Sistema di trasporto pubblico locale, cambiare oppure morire - QdS

Sistema di trasporto pubblico locale, cambiare oppure morire

Rosario Battiato

Sistema di trasporto pubblico locale, cambiare oppure morire

mercoledì 18 Gennaio 2012

Per il ministro Passera è "inutile e costoso, necessarie le agenzie regionali per il Tpl"

ROMA – Altra stoccata al sistema del trasporto locale ormai indirizzato verso la privatizzazione. Corrado Passera, ministro per lo Sviluppo economico, proprio ieri, durante l’incontro con i presidenti delle Regioni del Sud e i sindaci del Mezzogiorno a Palazzo Chigi, ha sottolineato lo stato preoccupante in cui versa il trasporto pubblico. In Sicilia, se possibile, la situazione è ancora più complicata che nel resto d’Italia e del meridione.
“Il trasporto pubblico locale è insufficiente e costoso. E quindi è necessario varare le agenzie regionali per il Tpl”. Le parole di Corrado Passera arrivano a stretto giro dopo la paventata rivoluzione trasporti che dovrebbe partire già nel 2012. Nei giorni scorsi è infatti trapelata la notizia della necessaria liberalizzazione dei servizi pubblici locali, almeno sulla base di indiscrezioni previste nel decreto Monti-Gnudi-Cancellieri in fase di definizione. Il servizio potrà essere concesso in esclusiva o in monopolio solo dove non sussistano le condizioni di mercato per una gara con più operatori disposti a fornire il servizio in piena concorrenza. E i tempi sono rigidissimi.
 
Sulla base di questa tabella di marcia gli Enti locali che hanno mantenuto gestioni in house e affidamenti diretti dovranno decidersi a pubblicare i bandi di gara entro il 31 marzo. Se non ci dovesse essere risoluzione entro quel limite scatterebbero le sanzioni: commissariamento e sostituzione ad opera dei prefetti. Potrebbe essere la tanto attesa svolta per l’Isola, dove i trasporti pubblici locali sono stati gestiti dalle partecipate comunali devastate dai debiti e da un servizio di qualità scadente. Qualche esempio? A Catania l’Amt (Azienda municipale trasporti) e a Palermo l’Amat (Azienda Municipalizzata Auto Trasporti) hanno fatto registrare passivi record negli anni passati: 116 milioni di euro sotto l’Etna e 50 milioni nel capoluogo. A Messina l’Atm (Azienda trasporti Messina), alla quale dal 1998 gli uffici comunali bocciano i consuntivi perché le somme iscritte negli atti finanziari non risultano “documentate e documentabili”, vanta un debito di oltre 50 milioni di euro. E i siciliani sono tra i cittadini che meno utilizzano i trasporti pubblici, gestiti da aziende sovradimensionate e succubi di un sistema pubblico che è il figlio malato della gestione politica.
 
E adesso, come sempre, i nodi vengono al pettine. Secondo Francesco Trupia della Uiltrasporti in Sicilia sono previsti tagli del 20 per cento per il trasporto pubblico locale. L’arrivo di nuovi bus non ha giovato in tal senso, perché ogni giorno vengono soppresse decine di linee. E i bus isolani continuano a restare tra i più antichi e inquinanti d’Italia. Ad inizio anni il comune di Palermo, città presto commissariata dopo le dimissioni del sindaco Cammarata, ha tentato la carta verde. Michele Pergolizzi, assessore all’Ambiente del comune di Palermo, ha lanciato un piano, approvato il 30 dicembre scorso, per il miglioramento della qualità dell’aria nelle aree urbane e per il potenziamento del trasporto pubblico. L’azione del piano prevede, tra le altre cose, l’acquisto di 31 autoveicoli e autocarri bi-fuel con alimentazione a metano e benzina o elettrici.

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