Donne discriminate dalla banche, si spegne la voglia di fare impresa - QdS

Donne discriminate dalla banche, si spegne la voglia di fare impresa

Claudia Cali

Donne discriminate dalla banche, si spegne la voglia di fare impresa

sabato 14 Gennaio 2012
PALERMO – Poltrone rosa in calo in Sicilia. Lo comunica il Comitato per l’imprenditoria femminile dopo aver messo a confronto i dati delle imprese del Nord con quelle del Sud. Un esempio fra tutti è la provincia di Prato, dove si registra l’aumento maggiore di imprese femminili con un +3,0%.
Fanalino di coda la provincia di Caltanissetta con un -5,7%, Catania -3,2%, Trapani, -2,7. A causare un calo di imprese femminili ci pensa non solo la crisi economica che investe tutta l’Italia, con drammatiche ripercussioni per la Sicilia, ma anche un irrigidimento delle banche che ha ulteriormente stretto i cordoni del credito. A lanciare l’allarme è il settore Donne impresa Confartigianato che denuncia un biennio di crescente irrigidimento delle banche tale da condurre molte imprenditrici alla decisione di chiudere le proprie aziende.
“Sono tantissime le donne che gestiscono piccole e medie imprese riuscendo allo stesso tempo ad essere madri e mogli, ma sempre più spesso separate, dichiara il Presidente Donne Impresa di Confartigianato, Maria Concetta Cammarata – ed aggiunge – il non rispetto delle convenzioni stilate tra Confartigianato e banche, non consente alle donne di dare respiro alle loro attività che già patiscono la crisi economica, il pregiudizio e adesso anche le restrizioni bancarie”.
A morire dunque non è solo la voglia di impresa, e si sa quanto ce ne sia in questa terra difficile e senza lavoro, ma anche le ultime speranze di poter costruire un futuro partecipato dalle donne siciliane. E allora come poter trovare lavoro nella regione con il più alto tasso di disoccupazione femminile? Da anni, si sa, la maglia nera viene assegnata alla Sicilia ed anche quest’anno con il 18,1% ha nuovamente battuto tutte le altre regioni d’Italia. Ma le imprenditrici siciliane non ci stanno, ed hanno deciso di denunciare ogni abuso di potere ed ogni ostacolo al loro diritto al lavoro e lo faranno attraverso la voce, del Presidente di Donne Impresa Confartigianato. Denunciano le banche, ma soprattutto le singole filiali che adottano piani di rientri da sconfinamento in massimo 30 giorni, ma anche conti correnti in sofferenza dopo il ritardo di un solo pagamento, incalzanti richieste di garanzie reali a Confartigianato che passano dal 50 all’80%, innalzamento dei tassi di interesse, previsto da direttive interne e nazionali, con differenze tra il tasso applicato al sud maggiore rispetto che al nord.
A confermare inoltre un diverso trattamento per le aziende siciliane ci pensa anche l’Osservatorio sul credito di Unioncamere che registra nel 2010 una richiesta di rientro dal credito per il 13 per cento delle imprese siciliane contro una percentuale del 9 nel resto d’Italia. “E’ paradossale – afferma ancora la numero uno di Donne Impresa Confartigianato – che le Banche beneficiarie di aiuti statali e comunitari, non aiutino le imprese in difficoltà, disattendendo sul territorio gli accordi siglati con le Associazioni di categoria a livello nazionale o regionale. Più volte abbiamo denunciato comportamenti anomali nel sistema bancario, ma ad oggi non abbiamo ricevuto risposte concrete”.

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