa poco ricorso allo strumento agevolativo per le detrazioni delle spese di ristrutturazione e manutenzione. Sono infatti in calo le domande de cittadini che scelgono di ristrutturare gli immobili usufruendo in tal modo degli sgravi fiscali che il governo mette a disposizione.
Lo rileva l’ultimo Rapporto 2011 dell’Agenzia di Sviluppo per il Mezzogiorno (Svimez) che analizza l’economia del Mezzogiorno confrontandola con le altre regioni italiane. Nel 2010, in misura minore di quanto avvenuto nel 2009, si è verificato un incremento nell’utilizzo dello strumento agevolativo per le detrazioni delle spese di ristrutturazione e manutenzione: +11% nel numero di domande, sintesi di un +2,6% nel Mezzogiorno e un +12,1% nel Centro-Nord.
Il ricorso allo strumento, permette una detrazione Irpef del 36%, una aliquota Iva agevolata al 10%; il periodo utile per la detrazione è di 10 anni. Secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, lo scorso anno, da gennaio a novembre, sono state presentate oltre 496 mila domande. Gli incrementi registrati nel 2010 rispetto al 2009 hanno riguardato tutte le regioni ma, con una intensità più accentuata quelle centro-settentrionali. Al Sud, tranne Campania e Sicilia che presentano una flessione nel numero di domande, le altre regioni registrano un incremento nell’utilizzo dello strumento agevolativo, sia pur molto minore di quello del 2009: gli incrementi maggiori si registrano in Calabria (11,8%), Abruzzo (7,5%) e Sardegna (7,0%).
Cresce cosi, tra Nord e Sud, la differenza nel grado di utilizzo dello strumento agevolativo, misurato dal rapporto tra il numero di domande di agevolazione e la consistenza del patrimonio abitativo occupato: nelle regioni del Centro-Nord sono state attivate, tra il 1998 e il 2010, 27,7 operazioni di ristrutturazione ogni 100 abitazioni occupate rispetto ad appena 7,4 nel Mezzogiorno. Tra le regioni italiane i valori massimi di utilizzo si registrano in Trentino A.A., Emilia Romagna e Friuli V.G. (rispettivamente, 46,6%; 41,5%; 40,0%); tra quelle meridionali, la regione con il valore maggiore è l’Abruzzo con 15,7%, mentre Campania e Calabria, rispettivamente con 4,8 e 4,7 interventi ogni 100 abitazioni occupate, chiudono la classifica. In particolare in Sicilia, il numero di domande per la detrazione ai fini Irpef è stata nel 2009 di 10,472 e nel 2010 di 10.203 con una variazione percentuale di -2,6, mentre il numero di domande complessivo dal 1998 al 2010 è stato di 114 mila e 770 con un calcolo dell’utilizzo dello strumento agevolativi pari al 6,5 per cento.
 
Rimane, tuttavia, confermato il positivo giudizio sullo strumento agevolativo che, oltre ad assumere una funzione di incentivo allo svecchiamento del patrimonio edilizio (dati di fonte ISTAT registrano che il 52,5% degli edifici, oltre 11 milioni, non ha mai avuto interventi di manutenzione, restauro, risanamento o ristrutturazione e che il 40% del patrimonio abitativo italiano ha più di 50 anni), ha contribuito a far emergere quote di sommerso, specie nelle regioni meridionali. Sempre secondo le stime della SVIMEZ, le unità di lavoro sommerse impiegate a livello nazionale in edilizia ammontano a 200 mila (pari al 10,8% dell’occupazione del settore). Di queste, il 57%, oltre 110 mila, sono localizzate nelle regioni meridionali, dove il tasso di irregolarità raggiunge mediamente il 20%, valore superiore di oltre tre volte quello rilevabile nelle regioni centro-settentrionali (6,4%).
 
Ci si chiede allora se la flessione delle domande in Sicilia dipenda da una scarsa informazione o da una questione squisitamente economica. In Sicilia, sono numerosi gli edifici che necessitano di una ristrutturazione e di una manutenzione. Se ci fosse un ricorso più esteso a questo strumento economico si assisterebbe ad una maggiore riqualificazione del paesaggio urbanistico ed architettonico.
 


