“Governo Monti: attività dei primi 100 giorni” - QdS

“Governo Monti: attività dei primi 100 giorni”

Rosario Battiato

“Governo Monti: attività dei primi 100 giorni”

sabato 25 Febbraio 2012

Nel documento il premier cita la Sicilia 7 volte. Secondo l’Ispra (Istituto superiore protezione e ricerca ambientale) nell’Isola nel 2009-2011 danni ambientali da 2 miliardi di euro. Insieme a Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sardegna per la Sicilia interventi in difesa del suolo per 749 mln €

ROMA – Il paragone è di quelli illustri. Nei manuali di storia contemporanea i cento giorni da ricordare sono quelli del presidente americano Franklin Delano Roosevelt dopo la grande crisi del ‘29, quando, appena eletto, fece approvare diverse leggi, alcune molto impopolari, per salvare l’economia nazionale. Quel celebre episodio è poi diventato il termometro per misurare l’efficienza dei governi di crisi, e non solo, per la tutta la storia successiva. Anche Mario Monti si è presentato all’appuntamento con il passato pubblicando addirittura il documento “Governo Monti: attività dei primi cento giorni”, disponibile online sul sito del Governo. Nel dossier risulta anche la presenza della Sicilia, che nelle attività di questi primi tre mesi di governo è stata citata per sette volte.
Gli interventi del governo hanno abbracciato diversi aspetti. Si comincia dai giovani, e quindi dal sistema scuola, dove il governo ha posto particolare attenzione all’aumento delle competenze di base e di inglese e al contrasto alla dispersione scolastica in contesti mirati. Inoltre si è avviato un programma per la riqualificazione di circa 1.500 edifici scolastici per i profili di sicurezza, tecnologici ed energetici, mentre è stato fissato “l’avvio di un programma straordinario di modernizzazione del sistema della formazione professionale in Sicilia, basato su strumenti di qualificazione dell’offerta”.
Nel capitolo che riguarda la crescita del sistema imprenditoriale l’Isola figura nell’operazione “Sicurezza per lo sviluppo nel Mezzogiorno”. In dettaglio si legge che “il Programma Operativo Nazionale Sicurezza per lo Sviluppo Obiettivo Convergenza 2007-2013 ha finanziato interventi per il consolidamento delle condizioni di sicurezza e la diffusione della legalità nelle regioni: Campania, Calabria, Puglia e Sicilia”.
Azione immediata anche sul fronte del rischio idrogeologico, grande dilemma dell’Isola che, secondo dati Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), negli ultimi due anni, tra il 2009 e il 2011, ha subito danni quantificabili in oltre 2 miliardi di euro, oltre al terribile computo di 40 vittime. “Con le risorse deliberate dal CIPE, – si legge sul dossier – il Ministero dell’Ambiente e le regioni Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia possono attuare interventi in difesa del suolo per oltre 749 milioni di euro, previsti negli accordi di programma”. Al centro nord andranno, invece circa 130 milioni di euro. Tuttavia, secondo dati ufficiosi dell’assessorato regionale Territorio e ambiente, mettere in sicurezza l’intera Isola costerebbe un miliardo e mezzo di euro.
Arrivano anche gli interventi nel settore infrastrutturale. Complessivamente sono 12,5 miliardi di euro, di cui 2,2 di fondi privati, le risorse sbloccate dal CIPE per accelerare il completamento di opere fondamentali per il Sistema Paese. Questo fondo permetterà di rendere operativi oltre 130 cantieri – più altri 82 per piccoli interventi nel Mezzogiorno – e aprirne nuovi 40 entro i prossimi 3 mesi. In tal senso si confermeranno 170mila posti di lavoro, con la previsione di creare circa 80mila nuove opportunità. Le opere riguardano principalmente le metropolitane delle grandi città (Napoli, Bologna, Milano, Roma), le reti idriche del Mezzogiorno (Sardegna, Molise, Basilicata, Puglia, Sicilia), e altre opere nel settore ferroviario e autostradale. Per la Sicilia, in dettaglio, si legge nell’allegato delle opere sbloccate dal Cipe, ci sono gli schemi idrici (30 milioni di euro), l’asse viario Palermo Lercara Friddi (212 milioni di euro), l’interporto di Catania (40 milioni di euro), l’asse Palermo Catania (500 milioni di euro).
Basterà per la Sicilia? I dubbi restano perché l’Isola necessita di opere che possano rimetterla in circuito nei mercati europei, a fronte di profondi dubbi che ancora attanagliano il futuro di costruzione strategica come il Ponte sullo stretto per cui si prevede la decisione definitiva entro la metà di marzo.

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