Pil Sicilia, crescita al “lumicino” - QdS

Pil Sicilia, crescita al “lumicino”

Rosario Battiato

Pil Sicilia, crescita al “lumicino”

mercoledì 29 Febbraio 2012

Nei giorni scorsi Confindustria Siracusa ha diramato una nota sullo stato di salute dell’economia siciliana. Nella provincia aretusea, in particolare, l’export del greggio è fondamentale

SIRACUSA – Confindustria Siracusa ha diramato nei giorni scorsi una nota sullo stato di salute del Pil siciliano e siracusano in particolare. I dati confermano un quadro complessivo abbastanza compromesso con una crescita al lumicino, così come ribadito anche dall’economia aretusea che si salva grazie alle esportazioni di greggio. Un risultato che non può non far riflettere sulla precarietà dell’economia del triangolo industriale, legata a doppio filo con il sistema petrolio, in termini di produzione e raffinazione. L’oro nero non ci sarà per sempre.
Non ci vuole molto a capire che l’economia siracusana privata del petrolio entrerebbe in una fase di crisi storica senza precedenti. La dipendenza del polo aretuseo è lampante: secondo dati  Confindustria Siracusa nel petrolchimico del triangolo Priolo-Melilli-Augusta vengono raffinati oltre 25 milioni di tonnellate di greggio, pari al 26% del greggio raffinato in Italia e al 74% del greggio raffinato in Sicilia. Anche i dati sull’export sono esorbitanti, infatti vengono esportati oltre 15 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi pari al 45% delle esportazioni italiane di prodotti petroliferi e all’85% di quelle regionali.
Sancita la dipendenza, la nota di Confindustria, diffusa la scorsa settimana, certifica una flessione per il 2012, prevista dall’Istat, del -2,2% del Pil rispetto all’anno precedente. La provincia di Siracusa si mantiene in linea visto che, lo scorso anno, ha fatto registrare, in aderenza con il dato regionale e nazionale, una variazione positiva del Pil di appena lo 0,5% (da 7.520 a 7.560 milioni di euro).
Quello che gli industriali manifestano con orgoglio, ma che invece dovrebbe far preoccupare, è che una delle principali ragioni della tenuta del Pil provinciale è dovuta alle esportazioni di prodotti petroliferi, le quali sono cresciute più intensamente che nel resto del paese (da 6.277 milioni di euro del 2010 a 8.285 milioni di euro del 2011 con una variazione positiva del 31%). Si tratta di una cifra importante che ammonta a 9.800 milioni di euro, ovvero oltre il 60% dell’import complessivo siciliano e rappresenta il valore più elevato del Sud Italia. L’Ufficio Studi di Confindustria ha stimato che nel 2011 l’intero comparto industriale ha contribuito per il 56% al valore aggiunto della provincia di Siracusa con un numero di occupati diretti nella zona industriale pari a circa 3.900, cui si associano altri 2.200 circa, dell’indotto, per un totale di circa 6.000 lavoratori.
Anche senza voler ribadire l’alto costo ambientale che l’area richiede per il suo mantenimento – mezzo secolo di industria petrolchimica ha praticamente compromesso il territorio intera con danni documentati alle persone e all’ambiente – appare chiaro come il petrolio non potrà durare per sempre. I nuovi investimenti, intanto, restano al palo, come scrivono dall’associazione degli industriali. Si tratta di circa 1,6 miliardi di cui la metà nel rigassificatore della Ionio Gas che tanti dubbi ha creato tra gli addetti ai lavori per la sua collocazione in un’area sismica tra strutture a rischio incidente rilevante.

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