Compravendite edilizia residenziale di più al Nord, meno al Sud
 
Il Rapporto dello Svimez fa luce su un’altra realtà: quella delle compravendite per edilizia residenziale e per edilizia non residenziale. Dal Rapporto, emerge che, sembra essersi arrestata nel 2010, dopo il crollo del 2009, la tendenza alla riduzione delle suddette compravendite. Il numero di transazioni normalizzate per edilizia residenziale ha fatto segnare, nel 2010, un piccolo incremento rispetto al 2009: 0,4%. Per quanto riguarda il settore commerciale, invece, continuano le flessioni anche nel 2010 in tutte le sue componenti anche se meno accentuata rispetto al 2009.
Nel complesso del periodo 2005-2010 le compravendite si sono ridotte di circa un quarto in entrambe le ripartizioni, –5,7% per il terziario (uffici più istituti di credito), –4,0% per il commerciale (centri commerciali e alberghi) e –3,5% per il produttivo (capannoni e industrie). L’inversione di tendenza a livello nazionale registrata per le transazioni per edilizia residenziale ha trovato causa nella differenza di andamento registrata nelle due ripartizioni: un incremento nel Centro-Nord (1,7%) che interrompe una sequenza negativa di alcuni anni, e una flessione nel Mezzogiorno (–2,6%) anche se sensibilmente attenuata rispetto a quelle registrate negli scorsi anni. La crescita maggiore si verifica nelle tre circoscrizioni centro-settentrionali (13,7% nel Centro, 8,9% nel Nord-Est e 8,3% nel Nord-Ovest), mentre si registrano aumenti del 7,7% nelle Isole e del 6,9% nel Mezzogiorno continentale. La maggiore richiesta di mutui ipotecari, il 35% del totale dell’area, è stata censita nel Nord-Ovest; la minore, il 7,9%, nelle Isole.
 

 
Opere pubbliche: importi in gara più bassi e notevole frazionamento degli interventi
 
Palermo – Un altro settore in crisi è anche quello delle opere pubbliche. I dati sono estrapolati sempre dal dossier della Svimez che ha utilizzato la banca dati relativa agli appalti pubblici gestita dall’Oice (Associazione delle organizzazioni di ingegneria di architettura e di consulenza tecnico economica) che monitora le gare indette dalle Amministrazioni pubbliche per servizi di ingegneria e architettura. Secondo tale osservatorio, nel 2010 le gare per tali servizi sono state 3.897 per un valore complessivo di 588 milioni di euro: rispetto al 2009 si è registrata una flessione dello 0,9% del numero di bandi e del 15,1% degli importi.
A livello territoriale la diminuzione del numero di gare ha riguardato solo il Centro-Nord (–2,2%) mentre nel Mezzogiorno si è registrato, invece, un aumento (1,2%). Più accentuata che nella ripartizione centro-settentrionale risulta, invece, la flessione degli importi messi in gara nel Mezzogiorno (–19,2% contro –13,2% nel Nord): in tal modo si è determinata una sensibile riduzione degli importi medi e una polverizzazione dei lavori. Tale trend di frazionamento degli interventi risulta confermato anche dai dati relativi ai primi tre mesi del 2011 che vedono, per il Mezzogiorno, un aumento del 53,7% del numero di bandi a fronte di un corrispondente aumento del 4,2% per quanto riguarda gli importi. Le flessioni maggiori, per quanto riguarda gli importi messi in gara nel 2010, si sono registrate in Campania, Puglia e Calabria (rispettivamente –38,3%, –32,8% e –26,5%). Per quanto riguarda il numero dei bandi messi in gara si sono registrate flessioni in Sardegna, Campania e Puglia, rispettivamente –17,8%, –7,9% e –3,9.
La Campania è la regione in cui sono state bandite il maggior numero di gare, 362 per quasi 34 miliardi di euro mentre in Sicilia si registra il valore più alto di importi posti in gara, quasi 44 milioni di euro per 317 bandi di gara; segue la Puglia con 293 bandi per un totale di oltre 35 milioni. I dati relativi ai primi tre mesi dell’anno in corso registrano aumenti molto elevati per quanto riguarda i bandi posti in gara in Molise, Abruzzo (350% e 150%) rispettivamente con contemporanee riduzioni degli importi messi in gara. La Sicilia, invece, ha fatto segnare nella prima parte del 2011, quasi 22 miliardi di euro di importi posti in gara (+453%), poco meno della metà di tutti gli importi del 2010. Nelle altre regioni meridionali si è registrato una generale e sostenuta riduzione degli importi posti in gara.
 

 
Stime Ance 2011. Risorse per infrastrutture -18 per cento
 
Nonostante il dato positivo dell’ultimo anno, la crisi del settore delle costruzioni ha registrato una maggiore incidenza in Italia, vuoi per la minor crescita durante il periodo 1998-2007 (gli investimenti in tale periodo sono cresciuti del 27,9% in Italia contro il 72,5% in Spagna, il 39,9% in Francia e il 35,2% nel Regno Unito), vuoi per il differente grado di infrastrutturazione e uno sviluppo economico più accentuato nelle altre nazioni, specie nel settore privato. Per quanto riguarda la manovra di finanza pubblica per il 2011, analisi dell’ANCE stimano una riduzione delle risorse per nuove infrastrutture del 18% in termini reali, che sommandosi al –9,5% registrato con la manovra di finanza pubblica dell’anno precedente e al –10,4% segnato nel 2009, farebbero registrare una riduzione complessiva del 30% nel triennio 2009-2011. Le risorse destinate a nuove infrastrutture rappresentano solo l’1,7% della spesa complessiva nel bilancio per lo Stato nel 2011.

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